Massimo Giletti a Lourdes
«LA PRIMA VOLTA SONO ANDATO AL SANTUARIO CON LA NONNA. AVEVO 1O ANNI. DARE UNA MANO ARRICCHISCE», DICE IL CONDUTTORE DI NON È L’ARENA. E CONFIDA MIRACOLI
«Aiuto i malati, ma sono loro a darmi la carica» di Maria Giuseppina Buonanno
La prima volta che ha visto Lourdes, era un bambino. Da allora, Massimo Giletti è andato come volontario al santuario francese una trentina di volte. L’ultima, alla fine di luglio. C’è stato con un pellegrinaggio dell’Oftal, l’Opera federativa trasporto ammalati Lourdes, guidata da monsignor Paolo Angelino. Ha seguito un gruppo arrivato là da Novara. Ha aiutato persone durante il bagno nelle piscine, dove si immergono 400mila pellegrini all’anno, ha portato malati e anziani in carrozzella, è stato accanto a loro sostenendoli nella quotidianità. «Esperienze come queste ti fanno dare il giusto valore alle questioni importanti della vita. Arricchiscono, anche chi dà una mano. Ancorano i piedi alla terra. Don Paolo ci tiene alla mia partecipazione e io torno sempre molto volentieri a Lourdes», dice Massimo Giletti che condurrà di nuovo su La7 il talk show Non è l’Arena, dopo una stagione di ottimi ascolti. «L’estate scorsa ho saltato il mio tradizionale impegno con Lourdes perché ho attraversato un periodo complicato, dopo la chiusura del mio programma L’arena su Rai 1. E quest’anno sono stato felice di aver ritrovato un luogo e un mondo che sento vicini, che mi appartengono».
Se fai volontariato nelle piscine, considerate luogo di rinnovamento, e di preghiera e guarigione da chi crede, capisci che la vita va contemplata anche nella sua essenza. Che a volte è assenza di orpelli. Quasi nudità. «Là mi è capitato di prestare servizio con Vittorio Mi che li, che è guarito miracolosamente da un cancro proprio a Lourdes», racconta Giletti. Sono 70 le guarigioni miracolose avvenute a Lourdes, dove la Chiesa e chi ha fede venerano la Madonna apparsa a Bernadette Soubirous l’11 febbraio 1858, e ufficialmente riconosciute. «A Lourdes la spiritualità si fa intensa. A me capita quando di notte mi siedo un po’ in disparte, al di là del fiume Gave, e guardo la Grotta della Madonna da lontano. Sei solo, hai il tempo per pensare e riflettere, anche su te stesso. Lourdes predispone l’anima ad affrontare le difficoltà e la quotidianità. Torni a casa con una nuova forza», spiega Giletti.
NEL NOME DELLA NONNA
«Passi alcuni giorni con persone che hanno bisogno di una mano per spostarsi, come Ilde, che a 95 anni fatica a camminare, o anche solo di fare due chiacchiere, di condividere un sorriso. Fai il barelliere, ma ti ritrovi anche a cantare in compagnia. A scherzare. Là ho incontrato una persona di 107 anni chemi ha raccontato la sua vita e mi ha pure svelato il suo segreto di longevità: dire no al matrimonio», racconta e sorrideMassimo Giletti. Che finora ha coltivato questo segreto. «Avevo 10 anni quando la nonna materna, Bianca Maria, che era molto impegnata nel volontariato, in particolare nella San Vincenzo, mi portò a Lourdes. Mi disse che dovevo conoscere le persone invisibili. Le persone che soffrono, magari accanto a noi, e che noi non vediamo», ricorda Giletti. Ora la nonna, che da crocerossina, durante la guerra, aveva conosciuto e fatto innamorare anche lo scrittore Ernest Hemingway, non c’è più, ma il suo insegnamento è per lui un patrimonio che si rinnova. «Oggi, mia madre, che non sta tanto bene, quando si parla di Lourdes ha un luccichio negli occhi», dice. E ritrova un filo rosso tra quel primo viaggio fatto al santuario con la nonna BiancaMaria e l’ultimo: «La fede, pur nelle tante fragilità della vita, è un grande sostegno».