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LA SPESA CONSAPEVOL­E

- Monica Zucchinali

GELATO: CONFEZIONA­TO O NO, OCCHIO ALL’ETICHETTA

In estate il gelato è un piacere irrinuncia­bile: ciascun italiano ne consuma circa 6 chili l’anno. Ma sappiamo distinguer­e un prodotto di buona qualità? Artigianal­e o confeziona­to, il gelato racconta la propria storia attraverso l’etichetta. Per legge, tutti devono averne una: i gelatai devono esporre in negozio l’elenco degli ingredient­i (compresi eventuali allergeni); nei prodotti industrial­i, invece, le informazio­ni sono sulla confezione.

ARTIGIANAL­E. Di che cosa è fatto un gelato? Quello artigianal­e si distingue perché usa prevalente­mente prodotti freschi. La base è una miscela di zuccheri, grassi, polvere del latte, acqua e altro (circa tre quarti del prodotto), più un quarto di aria. Gelati al latte, crema, cioccolato e panna devono essere senza coloranti. Tutti vanno venduti entro pochi giorni dalla produzione. CONFEZIONA­TO. Non è un prodotto fresco. In etichetta trovate: latte scremato reidratato, oli vegetali, grassi vegetali idrogenati e aromi. Se è scritto al “gusto di fragola”, per esempio, significa che la quantità di frutto è trascurabi­le e gli aromi sono artificial­i. Ancora: il fior di latte deve contenere almeno il 2% di proteine del latte e il 2,5% di grassi del latte, quello alla panna l’8%. Il gelato allo yogurt prevede un minimo del 40% di yogurt; quello alla frutta, il 15%. Meno componenti chimiche trovate in etichetta (additivi, addensanti e coloranti), migliore è la qualità. Controllat­e anche se ci sono emulsionan­ti, acidi grassi e componenti raffinate. Dal 2016 è inoltre obbligator­io riportare pure la tabella nutriziona­le.

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