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Niccolò Agliardi «Un disco per il figlio in affido»

NELL’ANTOLOGIA RESTO IL CANTAUTORE RACCONTA LA SUA SCELTA CORAGGIOSA

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Un

pezzo di vita passata a scrivere, musica e parole. Per sé e per gli altri, artisti come Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Elisa, Patty Pravo. Basterebbe questo per spiegare perché Niccolò Agliardi, dopo quattro album in carriera, abbia già pensato a un’antologia dal titolo Resto: 25 brani riletti in suoni e (talvolta) parole, di cui tre inediti. Il primo di questi, in radio da fine agosto, si intitola Johnny. E nasconde una storia bellissima. Chi è Johnny? «È il ritratto di un adolescent­e ispirato a Francesco, un 18enne che è diventato mio figlio. Da poco tempo ho fatto la scelta di essere un genitore affidatari­o, grazie all’associazio­ne L’albero della vita. Viene da una comunità, voleva buttarsi nella vita di fuori ma al contempo vivere in una dimensione di affetto. Cerco di essere una famiglia per lui». Lei è single e, da musicista, è preso da impegni e tour: non è dura per entrambi? «Francesco è grande. Tra noi è nato tutto da una stretta di mano e da un gesto: prima di parlarci seduti a un tavolo, lo ha spolverato dalle briciole rimaste dal colloquio che aveva avuto prima con un’altra persona. Come a dire: ci siamo io e te».

Nelle canzoni di Resto ci sono anche storie autobiogra­fiche. «Sì, c’è Fratello Pop che è la storia di una vecchia amicizia tra me, riflessivo, e un caro amico, da giovanemol­to impulsivo. Io percepivo il prima e il dopo delle cose, lui si tuffava nel durante. Entrambi ce l’abbiamo fatta, lui oggi è un personaggi­o noto, ma non diròmai chi è». Lei ha fatto tv e composto colonne sonore (per la fiction Braccialet­ti

rossi). Il cinema la tenta? «Molto, difatti sto lavorando alla trasposizi­one in filmdelmio romanzo Ti devo un ritorno ». Ferruccio Gattuso

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Niccolò Agliardi, 44. A sinistra, la cover di Resto.
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