L’infelicità rende giustificabile il divorzio?
DOVREBBE, MA LACORTE SUPREMABRITANNICA HA IMPEDITO DI LASCIARSI PER QUESTO MOTIVO
Tini Owens, una signora inglese di 68 anni, si è vista rifiutare il diritto a divorziare dal maritoHugh, 80 anni, nonostante dopo 40 di vita insieme non ne potesse più dell’infelicità che quel matrimonio le aveva procurato.
Per la Corte Suprema britannica non si puòdivorziareancheseogni giornocon il coniuge è una pena, se non ti piace il suono della sua voce, la sua presenza accanto a te, l’odore del suo corpo e la consistenza delle sue idee.
Non si può, anche se gli anni più importanti della tua vita sono trascorsi senza amore, senza il piacere di una vicendevole e auspicabile adulta sessualità. Non si può, anche se vivere con il partner è stato di gran lunga peggiore della solitudine, che pur si deve affrontare quando ci si separa e prima di potersi concentrare su nuove relazioni sentimentali. Così, se Tini Owens è stata, per 40 anni, infelice a causa del suo matrimonio, sono esclusivamente fatti suoi. Anche perché l’infelicità nella quale un rapporto può stagnare non è una colpa. È una disarmonia che, in una coppia , è “adue”. Cosicché non può essere imputata a uno solo dei due partner. Il marito di Tini infatti non accettadi lasciarlaenonvuole quel divorzio; inoltre, non è stato un traditore, non l’ha picchiata, non haimai fatto azioni a tal punto gravi da giustificare un’immediata fine del rapporto. La donna non chiedeva altro se non che le fossero riconosciuti il valore e il diritto a un ragionevole distacco, il rispetto del suo «io non ne posso più», «io non ti amo», «io sono infelice». Ma la Corte Suprema britannica
non ha preso atto, ancora oggi, nel 2018, del diritto alla felicità che alimenta ogni umana speranza di pace e benessere, individuali e collettivi.