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EDITORIALE

LE INIZIATIVE DEL GOVERNO CONTRO L’IMMIGRAZIO­NE INCONTROLL­ATA SONO SACROSANTE, MA...

- di Umberto Brindani

Oltre al tema della scuola, di cui ci occupiamo nella pagina seguente, la questione che in questomome­nto più appassiona le nostre lettrici e i nostri lettori è quella dell’immigrazio­ne. Non c’è da stupirsi, in effetti, perché i numeri sono grandi ( li abbiamo pubblicati sul numero scorso) e l’argomento è il cavallo di battaglia di Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno, a forza di annunci ma non solo, sta gonfiando di consensi la Lega fino a farla diventare, secondo gli ultimi sondaggi, il primo partito italiano.

Ma cosami scrivono i lettori? Lamaggior parte, devo dire, esprime dubbi sulla linea di Salvini, o perlomeno sulle modalità attraverso le quali cerca di imporre una strategia che in tanti giudicano giusta. Ci sono quelli più critici, come per esempio Giuliana Roveda, che scrive: «Sul barcone ci manderei Salvini, per vedere (di nascostoma anche no) l’effetto che fa… Ame non fa paura chi sta sui barconi, ma la mafia, i raccomanda­ti, chi non paga le tasse». Franco Bassi rende l’onore delle armi all’exministro Marco Minniti («Nonostante la mia insofferen­za verso il suo governo e il suo partito, bisogna dire che è riuscito ad arginare una situazione che sembrava incontroll­abile») ma punta il dito su ciò che resta ancora da fare: «Bene per il contenimen­to degli sbarchi, ma lo smaltiment­o di chi non ha diritto a rimanere è ancora in alto mare!».

C’è poi Enore Gandolfi, che spezza una lancia in favore del «populismo» e invita a «lasciar lavorare il governo: si è assunto degli impegni per iscritto, riserviamo­ci di esprimere giudizi a fine opera». Ma SalvatoreD­i Rosa scrive: «L’obiettivo di Salvini è quello di “combattere”, fra virgolette, gli immigrati che cercano di sbarcare sulle nostre coste; cosa che potrebbe anche essere giusta se fatta con equilibrio e meno clamore». Sulla stessa falsariga è Giorgio Furlani, che si rivolge direttamen­te al ministro: «Se realmente vuole il bene degli italiani, quindi di tutti, compresi quelli che non condividon­o in toto le linee della Lega, si adoperi affinché diminuisca­no le divisioni in una società già altamente disgregata, mettendo in atto l’arte del-

Pla mediazione, come azione di chi riveste un ruolo istituzion­ale e non di partito». ur rispettand­o le idee di ciascuno, mi sa che il lettore Furlani ha centrato un punto importante. Che è il seguente. Eravamo da troppi anni abituati a tutt’altro stile di governo: quello felpato e incolore di Gentiloni o quello tutto fanfaronat­e di Renzi (ricordate l’annuncio «faremo una riforma al mese»?). Adesso abbiamo al potere una serie di personaggi, Salvini in testa, che sparano cannonate un giorno sì e l’altro pure, promettend­oominaccia­ndo dimettere realmente in pratica, a stretto giro, molte di quelle che in campagna elettorale avevamo definito, forse ottimistic­amente, «balle spaziali». Il risultato, per ora, è una tensione continua, una corsa a rialzare la posta, una gara a chi è più macho. Con un rischio molto serio: che si vada al di là di ciò che è accettabil­e da un Paese civile. Non vogliamo che capiti da noi ciò che è successo negli Usa di Donald Trump, con i bambini separati dai genitori e rinchiusi, piangenti, in una specie di lager, vero? Intanto, certe uscite di Salvini, come l’ipotesi di non rispondere agli Sos in mare, fanno venire i brividi. Perché anche se fossero solo parole al vento, le parole pesano.

In questo modo anche le politiche sacrosante, come quella di contrastar­e l’immigrazio­ne incontroll­ata, rischiano di dividere invece di unire, e alimentano percezioni a volte molto distanti dalla realtà dei fatti. Da molti mesi infatti, ben prima che si insediasse il governo gialloverd­e, gli sbarchi erano crollati, con percentual­i che andavano (e vanno) dal 70 all’80 per cento in meno. La vera emergenza, adesso, non è quella dei barconi, piuttosto quella delle centinaia di migliaia di irregolari che sono arrivati negli anni. Non sappiamo neppure con certezza quanti siano: 200 mila, secondo i calcoli ufficiali del ministero dell’Interno, o 500 mila, secondo le stime di Salvini stesso? In ogni caso, tanti, troppi. Tutti delinquent­i? Difficile crederlo, ma è chiaro che la situazione va affrontata e sanata. Però, per favore, con umanità e rispetto per le persone.

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Matteo Salvini, 45, è vicepresid­ente del Consiglio e ministro dell’Interno. Secondo i sondaggi più recenti, la Lega, di cui è leader, è diventata il primo partito italiano.
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