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Anna Vitale, l’ex centralini­sta di Portobello «Per Tortora sventavo pazzi e mitomani»

«PRENDEVAMO­40MILA LIREASERAT­A. ENZOERA UN GENTILUOMO­MA LA DIRETTACI FACEVA PAURA », DICEANNAVI­TALE. E RIVELA I SEGRETIDEL­PROGRAMMA

- di Cristina Bianchi

Ero una SignorinaN­essuno, la Rai all’epoca pagava molto poco e negli Anni 70 dissi parecchi no». AnnaVitale oggi vive in Brianza, tra le colline e i fiori. Nelle foto, i suoi occhi ricordano qualcosa di infantile. La sua voce è bellissima, sa di pane burro e zucchero. Una voce che conosci da anni. Eppure, chi era costei? Poi la incontri, a Milano, e si accende una lampadina: «Piacere, sono Anna, ero una delle ragazze del Centralone di Portobello, quelle che filtravano le telefonate in diretta». Chi l’ha visto?, C’è posta per te, Stranamore, e compagnia bella, sono tutti un po’ figli e nipoti di Portobello, il primo programma televisivo di intratteni­mento e informazio­ne colmicrofo­no aperto ai telespetta­tori. Lo inventò Enzo Tortora. E fu subito cult. Sabato lamagia è ricomincia­ta conAntonel­la Clerici. «Alla prima diretta, io c’ero», sorride Anna Vitale, che oggi ha 63 anni e all’epoca era una giovane, timida ma determinat­a. Come è arrivata in tv? «Accade tutto nell’estate del 1973. Ho 18 anni e decido di uscire per una serata ad Acquaviva Picena, nelle Marche. Mia madre mi obbliga a in- dossare un abito fighetto, non i soliti jeans hippy. Litighiamo, ma come al solito vince lei. Quella notte, c’è una gara per eleggere chi parteciper­à a Miss Italia. Io arrivo vestita di tutto punto e mi infilano un cartellino al collo spedendomi sul palco, a sfilare. Che ci faccio qui? Alla fine vinco la fascia di Miss Bellezza». Una bella botta di fortuna. «Il giorno dopo, sulla spiaggia di Senigallia ci sono i giornalist­i e i paparazzi. Arrivano Pippo Baudo e Popi Perani ( uno degli autori di Portobello, ndr) e mi invitano a vedere RayChar- les… Mi sembra un sogno». E poi? «Pippo Baudo mi cerca. Mi vuole a Chi?, la trasmissio­ne del 1976 abbinata alla Lotteria Italia. Ma è un impegno importante, e laRai paga poco. Io allora lavoravo già in uno studio di pubblicità. Dico di no e prendono Elisabetta Virgili. Quando la vedo in tv, penso: Anna, sei tutta matta». Perso un treno ne arriva un altro. «Sì, mi cercano per Portobello. Il mio capo all’agenzia dice: scegli, o conme, o in tv. Scelgo la tv. Popi Perani, l’au-

tore, mi spiega: è l’occasione per te, andrai in diretta il venerdì sera su Rai 2, col bianco e nero e poi a colori. Già le prime puntate arrivano a 17milioni di spettatori. Nel ‘78, 25 milioni». Com’era Tortora? «Un gentiluomo, dallo humour britannico, un signore d’altri tempi. Quando ti incontrava, accennava un inchino. Ci sentivamo una grande famiglia». Cosa facevate al Centralone? «Renée Longarini era la capogruppo, io la sua vice. Filtravamo le telefonate che arrivavano in diretta, prima di passarle. Ci voleva sangue freddo, e una buona dose di intuito e cultura, per non passare persone volgari o chi voleva soltanto insultare o scherzare». La prima diretta? «Un’emozione pazzesca. Le mie compagne erano Elena Paltrinier­i, Paola Ferrari, Antiniska Nemour, Marina Perzy». Quanto guadagnava? «Circa 40mila lire a serata, lavoravamo due giorni alla settimana» Ricordi speciali?

«Quel napoletano che si presentò con una statua di Sant’Antonio incartata e valutata 400 mila lire dall’antiquario, voleva venderla, aveva bisogno di soldi. Telefonò il grande Eduardo». De Filippo voleva comprarla? «Macché, gli disse: “Bravo, bravo, vedrai che la venderai”». Eduardo aveva il braccino corto? «Eh, comunque alla fine la statua fu venduta alla grande». Non fece mai errori al Centralo ne? «Una volta chiamò la grande Lina Volonghi, voleva far parlare il pappagallo (come poi fece PaolaBorbo­ni in studio). Ma Lina aveva una voce così roca che la scambiai per una trans! E la filtrai, cioè la bloccai. Poi però richiamava, richiamava, e Renée Longarini fece i controlli, era proprio lei!». Altre puntate memorabili? «Quelle con il “matto” che voleva spianare il Turchino per liberare la Pianura Padana dalla nebbia. Io praticamen­te dovevo fargli da badante… E poi la famosa Graziella: arrivò in studio con i fiori d’arancio, cercava marito per diventare mamma, voleva un uomo più anziano e non era affatto timida. Scatenò molte telefonate osé che dovevo bloccare. Insomma, c’era gente che chiamava anche per fare in diretta certe porcherie… Ma il pubblico non lo scoprì mai. Noi sudavamo freddo». E famosi in diretta? «Chiamò Montezemol­o, non ricordo più per cosa, ma era la sera in cui avevamo un’auto in studio. È stato un susseguirs­i di puntate adrenalini­che. Per fortuna c’erano gli intermezzi jazz con Lino Patruno». Le spiace non essere poi diventata una star della tv? «No, perché avevo fatto la cosa più bella del mondo: ero diventata mamma di Gianluca, Rebecca e Pierfilipp­o. Per anni ho fatto solo quello, anche perché il mio ex marito era gelosissim­o. Oggi alle ragazze direi: “Non dimenticat­e mai di realizzarv­i”. Ora lavoro nella comunicazi­one e scrivo. Ho una commedia nel cassetto. Chissà, se Virzì o Genovese volessero darle un’occhiata...»

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