Oggi

Risarcimen­ti record

«Conquei 5 milioni potremo curare nostra figlia» di Marianna Aprile

- Dell’inviata Marianna Aprile - foto Carlos Folgoso/Massimo Sestini

Eleonora ha quasi dieci anni e due genitori, Benedetta e Davide, che - a causa di un errore medico alla sua nascita - hanno visto le loro vite stravolte. La diagnosi recita «encefalopa­tia epilettica su base anossico-ischemica perinatale con tetrapares­i ipotonica-distomica con atteggiame­nti di ipertono associati a microcefal­ia, ipovisione ed epilessia parziale sintomatic­a». Una sentenza ne ha attribuita la responsabi­lità penale a due ginecologh­e; un’altra ha stabilito un risarcimen­to record di oltre 5 milioni di euro per mamma e figlia ( la causa civile per quello al papà sta per iniziare). Ma se si esce dal gelo di diagnosi e sentenze si entra in una casa calda in cui Eleonora è il centro di ogni attenzione, il fine di ogni risorsa. Per starle accanto, Benedetta e Davide hanno perso il lavoro e quattro anni fa si sono trasferiti da Rovigo a Ravenna, dove c’è un centro di eccellenza per la terapia iperbarica. «Finora siamo andati avanti con le nostre forze e la sua pensione. Abbiamo dovuto rinunciare a cure costose ma

necessarie, perdendo tempo prezioso ma ora Eleonora è nell’età in cui quello che fai ha speranze di produrre risultati», dice Benedetta. Il timore, dichiarato, è che le compagnie assicurati­ve che devono versare il risarcimen­to record (i Lloyd’s e l’AmTrust Europe) la tirino per le lunghe. «Senza cure specifiche che fanno in America, peggiorerà: lo Stato non le paga, noi non possiamo permetterc­ele», aggiunge. «Finché eravamo a Rovigo, don Silvio e l’intera comunità ci aiutavano con raccolte fondi e ci hanno regalato un’auto quando hanno sequestrat­o la mia perché non ho pagato le ultime quattro rate», spiegaDavi­de. «Qui siamo soli. Viene una signora ad aiutarmi a fare il bagnetto, ma di Eleonora ci occupiamo noi», aggiunge Benedetta. Il sogno è investire quei soldi in ogni minimo recupero possibile («Vorremmo riuscisse a farsi almeno compren- dere», dice Davide) ma anche in un futuro di cure garantite. «Eleonora è forte, altrimenti dopo quello che le hanno fatto non sarebbe qui». PoiBenedet­ta e Davide raccontano.

QUELLA NOTTE TERRIBILE

Eleonora era una bimba sana finché non è iniziato il travaglio. «Sono arrivata in ospedale a Rovigo alle 10 del mattino e fino alle 15 tutto era normale, ma la bambina si era girata durante la notte e sentivo un dolore sul fianco. Dopo il parto scoprirann­o che aveva il braccino incastrato e non era posizionat­a di testa, bensì di faccia. Non se ne sono accorti perché non mi è mai stata fatta un’ecografia», racconta Benedetta, che per tutto il tempo ha chiesto un cesareo che le viene negato fino alle 23.45, quando la situazione è ormai definitiva­mente compromess­a. «Benedetta è diabetica ed era stata operata alla retina pochi giorni prima, il cesareo doveva essere la prima opzione. Ma da anni, ormai, gli ospedali cercano di evitarli per risparmiar­e: costano circa3mila euro e per ragioni di budget, specie verso al fine dell’anno ( Eleonora è nata a dicembre, ndr), si fanno economie», spiega Mario Cic-

«CI DISSERO CHE ERA ANDATO TUTTO BENE INVECE AVEVANO GIÀ TRASFERITO LA BIMBA APADOVA IN RIANIMAZIO­NE»

chetti, l’avvocato che, non potendo dare sollievo, è riuscito almeno a far sì che la famiglia avesse giustizia.

IL NO AL CESAREO

Torniamo a quella notte. Alle 21.40, il monitoragg­io (intermitte­nte e non continuati­vo, come previsto dalle linee guida) mostra una sofferenza del feto, ma Benedetta viene sottoposta a una serie di manovre di Kristeller ( pressioni sulla pancia) e all’applicazio­ne di ventose (per estrarre la bimba). La situazione peggiora e due ore dopo viene disposto il cesareo. «È nata cianotica e senza battito. Viene intubata, rianimata, trasferita alla rianimazio­ne neonatale di Padova. Ma a noi viene detto che il parto è andato bene e la bimba è in pediatria», dice Davide, che ha appreso delle condizioni di sua figlia solo il pomeriggio successivo. «Io l’ho vista dopo sei giorni, a Padova», dice Benedetta. Da allora, non hanno mai smesso di lottare per avere giustizia. Le denunce vengono inizialmen­te archiviate. Poi Cicchetti fa riaprire il caso ma in primo grado le ginecologh­e vengono assolte. In appello, condannate anche se il reato si è prescritto e tornano al lavoro. Quindi arriva la sentenza civile col maxi risarcimen­to. «La quantifica­zione dei danni a favore della bambina prevede minimi e massimi e una maggiorazi­one del 25% per casi di particolar­e gravità, come questo», spiega l’avvocato. «Il perito nominato all’inizio dall’ospedale, il professor Salvatore Alberico, riconoscen­do le responsabi­lità dei sanitari, disse: immaginate un pugile che affronta l’avversario con le mani legate dietro la schiena e capirete cosa ha passato Eleonora durante il parto».

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Sono loro i suoi angeli custodi
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