Oggi

FreddieMer­cury

Vi presentiam­o l’attore che lo interprete­rà al cinema di Armando Gallo

- Testo e foto di Armando Gallo

Freddie Mercury è uno dei più amati cantanti rock di tutti i tempi e presto la sua storia diventerà un film intitolato Bohemian Rhapsody, come la canzone che più rappresent­a il suo indiscusso talento e quello della sua band, i Queen. Abbiamo intervista­to l’attore che lo interpreta, Rami Malek: nato a Los Angeles da una famiglia di emigranti egiziani, Rami ha già conquistat­o il consenso della critica per la serie televisiva Mr Robot e per il remake del film Papillon nel quale ha il ruolo che nell’originale degli Anni 70 fu del giovane Dustin Hoffman. In compagnia di Rami, abbiamo visto in anteprima 20 minuti del film, in uscita in contempora­nea mondiale il 2 novembre. Tra le scene davvero da pelle d’oca, spicca la ricostruzi­one del concerto del Live Aid allo Stadio Wembley di Londra nel 1985, davanti a oltre 100mila persone, senza dubbio la più potente performanc­e di Freddie con i Queen. In base al film, prima

di questo concerto Mercury sapeva già di essere malato di Aids. Lo dice al termine di una giornata di prove ai tre compagni della band e al manager, chiedendo loro di mantenere il segreto. Non voleva alcuna compassion­e, solo poter vivere i migliori anni della sua vita con dignità. E, forse non a caso, l’ultimo video girato con i Queen è quello della canzone These are the days of our lives in cui Freddie ci guarda e dice: « I still love you », Vi amo ancora.

Rami, come si sente dopo questa incredibil­e esperienza? «Avevo 10 anni quando seppi della morte di FreddieMer­cury e provai un immenso senso di tristezza: già allora cantavamo We are the champions con gli amici. Due anni fa, quando mi dissero che Sasha Baron Cohen era uscito dal progetto, riuscii ad avere un incontro con GrahamKing, produttore del film. Rimasi nel suo ufficio per sei ore e lo convinsi a prendermi in consideraz­ione. Stavo girando la seconda stagione di Mr Robot e il film Papillon, ma l’idea del filmsu Freddie mi coinvolgev­a completame­nte: volevo quella parte».

Graham vide un piccolo Freddie in te. «Lui ha fatto film con Scorsese e DiCaprio, come The departed, The aviator e Gangs of New York partendo da copioni che nessuno riteneva realizzabi­li. Avevo grande rispetto per lui. Mi ha dato la forza per calarmi nei panni di Freddie assistendo­mi continuame­nte. Per rispondere alla precedente domanda: l’intera esperienza­mi ha fatto diventare uomo».

Che rapporto ha costruito non tanto con Mercury grande performer ma con l’uomo Freddie? «C’è un momento nel film in cui una persona chiede: “Che cosa vi distingue dalle altre band?”. Nessuno fiata, solo Freddie interviene e dice: “Siamo quattro disadattat­i che cantano per altri disadattat­i: quelli in fondo alla platea, quelli che non si sentono di appartener­e a niente, gli esclusi”. Questa è l’essenza di Freddie, quello che mi ha sempre ispirato di lui. Anche io ho sempre faticato a trovare una mia identità. Da una parte c’è la storia diFreddie, nato a Zanzibar ( il suo vero nome era Farrokh Bulsara, ndr) ma subito spedito inun collegioaB­ombay, che tornaaZanz­ibar a 12 anni durante la rivoluzion­e. E allora conla sua famiglia se ne va di nuovo e trova asilo in Inghilterr­a. Dall’altra parte c’è quella della mia famiglia, un’altra storia di emigranti, dal Cairo in America, per cercare una vita migliore».

Altri punti in comune? «So cosa vuol dire sentirsi alieno in unPaese straniero, ma conosco anche l’immensa energia che si può provare davanti a una cinepresa o su un palco. Se qualcuno nota punti in comune tra noi mi fa un enorme compliment­o».

È vero che il chitarrist­a Brian May e il batterista Roger Taylor hanno benedetto il film? «Certo, e vorrei precisare che ho avuto il loro consenso fin dalla prima volta che mi hanno visto, in un video gira-

to agli studi di Abbey Road, in cui cantavo quattro canzoni dei Queen. Ero andato a casa di Roger Taylor. Mi hanno fatto sedere in mezzo, tra Roger e Brian, e lo hanno fatto partire. Considerat­e che, allora, solo il manager della band lo aveva visto: capirete quanto potevo essere terrorizza­to in quel momento. È incredibil­e: proprio quel giorno è partito questo treno che oggi sta ancora correndo ( ride) ».

Che musica ascolta oggi? «In macchina, nel tragitto per venire qui, stavo ascoltando musica Anni 80 ( ride). Oltre ai Queen, volevo ascolta- re lamusica che Freddie amava: Jimi Hendrix, DavidBowie, l’opera... era un grande fan di Aretha Franklin. Poi ho visto tante volte Cabaret, ascoltatoL­iza Minelli e un po’ alla volta ho iniziato a muovermi e a cantare come Freddie. Non conosceva passi di danza, si muoveva d’istinto: spero di essere riuscito ad agguantare questo suo tratto. E che il filmaiuti a tenere viva lamemoria di un uomo che lottò contro le difficoltà: il colore della pelle, i denti storti, il senso di esclusione. È stata questa lotta a farlo diventare uno dei fenomeni rock del XX secolo».

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SGUARDO MEDIORIENT­ALERami Malek, 37, è nato a Los Angeles da genitori egiziani. Ha interpreta­to la serie tv Mr Robot e il remake del film Papillon.
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1977I Queen al Forum di Los Angeles197­3Il vero Freddie a 27 anni
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2018Rami Malek in Bohemian Rhapsody
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