Dieta, sport, mente allenata e tanti amici
IL NOTO FARMACOLOGO DÀ AGLI ANZIANI I SUOI CONSIGLI PER UN AVITA LUNGAE SANA: «NON È MAI TROPPOTARDI PER CAMBIARE ABITUDINI »
Aquasi 90 anni, Silvio Garattini ha cambiato biglietto da visita e scrivania. Ma non ha certo intenzione di smettere di lavorare per il “suo” Mario Negri (e per Oggi, di cui è un prestigioso collaboratore). Anzi. Dopo 55 da direttore ora è il presidente dell’Istituto che ha fondato nel 1961: «Dovrò rappresentarlo all’esterno, trovare fondi, sensibilizzare la gente per ottenere donazioni, lasciti, eredità, epoi avere rapporti conpolitica e istituzioni».
Professore, possiamo pensare di arrivare tutti a 90 anni e oltre in salute e ancora in attività?
«C’è sempre un iter individuale, ma esi- stono tre componenti importanti nella storia, nel destino di ognuno: una parte genetica, difficileda cambiare, anche se sappiamoche può essere condizionata da quello che succede intorno a noi; poi ci sonogli stilidivita, perchésiamo quello che vogliamo sia di noi stessi; infine, c’è una componente legata al caso, all’ imponderabile. E c’ è una quarta variabile ugualmente fondamentale, durante tutta l’ esistenza e ancor adi più quando si è anziani: avere affetti vicini e una buona vita sociale».
Partiamo dalla genetica, che vuol dire la famiglia di origine? Com’era la sua?
«Sono nato a Bergamo da un impie-
gato di banca e da una casalinga, che ha sofferto di artrite deformante e poi è morta a 65 anni. Mio padre era cresciuto in orfanotrofio ed è morto a 76 anni per un tumore. Deimieidue fratelli, il più piccolo, Aldo, è scomparso giovane, anche lui per una malattia grave. Giorgio ha due anni meno di me ed è ancora vivo».
Passiamoagli stilidivita. Qualierano i suoi, da ragazzo?
«Sono sempre statomolto attento anchepereducazione familiareagli stilidi vita. Per esempio, non ho mai fumato, fors’anche per un necessario spirito di contraddizione: hofattole scuole prima e subito dopo la guerra, eaquel tempo quelli che avevano fatto il militare fumavanotutti e iomi sonodetto: perché devo fare tutto quello che fanno tutti? Io peraltro ero stato esonerato dal serviziomilitare per via del torace stretto, sono sempre stato consideratomagro e a rischio tubercolosi. Poi, non homai bevuto alcol fino alla maggiore età e anche dopo non homai esagerato. Ho semprefattoattivitàfisicaesport, con l’oratorio andavamo in montagna, ho sempre camminato, ho sciato per un po’. Infine, eroattentoall’alimentazione».
Macomedovrebbe essere un’alimentazione davvero sana?
«Dev’essere il più varia possibile per assumere tutti i macroemicronutrienti, senza bisogno di prendere vitamine e integratori che servono solo a chi li vende. Inoltre, tutti i cibi sono un po’ inquinati: se mangio sempre la stessa cosa, accumulo inquinanti, seèvaria si prendeunpo’di tuttima indosiminori e fanno meno male. Varia, dunque, ma anchemoderata e conabitudini regolari e costanti. Sono stati fatti esperimenti con ratti seguiti per tutta lavita: unprimogruppoeraliberodimangiare, anche l’altro gruppo ma con una quantità di ciboinferiore del30%. Ebbene, si è scoperto che i secondi vivevano il 25% in più. Questo dimostra che la restrizione calorica è un fattoredeterminanteper la longevità. Proprio come dicevano i nostri nonni: bisogna sempre alzarsi da tavola con ancora un po’ di fame».
Quando parla di abitudini costanti, intende una regola uguale per tutti? Perché c’è chi suggerisce di mangiarepiù volte al giorno, chi di astenersi dagli spuntini, chi di privilegiare la colazione, chi di praticare il digiuno...
«No, non esiste una regola per tutti. Ma, nell’ambito di una dieta moderata e varia, bisogna fissare delle proprie abitudini e mantenerle nel tempo. Io, per esempio, ho preso molti anni fa l’abitudine di mangiare una sola volta al giorno, solo la sera, mentre durante il giorno consumomolti tè zuccherati».
Riassumendo: no al fumo, poco alcol, attività fisica, alimentazione sana e moderata. Che cos’altro?
«Anche tenere la mente allenata è una buona abitudine, con le attività e gli impegni che si preferiscono. Infine, i farmaci: a qualsiasi età, bisogna evitare di prenderli inutilmente. Se si ha un dolorino, non bisogna ricorrere subito allemedicine. Se una notte non dormo, dormirò di più la notte successiva senza necessità di una pillola. Ben inteso, i farmaci sono fondamentali per tante malattie, ma non bisogna abusarne».
Professore, chi per tanti anni ha avuto cattive abitudini che cosa deve fare?
«C’ è sempre tempo per rimediare. Chi smette di fumare, per esempio, dopo cinque anni dimezza il rischio, e dopo dieci lo annulla completamente. Cominciare a qualsiasi età a mangiare in maniera regolare aiutamolto. Stiamo conducendo uno studio sui centenari: ingenerale noi italiani abbiamo il primato di esse retrai popoli più longevi. Ma negli ultimi anni divitaaumenta lapresenzadi più malattie insieme. Equestoperché nel nostro Paese la prevenzione è una Cenerentola, nonsi fa, ci sono troppi conflitti di interesse. Non ci sono più campagne contro fumo, contro l’ alcol. La prevenzione rispetta il concetto che non tutte le malattie sono inevitabili. Il 50% è evitabile con buoni stil idi vita. E il diritto sacrosanto alla salute si deve accompagnare al dovere di stare in salute. Senza considerare che, con cattivi stili di vita, sottraiamo risorse a chi ne ha davvero bisogno».
Siamoarrivatial quarto e ultimo elemento: la vita sociale egli affetti. Si torna alla famiglia?
«Avere una famiglia in cui si viva e si stia bene, in armonia, è un elemento chiave. È provato chevedovi e separati abbianopiù problemi medici. Io sono stato fortunato. Ho avuto una prima moglie, la madre dei miei cinque figli, che è purtroppo morta in un grave incidente stradale, investitamentre attraversava la strada. E ho una seconda moglie, Anny, francese, con cui stomolto bene. Ma oltre la famiglia c’è la vita sociale: conduciamo da 12 anni uno studio sulla demenza senile su 2 mila anziani che avevano all’inizio almeno 80 anni. E sappiamo che la malattia viene influenzata positivamente dat re fattori:l’ esercizio fisico, l’esercizio intellettuale e le relazioni sociali. Invece le persone anziane tendonoa isolarsi, a rimanere incasa, nonvannoal cinema, al teatro, a sentiremusica...».
Non sempre è una scelta, per gli anziani, stare soli…
«Èvero. E si fapoco. Mentre non bisogna sottovalutare la grande importanza che hanno gli anziani per la società. Noi siamo la memoria storica e dobbiamo offrire a tutti la nostra conoscenza, ma la società deve valorizzarci». Daniela Stigliano