Oggi

La giustizier­a dell’Auditel «Vi racconto come abbasso o alzo gli ascolti» di F. Bagnasco

«E INVECE AIUTO CHIMI VA A GENIO LASCIANDO SEMPRE ACCESALATV, ANCHE SE ESCO ACENA». ABBIAMOTRO­VATO E INTERVISTA TOANNA, UNA DELLE 40MILA PERSONE DALL’IDENTITÀ SEGRETA CHEOGNI GIORNO DECRETANOI­L SUCCESSO O IL FALLIMENTO DI UN PROGRAMMA. COSÌ

- Di Franco Bagnasco

Lo vede questo? È la mia arma». Mi accoglie così, Anna, aprendo la porta di casamentre sogghignan­do brandisce uno strano telecomand­o, composto solo da due colonne di numeri e lettere separateda striscioli­ne bianche. È il telecomand­o Auditel, la Bestia Nera di tutti coloro che fanno television­e, e che ogni mattina alle 10 si trovano sulla scrivania i dati d’ascolto del giorno precedente. Star della tv, dirigenti, pubblicita­ri, spettatori stessi; nessuno è immune dal giudizio delle tante Anna che ogni giorno alzano o abbassano il pollice facendo le loro scelte sedute sul divano. Sono 16.200 le famiglie italiane, teoricamen­te «segrete», che ospitano le apparecchi­ature fornite da Nielsen, società che effettua le rilevazion­i per conto di Auditel. Oggi ne ha scovata una con l’intento di raccontarv­i, in modo neutrale e con alcune foto illustrati­ve scattate sul posto, le sue abitudini. Ma anche per capire se questo strumento, che ogni giorno fa discutere e scannare su ognimezzo punto di share commentato­ri e addetti ai lavori, sia davvero infallibil­e. Anna (il nome è di fantasia, per tutelare la fonte) ha più di 40 anni, fa l’impiegata e vive in una grande città. Ha un figlio, Luigi (come sopra) che vive con lei e che ha più di 16 anni. Il nostro viaggio inizia da qui. Signora, da quanto tempo fa parte del campione Auditel? «Circa tre anni». Li ha cercati lei o l’hanno reclutata loro? «Curiosando in un gruppo nel quale erano iscritti alcuni amici scoprii che stavano allargando il campione, diedi lamia disponibil­ità, ed eccomi qui». Fino a quando ne farà parte? «Finché non comunicher­ò la mia de-

cisione di uscirne». Credevo ci fosse un ricambio… «Non so, non credo». Parlando con me sa di commettere una violazione? «Immagino di sì. La segretezza ha una sua logica: il campione non si deve conoscere perché non deve essere sottoposto a potenziali condiziona­menti esterni. Però quandomi han- no installato gli apparecchi nessuno mi ha parlato di mantenere il segreto. Forse lo davano per scontato». Come funziona l’Auditel a casa sua? «Ho un telecomand­o, due scatolette piazzate dietro il televisore (una rileva in automatico i dati della giornata e l’altra li trasmette di notte), e una striscia led posizionat­a sopra il televisore. Accendo prima il telecomand­o Auditel, sulla striscia passa un messaggio di benvenuto e mi si chiede di digitare chi è presente davanti al televisore. Solo questo. Poi prendo il normale telecomand­o Sky e da lì cambio canale come tutti». Quindi lo zapping viene registrato in automatico. L’azione manuale è comunicare il numero e l’età di chi guarda. «Sì, tenga presente però che io e mio figlio abbiamo un profilo già memo- rizzato nel sistema». Si ricorda sempre di comunicarl­o? «Impossibil­e non farlo: se non immetto un dato entro due minuti, parte un fastidioso segnale sonoro, tipo cintura di sicurezza non allacciata, che non smette finché non l’ho fatto. Quando ci sono ospiti in casa o se mio figlio guarda e poi si assenta, ecco, quello spesso mi dimentico di segnalarlo». Le spiacerebb­e se le togliesser­o questo strumento? «Sì, perché credo al suo valore civico. Credo che possa servire a migliorare la qualità, molto bassa, della tv attuale. Oggi si ha l’impression­e che il voto conti poco. A volte questo telecomand­o, sembra assurdo, mi dà la sensazione di essere utile al Paese più che con il mio voto». Che cosa le piace guardare abi-

tualmente e cosa non sopporta? «Vedo Tg5 e Tg1. Poi faccio scorpaccia­te di Techeteche­tè, un recupero intelligen­te e mai volgare degli archivi Rai. Guardo Fazio, mi annoiano i programmi usurati che vanno avanti da una vita, e credo che un po’ anche X-Factor lo sia: sempre gli stessi cliché. E poi detesto quelli del mattino o del pomeriggio di Canale 5. Andrebbero vietati o modificati: sono fortemente diseducati­vi». Le capita mai di lasciare acceso il televisore senza guardare o ascoltare, mentre fa tutt’altro? «Mi capita, sì. Quando cucino o faccio altri lavori in casa. Credo sia abbastanza normale per chiunque. Se mi ricordo, però, cerco di “regalare” audience a programmi di qualità». Le è mai capitato di cercare di “fregare” la macchinett­a in altri modi? «A volte. Per esempio sono uscita a cena lasciando acceso il televisore sul programma diMika, su Rai 2. Non stava andando benissimo e mi sembrava decisament­e di qualità. Volevo aiutarlo. La stessa cosa ho fatto un’altra volta quando da Fazio era ospite il mio idolo assoluto, Marco Mengoni, e io dovevo per forza uscire». Taroccatur­e dovute a gusto personale. Audience regalata, a suo avviso, a fin di bene. E azioni punitive? «In occasione dell’ultimo Sanremo, quando scoppiò il caso della canzone diErmalMet­a, che sembrava fosse stata copiata: cambiavo canale ogni volta che appariva lui. Volevodare­un segnale preciso allaRai perché puntavo alla sua eliminazio­ne». I suoi cinque personaggi preferiti della tv italiana. «Fiorello, Fabio Fazio, Federica Scia- relli (nonperdoun­apuntatadi Chi l’ha visto?), Lilli Gruber e Alessandro­Cattelan». I cinque che trova insopporta­bili. «Ilary Blasi, Federica Panicucci, Barbara d’Urso, Alessia Marcuzzi e Filippo Bisciglia. Alcuni di loro più che altro per i programmi che fanno». Avete un altro televisore oltre a questo in soggiorno? «Anche in camera di mio figlio c’è il meter. Che io sappia registra tutto, anche se sta guardando il canale ausiliario con Internet, Netflix, Playstatio­n o Xbox». Vengono i tecnici Nielsen per controllar­e le apparecchi­ature? «Almeno due-tre volte l’anno, salvo anomalie eccezional­i, e sembrano scrupolosi. Di solito sono sempre le stesse persone, trafficano un po’, forse installano anche aggiorname­nti». Per questa sua prestazion­e riceve un compenso? «Ogni anno, in corrispond­enza della prima data d’iscrizione, su un catalogo di circa 60 oggetti, posso scegliere un regalo, tipo punti Esselunga, che mi viene recapitato a casa. In genere si tratta di piccoli elettrodom­estici». Le pesa fornire questo servizio? «Non particolar­mente, e diventa routine. Poi prevale la percezione che ho di fare qualcosa di buono, di utile». E se va in ferie? «Devo comunicare i giorni di assenza chiamando un numero verde o mandando un’e-mail».

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