MARIA VENTURI
STATO D’ANIMO TIPICAMENTE FEMMINILE, NONÈMAI AVVERTITO SE SI DEBBONO AFFRONTARE PROBLEMIDI COPPIA, DI LAVORO, DISOLDI, DISALUTEODI FIGLI. PERCIÒ…
L’AUTOSTIMA DEL MASOCHISTA CHE VIVE IN ATTESA DEL PEGGIO SI RAFFORZA SOLTANTOSE I FATTI GLI DANNO RAGIONE
Cara Maria l’azienda che per tre generazioni ha fatto vivere nel benessere la famiglia di mio marito è stata messa in ginocchio da mercatini e prodotti a prezzo stracciato. Ai guai economici è seguito un mare di problemi che non sto a descrivere. L’unione regge, ma io e mio marito siamo oberati da sacrifici e preoccupazioni. Ti scrivo perché troppo spesso pubblichi lettere di donne che temono la routine e vivono la noia come un flagello. Vorrei essere al loro posto. Chi ha dei problemi reali non si annoia mai!
Molti “divorzi grigi” mettono fine a unioni pluridecennali consumate dalla routine. E l’incapacità di trasformare i brividi della passione in amore coniugale è la principale causa di separazione per le coppie più giovani. In altre parole, anche la noia può rivelarsi un “flagello” ed è il motivo per cui il tema ricorre spesso in questa pagina. Ma condivido l’analisi che fai di questo stato d’animo. S offermiamoci sulle unioni che durano nel tempo, comunque le più numerose. Oggi la cattiva sorte è rappresentata soprattutto dai problemi economici e tocca alle mogli farsene carico. Debbono fare i conti anche con gli imprevisti: l’anziano genitore che si ammala, il figlio adolescente indomabile, il posto di lavoro in pericolo. E aggiungiamoci pure un episodio di infedeltà: nel corso degli anni anche questo può succedere. È impensabile che una moglie sopraffatta da quanto sopra riesca ad annoiarsi, come giustamente dici. La noia è il lusso di chi non conosce stanchezza, tensioni, dolore. Ma anche, al contrario, il cronico disagio di quelle che non stanno bene con se stesse. E ignorano il sottile piacere di inizio giornata: mettere la sveglia un’ora prima chemarito e figli si alzino per bersi un caffè da sole in cucina…
Lo stupro emotivo
Quindici anni fa, ventenne, mia moglie è stata molestata dal suo capo. Me l’ha confessato subito, spiegandomi perché non ha avuto il coraggio di denunciarlo: era paralizzata dalla vergogna e come soggiogata dal suo sinistro carisma. Purtroppo questo continua a capitare alle giovanissime. E il limite dei sei mesi per sporgere denuncia a me sembra un ulteriore e folle deterrente! Il “sinistro carisma” di cui parlimi fa pensare alle giovanissime che si sono mobilitate contro il produttore Weinstein soltanto raggiunta o superata la quarantina. Se a molestare è un “capo”, alla violenza fisica può seguire lo stupro emotivo che riduce a uno stato di paralizzante soggezione. Un limite per la denuncia va posto, per poter trovare prove concrete del reato, ma sei mesi sono indubbiamente pochi: uno stupro alla psicologia e alla giustizia.
Amante a vita
So fin da quando la nostra bella storia è iniziata, dieci anni fa, che lui non si separerà mai dalla famiglia. Amo anche la sua lealtà e il suo senso del dovere. E detesto che parenti e amici siano tanto ostili a una bella persona come il mio uomo. Azzurra, e-mail Detesta anche me, ma dieci anni di rapporto con una “bella persona” che ti sta rubando giovinezza e futuro a me sembra proprio una brutta storia.