Al Bano e Romina
IL CANTANTESI SFOGA: CHILO AVEVA INVITATO IN RIVIERA NON AVEVA LIQUIDITÀ PER PAGARLO. TANTI I BI G DELLA CANZONE CHE, PER LO STESSO MOTIVO, HANNO ANNULLATOLE ESIBIZIONI O SI SONO RITROVATI CON UN ASSEGNO NON COPERTO. E I FAN? HANNO ASPETTATO E CAPITO
Non li pagano, niente concerto a Rimini
Un bandito di grado», «sono stato imbrogliato», «ci ha turlupinati tutti», «quel truffatore». Al Bano Carrisi è un fiume in piena: ha annullato il concerto che lui e Romina Power avrebbero dovuto tenere al Beat Village, nella Darsena di Rimini, il 26 luglio, ma, «giuro sui miei figli», non lo ha fatto per sua volontà. «Ho tentato fino all’ultimo di fare andare in porto la serata, da 53 anni a questa parte ho sempre onorato il mio lavoroma questa volta avrei dovuto farlo gratis». La versione di Willer Dolorati, organizzatore dell’evento con la sua Dock Production LTD, differisce molto da quella del cantante. Concorda però sul fatto che «la liquidità di cassa non permetteva di pagare interamente e in anticipo il cachet della coppia (95 mila euro). Ma lui lo sapeva, e aveva accettato di rinegoziare il contratto in questo senso» sostiene Dolorati. Aveva firmato l’accordo? «No, ma era venuto a Rimini con Romina, e fino al pomeriggio del 26 sembrava tutto in ordine. Tutto il ricavato dalla vendita dei biglietti, oltre ai 37 mila euro delle prevendite, sarebbe andato a lui». Poi, alle 19, l’annuncio della cancellazione. «Abbiamo rinunciato», ribadisce Al Bano, «perché era evidente che né noi né i tecnici saremmo stati pagati: l’unica volta in cui mi hanno imposto di suonare gratis è stato in Iran alla fine degli Anni 70. Ma, insomma, stava salendo al potere Khomeini». Cantare lo stesso, magari solo un paio di canzoni, per simpatia verso i 2 mila e più che erano venuti? «Non sarebbe stato giusto, una canzone non è un concerto. E poi i tecnici, non pagati, avrebbero smontato il palco, non ci avrebbero comunque fatto suonare». Su fronte opposto, Dolorati tenta di seminare zizzania: «Al Bano aveva altre motivazioni per non suonare: se non è salito per dei soldi è una vergogna che non si può dire». Ah sì?
ANCHE VECCHIONI VOLEVA CANCELLARE
Che qualcosa sia andato storto è l’altra certezza condivisa: la grande estate riminese al Beat Village vantava, a inizio stagione, un ricchissimo cartellone, del tutto compromesso. «Vecchioni, Nomadi, Mirko Casadei. Fino ai Procul Harum era andato tutto bene», assicura Dolorati. Mah, insomma. «L’assegno che avrebbe dovuto saldare il compenso di Roberto Vecchioni per il suo concerto è risultato non coperto», spiega Danilo Mancuso, manager
del professore-cantante: «Avremmo potuto bloccare il concerto ma la Darsena era piena di gente, abbiamo deciso di continuare. Ma agiremo per vie legali». Molti gli artisti, da Renzo Arbore a Loredana Berté a Vinicio Capossela a Massimo Ranieri che hanno cancellato i concerti. «Per gravi inadempienze contrattuali unicamente imputabili alla Dock Production Ltd», spiega, ad esempio, la società della Berté. «Colleghi che hanno seguito il mio esempio», dice il cantante di Cellino SanMarco. «Artisti che hanno contribuito a fare naufragare un progetto partito benissimo», si lamenta Dolorati il quale, prima ancora che contro Al Bano, punta il dito contro il suo socio al 50% Paolo Righetti, che non avrebbe «corrisposto la sua parte», e contro il Comune che, «appena abbiamo messo in cartellone l’evento con Beppe Grillo ha fatto capire che non ci sosteneva più».
INIZIO COL BOTTO, MA POI ARRIVÒ GRILLO...
Eccola, dunque, l’antifona: la ragione della débâcle sarebbe politica. Persecuzione anti-grillina in piena regola. «Non ho ancora avuto tempo di contattare Beppe Grillo per informarlo, da giorni tutta Italia mi insulta». Tutti con Al Bano, e contro Dolorati che, non fa segreto, è alla sua prima esperienza con un evento simile: «L’ho fatto per passione, e in omaggio a mio padre, che era musicista». E se ha saputo conquistarsi i favori di tanti big della nostra musica è stato per la collaborazione, presto naufragata, con il suddetto Righetti, storico promoter di Rimini. Quanto al nome - non proprio programmatico - diDolorati, lo si trova associato, nelle cronache riminesi, a un’altra brutta storia: quella dell’ascesa e della caduta del Lady Godiva, un locale con ballerini e musicisti «tutti assunti», che però ha chiuso «dopo un mese per colpa della malavita organizzata di Rimini», dice lui. Di fatto, se Dolorati ha già pronte (dice) le querele per diffamazione contro Al Bano, contro Il Resto del Carlino che ha coperto la vicenda e contro il Comune, dall’altra parte Al Bano guida la rivolta dei colleghi «per estromettere per sempre il farabutto da questo ambiente». E se entrambi contano le perdite («90 mila euro, riassumeAl Bano, tramusicisti, biglietti aerei, tecnici»), l’ultima certezza è che, con tutti quei fan di ogni generazione venuti da ogni angolo d’Italia, tutti pronti a cantare Felicità, sarebbe stato un grande concerto.