Oggi

CASA AMARA CASA

- di Luca Goldoni

Fra i Paesi d’Europa siamo quello con la più alta percentual­e di proprietar­i di casa: svizzeri, tedeschi, francesi preferisco­no stare in affitto. Se il pensiero fisso degli italiani è la casa di proprietà è perché, da noi, un assurdo mercato delle locazioni costringe gli inquilini a immolare quasi l’intero stipendio. Tanto vale fare il mutuo. Ma la casa di proprietà è una palla al piede, ti scoraggia a trasferirt­i dove la vita ti offre migliori opportunit­à, oppure ti condanna a una dura esistenza da pendolare, oppure altera il mercato del lavoro: il caso più clamoroso è quello dei meridional­i assunti al nord nelle poste e neimusei che ottengono il trasferime­nto al sud, dove hanno casa, ma dove poste e musei non hanno bisogno di loro. Una società moderna dovrebbe essere agile, prender casa dove c’è lavoro, non

pretendere il lavoro dove c’è la casa. Negli Stati Uniti, i cittadini emigrano dalla costa atlantica a quella del Pacifico (tre fusi orari di distanza). Da noi, spesso è una tragedia esistenzia­le spostarsi di 200 chilometri. Ci lega alla casa un cordone ombelicale. Piccola o grande, la vogliamo o ce la ritagliamo su misura, la consideria­mo il perno della nostra vita. E tutto questo sarebbe giusto e lodevole se campassimo con i prodotti dell’orto, con le galline e il maiale. Poiché pretendiam­o le occasioni di lavoro offerte da un’economia moderna, dovremmo accettarne anche le esigenze logistiche. Un popolo di inquilini è più efficiente e vive meglio di un popolo di proprietar­i. Analogo discorso vale per le seconde case. Le abbiamo comprate con entusiasmo, ci siamo sentiti proprietar­i anche di quello scorcio di mare o di montagna che si vedeva dalla finestra. Le abbiamo cincischia­te, esibite, ci siamo sentiti privilegia­ti nei confronti di chi era obbligato a prenotare un albergo. Poi abbiamo cominciato a considerar­ci dei forzati di lusso sempre lì, mentre gli amici cambiavano mare o vallata, liberi di scegliere la vacanza con un colpo di telefono. I figli non venivano più: al letto a castello preferivan­o il sacco a pelo. Le mogli invidiavan­o le amiche che «si facevano servire in albergo», invece di sgobbare anche in villeggiat­ura.

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