Stuntwomen italiane
Salti mortali pur di lavorare di C. Bianchi
Saltano da furgoni in corsa. Guidano contromano. Sfidano incendi e si lanciano dai cornicioni. A casa si portano spesso qualche livido ma per loro è il lavoro più bello del mondo. Sono ragazze spericolate le stuntwomen d’Italia. Se i colleghi maschi saranno quasi 500, loro sono davvero pochissime. Tra le pioniere, FiorellaMannoia, che prima di diventare cantante era specializzata in cadute da cavallo e fughe rocambolesche, risparmiando spesso a Monica Vitti le scene più dure. «Vengo da una famiglia di acrobati fondata da mio nonno Athos Folco. Con sua sorella Cipriana erano grandi circensi, campioni nei salti mortali a cavallo», racconta Cipriana Sharon Folco, 25 anni. «Li scelsero come controfigure di Gina Lollobrigida e Tony Curtis per il film Trapezio del 1956. Dalle evoluzioni per gli spaghetti western, al boom dei film polizieschi, col tempo mio padre e i miei fratelli si sono specializzati co-
me stuntmen- piloti. Mi spingevano a unirmi a loro, ma all’inizio non ne volevo sapere. Però, a 16-17 anni ho cominciato a guidare di nascosto e ho capito che era destino». Oggi Cipriana Sharon è molto ricercata tra le stunt- driver. «Per la serie Gomorra 2 ho fatto la controfigura di Cristiana Dell’Anna. Ho girato un inseguimento a Napoli guidando su una rampa contromano e schivando una cinquantina di auto. Serve un’ottima preparazione del percorso, fiducia negli altri stunt, esperienza e sangue freddo». Ma ha imparato anche a sfrecciare su macchine infuocate: «Quello che conta è la preparazione del mezzo, con una bombola del gas e un impianto fatto a mano. Dietro il sedile c’è una copertura in metallo per proteggerti dal fuoco. Indosso tuta, guanti e passamontagna ignifughi. Quando salto fuori e lascio i capelli al vento, fa un bell’effetto».
«PERME, ANDAREVELOCE È ADRENALINA PURA»
Sharon ha imparato tutto dai suoi fratelli, e ha lavorato sul set di Romanzo Criminale e Squadra antimafia. «La cosa più difficile da imparare è salire le rampe con l’auto inclinata su due ruote. Ho provato per due mesi di fila prima di trovare l’equilibrio giusto. Mi sono cappottata non so quante volte, ma a parte qualche botta alle costole e in testa non ho mai avuto incidenti gravi». Sharon però non ama le altezze: «Mi fanno star male. Per quelle scene è bravo il mio fidanzato Alessandro, stuntman anche lui». Anche Anna Campoli, 32 anni, ha cominciato con le guide spericolate: «Moto, motorini, auto, andare veloce è adrenalina pura». Poi è entrata nel team di un famoso stuntman e istruttore, Gianluca Petrazzi, scomparso
nel 2017: «Lui mi ha insegnato tutto. A cadere dall’alto su airbag gonfiabili con la tecnica giusta per non farsi male, a simulare investimenti a terra...». Come nasce la passione? «Sono sempre stata un maschiaccio. Ho fatto nuoto, arti marziali, snowboard e giocare a calcio mi ha preparato a cadere». Anna è una delle controfigure dell’attrice Giulia Michelini. «Nella fiction Rosy Abate ho guidato un gommone a tutta velocità scappando da una sparatoria, in un’altra puntata mi hanno lanciato da un furgone in corsa. Mentre nel film di Pieraccioni Il professor Cenerentolo ho pilotato una moto ad acqua al posto di Laura Chiatti scaraventando il mio passeggero tra le onde». Le scene più difficili? «Cadere da una stretta scala interna di una casa, saltare sul cofano di un’auto in corsa e cascare vicinissima alla ruota». E quando è tutto finito? «Prima chiamo mamma Laura e poi il mio fidanzato Giordano per dire: tutto ok, sono viva. All’inizio si preoccupava- nomolto, ora sanno che questo lavoro mi diverte, non potrei stare chiusa in ufficio».
«FIN DA BAMBINA SALIVO SUGLI ALBERI»
Per Silvia Marcellini, 24 anni, tutto è cominciato con la passione per il parkour. «Mi ha conquistato a 16 anni e non ho più smesso. Sono diventata istruttrice. Due anni fa cercavano una controfigura donna che si lanciasse da un tetto all’altro e mi hanno chiamato a girare alcune scene in Puglia con il gruppo acrobatico della scuola di Jackie Chan. Ma so fare anche salti mortali, scavalcare muri». Merito della mamma: «Da piccola mi portava sempre coi fratelli nei parchi, mi arrampicavo sugli alberi, ero già una mezza scimmietta. L’altezza non è mai stata un problema». Nemmeno quando Silvia ha prestato il corpo a Vanessa Incontrada in alcune scene de Il Capitano Maria. «“Colpita” durante una sparatoria su un tetto, sono caduta da cinque metri... atterrando su morbide scatole di cartone impilate e legate». Mentre per la prossima serie Rai Il nome della rosa ho sostituito un po’ tutte le attrici durante le cadute e i duelli di spada. Mi massacro in palestra due volte al giorno, sto imparando tutte le discipline». Mai avrebbe pensato di fare da controfigura alla supermodella Bella Hadid per lo spot del profumo Goldea - The Roman Night: «Ho camminato su un cornicione e sulla sommità di un tetto di tegole vicino a piazza di Spagna. La cosa più difficile è stato farlo coi tacchi».
«QUANDO IL LAVOROÈFINITO CHIAMO LA MAMMA PER DIRE: QUI TUTTO OK, SONO VIVA