Il cane Kaos
La sua storia ha commosso l’Italia
Un eroe a quattro zampe, l’eroe del terremoto di Amatrice. «La sua perdita pesa non solo sulla sua famiglia, ma sull’Italia intera. Kaos era di tutti, non si risparmiava mai. Ora so che continuerà a fare il suo lavoro lassù, mentre l’eredità che gli appartiene non sarà dispersa. Ci sono Kira, la compagna, e Kora, la cucciola». L’addestratore Fabiano Ettorre ha ancora la voce rotta dal dolore e dalla stanchezza. Kaos era il suomagnifico pastore tedesco di tre anni e mezzo, morto avvelenato (ma gli accertamenti sono in corso e nessuna ipotesi, al momento in cui andiamo in stampa, può essere scartata) nel giardino della sua casa di Sant’Eusanio Forconese, pochi chilometri da L’Aquila. Aveva un dono speciale: la capacità di venire sempre a vedere quando eri in difficoltà «quasi chiedendoti con gli occhi se avevi bisogno di aiuto. È stato bravo fin da subito». Bastava urlargli «Cerca!» e lui, in un baleno, si precipitava tra le case crollate, gli anfratti più oscuri, nella neve, nella boscaglia, lungo il corso dei fiumi. Kaos era uno dei cani della Pivec rescue dog, il pronto intervento volontario delle emergenze civili, alla prima esperienza proprio nel sisma di Amatrice. Lo chiamavano il cane-eroe e sanno bene il perché due persone tirate fuori dai crolli della cittadina, le tante soccorse a Norcia, un uomo travolto dalla neve a Campotosto e alcune segnalate come disperse a Popoli e nel circondario. L’allenamento di Kaos comincia sulle macerie aquilane e così, dopo il terremoto del 2016, il bravo cane non si risparmia. Salta travi e sassi, ispeziona ogni buco e a rischio della vita si infila tra i palazzi crollati alla ricerca di qualcuno da soccorrere. Ce la fa a trovare persone sepolte, per due purtroppo non c’è più niente da fare. Con lui ci sono Kira, la compagna che ora non si dà pace, e l’addestratore: rimangono 10 giorni, con Kaos che continua a scavare fino a ferirsi le povere zampe.
«ABBIAMO CONDIVISO TUTTO, ERI IL MIO AMICO»
«Era benvoluto da tutti», dice a Oggi Fabiano Ettorre. «Avevo preso Kaos tre anni e mezzo fa, in un allevamento di pastori tedeschi a Roma. A 45 giorni la madre aveva smesso di allattarlo, per lo svezzamento era troppo presto. Decisi di provare lo stesso e, piano piano, Kaos è diventato sempre più grandeemeno fragile. Gli homes-
so accantoKira, che ora non vuole più mangiare né bere per il grande dolore che non riesce a superare. Tre mesi fa aveva dato alla luce nove cuccioli, ora le rimane Kora col suo bel pelo. Saranno loro a raccogliere l’eredità del mio campione: Kira è già pronta per il soccorso e Kora, che pensavo di dare in adozione, avrà lo stesso destino. Ma io non so se continuerò a fare l’addestratore, davvero non lo so: mi sento come chi ha perso un figlio». Fabiano Ettorre, che ha un bar e anche un’attività edilizia, ha voluto ricordare il suo amico con uno struggente post su Facebook: «Ne abbiamo viste tante, aiutati tanti e per tanti non ci siamo riusciti. Hai lavorato giorno e notte, quando è servito. Sei stato un amico fedele. Abbiamo condiviso casa, divano, tutto...». L’emozione per la morte di Kaos ha superato i confini d’Abruzzo, invaso il terreno della politica, dei social e perfino dei siti stranieri. Ha commosso un’immensa folla di persone, che l’ha vissuta come una crudeltà.
LE REAZIONI DI ONLUS E MONDO POLITICO
Rinaldo Sidoli, responsabile comunicazione della onlus Animalisti Italiani, ha dichiarato a caldo davanti all’ipotesi avvelenamento: «Chiederemo una legge che vieti il commercio di veleni e fitofarmaci, se non con ricetta che renda rintracciabile chi li compra». Giorgia Meloni rilancia una proposta di legge FdI «per introdurre il divieto dell’impiego e della detenzione di esche e bocconi avvelenati per l’uccisione di animali e per inasprire le pene già previste». D’accordo Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli Animali e dell’Ambiente. Ma per Kaos, il cane-eroe, purtroppo non c’è più nulla da fare.