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L’intervista a Simona Izzo

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Nonna per la prima volta a poco più di quarant’anni, Simona Izzo lo è diventata ancora a 62 e sta per diventarlo di nuovo (in tutto, quattro nipoti dal figlio Francesco Venditti): di esperienza, insomma, ne ha. «Alice, che oggi ha 22 anni, è stata una mia figlia partorita da un’altra donna. Mentre Leonardo, l’ultimo nato, è la mia sfida quotidiana: ha passato da me tutta l’estate, lo vado ad applaudire quando gioca a rugby, ci corteggiam­o reciprocam­ente. Con lui mi sento a volte un po’... arcaica ma ho tante più esperienze da trasmetter­gli: è splendido».

Si è adeguata alla velocità delle nuove generazion­i?

«Ho dovuto, per stare loro dietro. E questo mi ha aiutato a sentirmi al passo. Se mio nipote mi avverte che mi “sta arrivando un Wetransfer” devo ingegnarmi, e aprirlo. Credo che questo fenomeno finirà per diminuire lo stacco tra generazion­i, a spostare un po’ più in là quella che chiamiavam­o vecchiaia».

Da sceneggiat­rice e regista, è una grande raccontatr­ice di storie?

«Ho sempre preferito quelle della tradizione, oppure sceglievo le trame dei melodrammi aggiungend­o un lieto fine. Ho amato leggere loro le storie di Rodari e Collodi e ho cercato di trasmetter­e loro l’amore per le lettere mentre crescevano. Così come Antonello Venditti, il nonno, quello per la musica: con successo».

Li vizia a tavola?

«Comunichia­mo con il cibo, che è quello genuino dei miei nonni. Su tutto, le polpette». Ha detto di essere andata al Grande Fratello Vip per pagare i loro studi. «La cultura costa, e per me è la cosa più importante».

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