« Nessunodi noipuò giudicare Marisa »
LA COMUNITÀ DI AYMAVILLES È SOTTO CHOC. SI STRINGE ATTORNO A UN PADRE CHE HA PERSO TUTTO. E DAVANTI A UNA TRAGEDIA INCOMPRENSIBILE FA PREVALERE LA PIETÀ
Nessun giallo. Nessun mistero. Un uomo in tuta da lavoro si affaccia al finestrone di un bar, guarda sul lato opposto della piazza e indica la casa alle spalle della chiesa: «Aymavilles non sarà Cogne», dice. «Con la storia di AnnamariaFranzoni là sono andati avanti per anni, qui è già tutto finito». Sono le sei di sera di venerdì 16 novembre. Il giorno precedente, prima di mezzanotte, in un appartamento al primo piano della casa alle spalle della chiesa, una mamma che fino a quel giorno non aveva mai dato segni di squilibrio ha cancellato la sua vita e quella dei suoibambini. Si chiamava Marisa Charrère, era infermiera nel reparto di cardiologia dell’ospedale Parini di Aosta e sapeva come fare. Ha sedato i figliVivien e Nissen di 9 e 7 anni, li ha messi a dormire e li ha fulminati con una iniezione di potassio. È andata in sala e s’è tolta la vita piantandosi nel braccio una siringa caricata con la stessa sostanza. Da questa sequenza atroce non sono ancora passate 24 ore. Ma è come se fossero passati 24 anni. I camion delle tv hanno già abbandonato il campo. Non c’è traccia dei sigilli della Procura che vengono applicati a porte e finestre per isolare la scena del crimine. Tre ragazze ridono per strada. Al banco del bar si beve Fumin, gloria dell’enologia locale, e ai tavoli si festeggia un compleanno. Non è indifferenza. È come un senso di resa davanti all’incomprensibile. «Siamo un paesino 2.174 abitanti», dice una donna, «da oggi 2.171. Ci conosciamo tutti e quel che è successo è troppo brutto per una piccola comunità come la nostra. Ma
nessuno di noi può giudicareMarisa». La vita continua e la tragedia si perde nell’aria fredda. Come le urla risuonate nel buio la notte precedente. Qualcuno descrive l’ululato indistinto e cupo di un essere ferito. Altri sono riusciti a distinguere due parole: « Le meinù, le meinù ( i bambini, i bambini, in lingua patois)». Osvaldo Emperur, guardia forestale, rientrando dopo il turno di notte, n ha aperto la porta di casa e ha visto v spalancarsi davanti a sé l’abisso da d cui forse non riusciràmai a riemergere. g Marisa, lamoglie, era riversa sul
pavimento chiazzato di sangue (secondo gli inquirenti, la donna si è ferita cadendo). L’uomo s’è precipitato nella camera dei bambini, ma era vuota. Vivien e Nissen, due campioncini che già eccellevano nello sport, erano sul divano letto nella stanza degli ospiti, ancora vestiti, rannicchiati uno accanto all’altro, separati dai loro pelouche, come se fossero sprofondati nel sonno. Ma erano già freddi e privi di respiro. Chi ha vistoOsvaldo descrive unuomo devastato. «Non è vero che la vita continua», dice un amico, «non per tutti, di sicurononper lui». Amici e vicini di casa hanno salutatoOsvaldo, attraverso i finestrini di un’auto, mentre veniva accompagnato all’ospedale Parini, lo stesso dove lavorava lamoglie. Lo hanno ricoverato in psichiatria, ma non c’è rimasto a lungo. Le autopsie sui tre corpi sono state condotte a tempo di record, le salme sono state restituite ai familiari e già domenica, a meno di 72 ore dai fatti, Osvaldo è tornato in paese per essere presente all’ultimo atto del dramma che ha cancellato la sua famiglia. Ai funerali, Marisa, Vivien e Nissen, erano schieratidavanti all’altare uno accanto all’altro, tenuti insieme dal suo sguardo di padre senza figli e di marito senza moglie, come se il legame di una mamma coi suoi bambini dovesse comunque prevalere sul rapporto tra l’assassino e le sue vittime.
L’INCHIESTA NON È CHIUSA
InProcura adAosta ilPmCarlo Introvigne tiene ancora aperta un’inchiesta che salvo sorprese appare destinata all’archiviazione. In attesa delle conclusioni dei periti e l’esito degli esami tossicologici, il magistrato rilegge le due lettere lasciate da Marina Charrère. Smentisce che la donna abbia indirizzato al marito frasi del tipo «mi hai reso la vita impossibile e ora io la rendo impossibile a te». Cerca di capire le ragioni di un gesto inspiegabile. Scava nel passato di una donna che in passato aveva perso in modo drammatico padre e fratello e in quei frangenti potrebbe aver maturato una sfiducia assoluta verso la vita. Il Pm forse sta anche ragionando su alcune incongruenze. Le due lettere scritte utilizzando penne e carte diverse. I rumori provenienti dalla casa uditi dai vicini prima cheOsvaldo scoprisse la strage. La posizione della donna, stesa in sala lontana dai figli, in una posizione innaturale per una madre che, anche nella tragedia dovrebbe cercare la vicinanza con le sue creature. Dettagli destinati a perdersi nel labirinto di una mente devastata dalla depressione. Insufficienti per fare di Aymavilles un’altra Cogne.