Gli strafalcionichenontiaspet- n nichenontiaspetti Da Scuratit ti a Marcello Foa, quanti errorii storici!
Lo scrittore Antonio Scurati, nella sua formidabile biografia di Benito Mussolini (si intitola M. Il figlio del secolo, editore Bompiani), ha sbagliato la data di Caporetto, confuso Pascoli e Carducci, ha chiamato «professore» Benedetto Croce e «politologo» Antonio Gramsci, e ha cosparso poi il libro di altre inesattezze o distrazioni o refusi che hanno indotto l’implacabile professor Ernesto Galli della Loggia a dedicargli sul Corriere della Sera un’intera pagina di stroncatura, del tipo che non si vede praticamente mai (i quotidiani, assai restii a stroncare, adottano di preferenza la tattica di ignorare quello che non gli piace). Scurati ha risposto ammettendo, scusandosi, ricordando che il libro è di 848 pagine, che è stato rivisto anche da un professore di storia, e reclamando infine i diritti del romanzo sul saggio puro e semplice, argomento che gli avrebbe consentito anche di citare Stendhal, il quale sosteneva di sbagliare apposta, una o due volte, per non sembrare pedante. Un’altra pagina intera di argomentazioni, a cui Galli della Loggia ha controreplicato con una terza pagina di controdeduzioni, il che fa, a saldo, una formidabile propaganda al libro. Al punto che si potrebbe sospettare che certi errori macroscopici siano stati introdotti a bella posta per alimentar polemiche e creare utile rumore.
L’AUTORE DELLA MONUMENTALE BIOGRAFIA DI MUSSOLINI HA SBAGLIATO LA DATA DELLA DISFATTA CONTRO GLI AUSTRIACI. MACI HA GUADAGNATO UN’ ENORME PUBBLICITÀ. ED È IN BUONACOMPAGNIA. ANZI, PERMOLTI POLITICI LA STORIA È UN’OPTIONAL. E PURE I GIORNALISTI NONSCHERZANO... di Giorgio Dell’Arti
IL LATINO È PERICOLOSO
Del resto, si disse lo stesso anche del famoso «Romolo e Remolo» di Silvio Berlusconi, recordman assoluto in fatto di castronerie, ma sapiente gestore della propria pretesa ignoranza, che gli procurava ogni volta un’eco grandissima, ondate di simpatia e spazio abbondante su tv e carta stampata. E infatti proprio adesso, dopo aver acquistato il Monza, il grand’uomo ha dichiarato: «Il Milan è campione d’Europa, supercampione d’Europa e si batterà per il campionato del mondo, et Homerus aliquando dormet... », pasticciando col latino, dato che la frase - dall’Ars poetica di Orazio - sarebbe « Aliquando bonus dormitat Homerus », e la malmenò anche D’Alema, quella frase, l’anno
scorso, parlando dalla tribuna agli altri antirenziani e lamentando che nel Pd il latino non si frequenta più e che infatti « Quandoquidam dormitat Homerus »... In questi giochetti il latino è pericolosissimo. Sgarbi sul Giornale ha scritto di recente « otiam » dimenticando che « otium » è neutro, e Scalfari una trentina d’anni fa, in concorrenza con Montanelli che aveva disquisito sulla «matriciana», mise in un editoriale un terribile « simul stabunt simul cadunt » ( la frase dovrebbe essere di Pio XI) che Berlusconi - di nuovo - pensò bene di far sua nel luglio del 2008 dato che l’aveva sentita addirittura da Craxi, a cui però Natta l’aveva subito corretta («si dice cadent, non cadunt »). Ma Natta era un fior di latinista, e una volta si presentò a un summit del Pci che doveva processarlo esordendo con un virgiliano « adsum qui feci », e senza far caso allo sbigottimento generale. Con i politici, trattandosi di castro- nerie, la cosa è facile. Ma non dimentichiamo che cascano in fallo anche altri insospettabili. Prima di tutto proprio il ministero della Pubblica Istruzione. La non-laureata e non-diplomata Valeria Fedeli finì nel mirino per aver fatto confusione tra i re Savoia ( Vittorio Emanuele III al posto di Vittorio Amedeo III), ma il suo dicastero, non sotto la sua guida, mise sul suo sito un memorabile «traccie», e a un certo esame di maturità chiese agli studenti di parlare di «una figura di donna» a cui era dedicata una poesia di Montale che si riferiva invece a un ballerino russo, e un’altra volta, in una traccia per a prova d’italiano, definì «scultura rromana» la copia del greco Galata morente, e un’altra ancora, essendosi contati trenta errori in una versione di inglese, spiegò che «non si tratta di errori, ma di global english». E che dire del direttore generale di Telecom Luca Luciani, il quale,