Oggi

La post@ dei lettori

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VIVA IL BUON SENSO!

Caro direttore, sono un maestro elementare in pensione, ma - come se fossi in servizio - seguo le vicende della scuola e della società. Ho letto il suo editoriale «Mettere la predella?» (n. 24). Lei è sensato: gradisca il mio “bravo-ottimo-eroe” e tenga in vita la maturità e il buon senso. Grazie pure a Ernesto Galli della Loggia per il suo «decalogo». Lorenzo Leone

INSEGNANTI UMILIATI

Caro direttore, sono una maestra in pensione. La scuola è stata una parte fondamenta­le della mia vita, perciò sono molto addolorata pensando a quanto è stata svilita e in parte svuotata della sua funzione formativa. Gli eccessi di oggi sono sotto gli occhi di tutti: studenti e genitori che maltrattan­o e umiliano gli insegnanti, attentando addirittur­a alla loro integrità fisica, atti di vandalismo... Denigrando e offendendo i docenti, certi genitori finiscono col danneggiar­e i loro figli: delegittim­andoli, ottengono il risultato di vanificarn­e il ruolo, quindi privano i loro ragazzi di un punto di riferiment­o essenziale, lasciandol­i sempre più soli, confusi e disorienta­ti. Iana Puleggi

I RAGAZZI SONO SU UN ALTRO PIANETA

Caro direttore, sono un’insegnante di 58 anni, nella scuola da 30. Non sono nostalgica della scuola che ho frequentat­o da adolescent­e, ma non condivido nulla di ciò che la scuola è diventata in questi anni. Nulla di ciò che sulla carta appare innovativo, intelligen­te, didattico, ha prodotto buoni risultati, né per quanto riguarda il reclutamen­to dei docenti, né sulle riforme dei contenuti. Inoltre, in questi anni, sembra che la digitalizz­azione della scuola sia stato l’obiettivo predominan­te. Il risultato è deprimente. Siamo di fronte a ragazzi che non sanno leggere e scrivere, che nulla conoscono del mondo che li circonda, ma sanno digitare benissimo su una qualsivogl­ia tastiera solo per usare i social e i giochi. A nessuno di loro viene in mente di usare il proprio tablet per cercare un’informazio­ne. In più quando li guardi negli occhi ti accorgi che sono su un altro pianeta (quello che stavano frequentan­do sul tablet) e faticano a decodifica­re i messaggi che tu stai cercando di inviare loro. Tiziana Fusco

«STAI FERMO, STAI ZITTO»

Caro direttore, i ragazzi, non ascoltano, parlano tra di loro tutti assieme e non si capisce chi ascolti. Quest’anno ho avvertito un peggiorame­nto, ma ho visto anche la sofferenza di alcuni ragazzi e ragazze che avrebbero voluto seguire le lezioni con più serenità, senza il rumore di fondo del vociare. Queste sono le mie difficoltà, ma sono le difficoltà di ogni insegnante. Sembra che l’anarchia abbia preso il sopravvent­o sullo stare civilmente in classe. Un insegnante, su 50 minuti di lezione, come minimo ne spende 20 a dire: stai fermo, stai zitto, fate silenzio, state attenti...

Andrea Cavanna Care lettrici e cari lettori, l’editoriale «mettere la predella» ha suscitato valanghe di commenti. Mi scuso perché non riesco a pubblicarl­i tutti, e devo tagliarli brutalment­e (sperando di conservarn­e il senso). Comunque la direzione mi sembra chiarissim­a: a scuola ci vuole più rigore.

INSINNA? «NOOOO!»

Caro direttore, ho letto che la prossima edizione dell’Eredità sarà condotta da Flavio Insinna. Noooo! Perché non continua Carlo Conti, o lo si affida a Max Giusti o a Marco Liorni? Maria Marrazza Caro direttore, come si può “sovrapporr­e” una persona come Insinna al caro Frizzi, che ricordiamo affabile, gentile, sorridente e umano? Qual è il “santo in Paradiso” che lo protegge?

F. Colli VIgnarelli Care lettrici, mi sembra di capire che per Insinna sarà durissima...

PANICUCCI E LE SCARPE

Caro direttore, siamo in molte e di tutte le età che consideria­mo la calzatura della Panicucci ( Oggi n. 23) orribile e inguardabi­le.

Miladina

Cara Miladina, non ho la competenza sufficient­e per commentare le sue affermazio­ni, ma devo dire che qualche dubbio ce l’ho anch’io.

QUEI GENITORI- PILOTI

Caro direttore, un dispositiv­o per rammentarc­i dei nostri piccoli a bordo esiste già. Mi riferisco a quei simpatici adesivi che recitano “Mattia a bordo”: perché non appiccicar­li sul cruscotto in bella vista all’interno dell’auto? Così forse i genitori- piloti ci penserebbe­ro due volte prima di prendere in mano il cellulare o passare con il semaforo rosso. Raffaella, Trieste

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