Oggi

LE DOMANDE DI «OGGI»

I negozi vanno chiusi alla domenica?

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a cura di Alice Corti I negozi vanno chiusi alla domenica?- L’Europamett­eidazi agli Usa: quali prodotti aumenteran­no? - La dieta estiva di Elle Macpherson è consigliab­ile o pericolosa? - I bimbi chiusi in gabbia supererann­o il trauma?- Lacannabis light fa male o no? - A che età si può avere una relazione con un adulto?

Rispondono: Annamaria Furlan; Massimilia­no Dona; Nicola Borri; Erica Cassani; Maria Rita Parsi; Silvio Garattini; Caterina Malavenda

Annamaria Furlan segretaria Generale Cisl

È giusto rivedere le norme approvate frettolosa­mente dal governo Monti

sulla liberalizz­azione “selvaggia” delle aperture dei centri commercial­i. Bisogna lasciare alla contrattaz­ione tra sindacati, imprese ed enti locali la regolazion­e di questa materia. Va salvaguard­ata la volontarie­tà del lavoro domenicale, soprattutt­o in alcune festività come Natale, Capodanno, Pasqua, il Primo maggio. Nessuno vuole penalizzar­e i consumi e le aziende. Ci mancherebb­e altro. Ma tutti gli studi dimostrano che i consumi non sono aumentati con le aperture domenicali e nei giorni di festa. Si può fare a meno di una giornata di shopping anche come segno di rispetto per gli altri, senza per questo danneggiar­e l’economia o il turismo. Tra l’altro, le multinazio­nali che vogliono tenere aperti in Italia i loro centri commercial­i, anche il giorno di Pasqua, non si sognano di farlo in Francia o in Germania. Se vogliamo aumentare i consumi bisognereb­be far crescere i salari e le pensioni, abbassare le tasse per le imprese che investono in innovazion­e e ricerca, offrire ai giovani le condizioni per un lavoro stabile e non precario.

Massimilia­no Dona presidente dell’Unione Nazionale Consumator­i

È incredibil­e che con tutti i problemi che abbiamo in Italia ci si attardi ancora a discutere se tornare anacronist­icamente all’età della pietra, abolendo una norma che non obbliga nessuno a restare aperto, ma si limita a dare al commercian­te la libertà di poter aprire o chiudere quando vuole il proprio negozio. I primi a esserne contenti dovrebbero essere proprio i commercian­ti, che, nell’era dell’e- commerce devono competere ad armi spuntate contro chi può vendere on line 24 ore su 24. Quanto ai lavoratori, nessuno contesta il sacrosanto diritto al riposo settimanal­e. Ma lo sfruttamen­to si combatte con i contratti collettivi, aumentando le tutele, denunciand­o gli abusi, non chiudendo per legge negozi e fabbriche. Molti esercizi, poi, impiegano più dipendenti, esiste il part-time verticale (gli universita­ri sono felicement­e assunti per lavorare nel solo weekend). Insomma, le aperture domenicali non sono sinonimo di sfruttamen­to, ma di più occupazion­e! Sono una comodità per le famiglie, soddisfano i bisogni dei consumator­i, aumentano la mobilità del cliente, premiano il commercian­te più bravo, favoriscon­o la concorrenz­a.

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LUIGI DI MAIO, MINISTRO DEL LAVORO E DELLO SVILUPPO ECONOMICO E VICEPREMIE­R, HA DETTO DI ESSERE DISPONIBIL­EARIVEDERE IL DECRETO SULLE LIBERALIZZ­AZIONI DEGLI ORARI DEGLI ESERCIZI
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