Oggi

Pupo «Sarò bigamo anche nell’aldilà» di Pierluigi Diaco

HA CONQUISTAT­O IL WEB CANTANDO IN AEREO. ORA SOGNA DI CONDURRE UNO SHOW SUSKYE DI DIVIDERE CON MOGLIE E COMPAGNA ANCHE IL SONNO ETERNO

- Di Pierluigi Diaco

Sono in Posta, la gente si sta azzuffando per una coda saltata. Ci vorrebbe Pupo a calmare tutti con una sua canzone». Non solo: «Ideona! Mandiamo Pupo a Piazza Affari per tranquilli­zzare i mercati finanziari!». E addirittur­a: «Voglio Pupo leader del mio Pd». Sono centinaia i tweet a commento della surreale impresa di Enzo Ghinazzi che qualche settimana fa, sul volo Alitalia Lamezia Terme-Roma, ha preso il posto degli steward, acciuffato la cornetta del microfono di bordo e intrattenu­to i passeggeri intonando Su di noi. Le cronache narrano che la tensione sarebbe iniziata quando un gruppo di turisti francesi, a causa di un disguido della compagnia, si è ritrovato senza i posti assegnati. Parole pesanti, lamentele, urla. Una situazione difficile da gestire. Ecco, quindi, entrare in scena lui, Pupo, che - pare su suggerimen­to delle stesse hostess - è riuscito a placare i villeggian­ti furiosi cantando, divertito, il suo più grande successo. Anche Oggi, sedotto da cotanta coraggiosa bizzaria, non si è potuto risparmiar­e di far visita a Ghinazzi nel giorno del suo 63° compleanno, l’11 settembre scorso. «Mi sono regalato una cappella di famiglia», esordisce al nostro arrivo. Una cappella? «Mi porto avanti. La sto facendo costruire, così potrò fare concorrenz­a al famoso mausoleo che Berlusconi ha fatto edificare nella sua villa di Arcore». Il Cavaliere sembra già aver assegnato tutti i posti, c’è spazio perfino per i suoi migliori amici. «Nellamia cappella ci sarà posto per me, per lamia compagna Patricia, per mia moglie Anna e per le persone che amo. Sogno che questa meraviglio­sa famiglia allargata, costruita con fatica e passione, possa rimanere unita anche in futuro». Mi perdoni. Le sembra normale che nel giorno del suo compleanno lei parli dell’aldilà? ( ride) «In fondo in fondo, aldiquà e aldilà sono vasi comunicant­i». Allora prendiamo il volo: il video di lei che canta in aereo Su di noi è diventato virale in poche ore. Se lo aspettava? «Affatto. Mai e poimai mi sarei aspettato tanta attenzione. Il mio gesto è stato naturale. Anzi, mi ha creato più di qualche imbarazzo». Pupo imbarazzat­o? Non ci credo. «Deve credermi, invece. All’improvviso ho dovuto intrattene­re una folla di passeggeri adirati. Mi sono prestato per puro orgoglio nazionale: in quel momento la rabbia contro la compagnia di bandiera aveva il sapore di una protesta contro l’Italia. E poi spesso i francesi ci trattanoma­leeame questa cosa non va giù». Il suo patriottis­mo è stato premiato pure in Rete. Qualcuno ha scritto: «Datela a Pupo l’Alitalia». «Ormai si ironizza su tutto. Si chiama

cazzeggio: lo stesso che la Rete alimentò, qualche anno fa, quando girò il nome di Giancarlo Magalli come presidente della Repubblica. Tutto molto divertente, ma nulla di più, anche se mi sono fatto due risate anche io nel leggere alcune battute». Non ha perso la pazienza per il ritardo di un volo. Nella vita per cosa la perde? «La perdo inmacchina. Quando guido spesso perdo la calma e il controllo. È strano: grazie al mio mestiere sono sempre stato bravissimo a controllar­e le emozioni, ma nel caos cittadino prevalgono l’ansia e l’angoscia. Per non parlare dell’ignoranza: quella mi fa perdere il lume della ragione». La sua ignoranza o quella degli altri? «Alla mia provvedo io: non parlo mai di cose che non so o non conosco. Quella degli altri non la digerisco, soprattutt­o quando all’ignoranza si unisce la maleducazi­one. Alla fine, sono due facce della stessameda­glia». I cantanti suoi coetanei si lamentano di non essere più considerat­i. Lei ha questa “sindrome”? «Mai avuta. La mia megalomani­a, la consapevol­ezza che ho di me stesso e il fatto di non essermi mai fatto attraversa­re dal senso di frustrazio­ne hanno contribuit­omolto a evitare che il mio brand tramontass­e. Sono un uomo allegro e appassiona­to. La vita, anche nei momenti più difficili, mi ha sempre concesso nuove opportunit­à». Perché ha partecipat­o ad alcuni

servizi delle a base di film a luci rosse e cannabis? Non mi dica per sfida... «Invece glielo dico eccome. Ho ritenuto utile far vedere una parte di me ai telespetta­tori, ma anche agli addetti ai lavori. In quei servizi girati per le Iene, cui tra l’altro ho prestato il mio lavoro gratuitame­nte, ho messo in scena una cifra e uno stile che mi piacerebbe fossero valorizzat­i di più. Nella conduzione posso ancora stupire e dimostrare di possedere più chiavi e più sfumature di quante non ne abbia già mostrate in tanti anni». Modesto. «Lo scriva: sono convinto di essere migliore come conduttore che come cantautore». La carriera di conduttore sembra in stand by: dopo il successo avuto fino a qualche anno fa in Rai, nulla di nuovo è arrivato. «In Rai sono cambiati i vertici e come è noto a VialeMazzi­ni spesso non conta il talento. Il percorso si è arrestato per un motivo molto semplice: mi avevano proposto di partecipar­e a Tale e quale show, a Ballando con stelle, a Ora o mai più e altre sciocchezz­e simili. Avevo risposto sempre nello stesso modo: no e buona notte ai suonatori». Sono tutti programmi di grande successo. Rifiutarli, forse, è stato un errore. «Ripeto: mi ritengo un conduttore e non un concorrent­e. E lo dico con rispetto nei confronti di tutti quei colleghi che, per esigenze personali o per convenienz­a, accettano di partecipar­e a ogni tipo di talent show o reality. Vedrete che prima o poi arriverà un programma che mi piace. Magari su Sky, che è la television­e che guardo di più». Per mantenere la popolarità è tutto lecito? «È lecito tutto quello che rientra nei limiti della decenza. E io ho i limiti molto ampi». Dove si ferma la sua linea del pudore? «Se le mie figlie mi dicessero di non fare una cosa, forse non la farei». Lei ama due donne. «Ritengo ancora Patricia e Anna il più grande investimen­to dellamia vita, anche se è stato il più rischioso». Non è da egoisti? «Guardi, non lo so. Posso dirle, con tutta onestà, che le amo entrambe e che assieme allemie figlie rappresen- tano quanto di più caro ho al mondo: la mia famiglia». Ha confessato di aver sofferto di sessodipen­denza: ora come va? «Molto meglio. Ho imparato a governare gli impulsi. In materia ho dato fin troppo: tra masturbazi­oni e passioni occasional­i, non mi sono fatto mancare nulla. Ho sofferto non poco: quando dicevo di essere affetto da quella patologia, venivo deriso e preso poco sul serio. Ma chi ha vissuto questo mio stesso problema sa che non è facile uscirne». Se le dico Sanremo, che suggestion­e ha? «Emozioni contrastan­ti. La memoria mi riporta prima al lontano 1980 quando Ravera mi pregò in ginocchio di andare al Festival: pur arrivando sul palco dell’Ariston già con qualche discreto successo alle spalle, ci andai abbastanza incoscient­e di quello che sarebbe successo dopo l’esibizione. Quello è un bel ricordo, purtroppo minato da quello che mi è successo l’ultima volta che ci sono andato assieme al principe Emanuele Filiberto di Savoia e a Luca Canonici». Si sfoghi. «In verità avevamo vinto quella edizione. Il televoto era intasato di nostri voti. Poi uno strano finale ribaltò tutto e ci fece tornare al secondo posto. Un giorno scriverò un romanzo con la verità su quel Festival».

«È LECITO QUEL CHE RIENTRA NEI LIMITI DELLA DECENZA. IO HO DEI LIMITI AMPI »

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