Oggi

Laura Bossetti

«Ora mio fratello Massimo sa chi ha ucciso Yara» di Giangavino Sulas

- Di Giangavino Sulas

Non è la solita lettera con la quale racconta il suo dolore e la sua disperazio­ne. Dove sostiene che non è stato lui a uccidere Yara e che la sua condanna è ingiusta. Dopo 1.470 giorni di carcere e dopo due condanne all’ergastolo, Massimo Bossetti fa sapere che lui la verità sull’omicidio di Yara la conosce e lancia un messaggio preciso, un monito e forse un avvertimen­to a chi custodisce questa verità e non parla. Ha scritto per far sapere che lui conosce gli assassini e che non è disposto ad accettare che la Cassazione fra poco più di tremesi (il 12 ottobre) ratifichi un «Fine penamai» con un innocente in carcere e un assassino in libertà. Bossetti quindi sa, ha taciuto perquattro anni sicurament­eper paura, ma ora ha deciso di rompere il silenzio e pensare a salvare se stesso. È difficile infatti interpreta­re in altro modo il pensiero di Bossetti quando, in una lettera inviata la settimana scorsa alla trasmissio­ne Quarto grado, scrive: «Non passa giorno che io non pensi a chi sia o a chi siano gli assassini di Yara. Non ho bisogno di parlargli né di scrivergli perché colui o coloro vedono e sanno il male che stanno continuame­nte facendo a me e alla mia famiglia…». Perché ha voluto far sapere che lui «pensa tutti i giorni» e che «non ha bisogno di parlare o scrivere» agli assassini? Evidenteme­nte li conosce. E perché aggiunge qualche riga più avanti: «Ma se hanno un briciolo o solo unminimo di rimorso... Dovrebbero solo fare una vera cosa... consegnars­i alle autorità competenti... Vedendomi marcire in questo inferno». «Il messaggio è chiaro. È un avvertimen­to», rivela a Oggi la sorella Laura Letizia. «Anche io appena l’ho letta ho pensato cheMassimo la verità l’abbia conosciuta in questi anni in carcere»,

continua. «Prima non la sapeva e non capiva. Adesso evidenteme­nte ha ricostruit­o tutto e probabilme­nte grazie a qualche importante confidenza ricevuta in carcere è venuto a sapere cosa è successo la sera del26novem­bre2010 a Brembate. Che qualcosa di importante stesse succedendo l’avevo intuito durante le ultime visite in carcere. Dopo la morte della mamma, alla quale lui era legatissim­o, mi aspettavo di trovare mio fratello in uno stato di totale prostrazio­ne. E invece era strano, nervoso, irascibile, inquieto, aggressivo come se dentro avesse qualcosa che lo tormentava ma non potesse farmelo sapere. Forse tutta la verità l’ha scoperta proprio nelle ultime settimane». E quale potrebbe essere questa verità? «La posso solo immaginare. Perché Massimo si rivolge “agli assassini”? Perché parla al plurale? Evidenteme­nte ha saputo con certezza quello che molti di noi hanno sempre sospettato. Non ci sono dubbi che Yara sia stata rapita da più di una persona e certamente non è salita sul camioncino di Massimo. Sicurament­e non volevano violentarl­a e non volevano ucciderla. Tutto fa capire che lamorte di questa povera ragazza sia stata una disgrazia, un incidente. Ma perché è stata rapita Yara? Se Massimo ha scoperto anche il movente non si arriva neppure al processo in Cassazione».

«ASPETTA CHE QUALCUNO FACCIA UNA MOSSA»

Madopo tutti questi anni voi ilmovente non lo conoscete? «Lo immaginiam­o. Lo sospettiam­o ma io non ho prove. ForseMassi­mo in carcere ha saputo qualcosa di più. Forse qualcuno ha parlato. Perché crediamo che non sia necessario andare tanto lontano. Non bisogna costruire castelli in aria. Il movente va cercato a Brembate». Ma perché Massimo non si decide a parlare e dire tutto quello che sa? «Un messaggio chiaro l’ha mandato. Adesso forse aspetta che qualcuno risponda, che faccia una mossa. Perché sa bene che rischia la vita anche in carcere. E se avessepaur­a nonsoloper sé, ma anche e soprattutt­o per la sua famiglia?», dice LauraBosse­tti con un filo di voce. Fino a rischiare l’ergastolo? «Qualcosa potrebbe succederen­eimesi che ci separano dalla sentenza della Cassazione». Ancora più prudente ed ermetico Claudio Salvagni, storico difensore di Bossetti: «Non posso escludere che qualcosa in carcere Massimo sia venuto a sapere. Le sue parole in quella lettera debbono essere interpreta­te e proprio sul vero significat­o di quel che ha scritto noi della difesa stiamo lavorando. La situazione è arrivata a un punto di estrema delicatezz­a. Sappiamo che qualcuno la verità la conosce. Ed è una verità sconvolgen­te, ma basta niente per distrugger­e quel che stiamo facendo», si lascia scappare.

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 ??  ?? «Se hanno dei rimorsi si devono consegnare» Sopra, Massimo Bossetti, 47 anni, condannato in 2° grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio (nel tondo sopra il titolo). A lato, la lettera spedita a Quarto grado.
«Se hanno dei rimorsi si devono consegnare» Sopra, Massimo Bossetti, 47 anni, condannato in 2° grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio (nel tondo sopra il titolo). A lato, la lettera spedita a Quarto grado.
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