Squadra che vince si cambia (in tempo)
NEGLI INVESTIMENTI, LASCIARE LA STRADAVECCHIAPER LANUOVAÈ MOLTODIFFICILE. SOPRATTUTTO PERCHÉ IL MOMENTO GIUSTO PER FARLO È QUANDO TUTTO VA BENE
Anchechi ha ideeprogressiste, in finanza rientra spesso fra le fila dei conservatori. Cambiare la propria strategia di investimento, o più semplicemente vendere un fondo o un’azione, è per molti uno sforzo titanico, anche quando i risultati mostrano chiaramente che la strada che si è deciso di intraprendere è quella sbagliata. Ma, come dice un famoso proverbio, «chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova». Gli studiosi hanno definito questo comportamento come “il pregiudizio dello status quo” ma, al di là dell’uso del latino e di un concetto a prima lettura ostico, la sostanza è semplice: siamo molto poco propensi a cambiare. E per quale motivo tendiamo a comportarci così? Si tratta dell’effetto combinato di altre due regole auree della finanza comportamentale, “l’avversione alle perdite” e “l’effetto dotazione”. Da una parte c’è la paura di poter perdere i propri soldi o di dover realizzare una minusvalenza su un investimento sbagliato (precludendoci così la possibilità di un ipotetico recupero in cui non si cessa mai di sperare) e dall’altra la convinzione che qualcosa che già si possiede valga di più di qualcosa che non si ha, a prescindere ovviamente dal valore oggettivo. Un mix nocivo per la corretta gestione dei nostri risparmi. Gli effetti di questo atteggiamento sono numerosi e non si limitano a impedirci di rivedere il nostro portafoglio quando questo non funziona. Chi per esempio in passatoha realizzatounbuon guadagno con una determinata azione o un particolare fondo continuerà a considerarli un ottimo investimenti anche quando le loro prospettive di crescita saranno completamente svanite. E, allo stesso modo, uno strumento finanziario con cui ci siamo scottati non verrà mai visto come una buona occa- sione. Chi è rimasto coinvolto nel crack dell’Argentina (2001) è assai improbabile che si sia arricchito con lo strepitoso rialzo dei mercati emergenti, che dal 2003 al 2008 hanno visto moltiplicare per otto il loro valore. Resta il problema di stabilire quale sia il momento giusto per cambiare. Per i consulenti di impresa i cambiamenti vanno avviati quando le cose funzionano bene e anche in questo caso si va contro la saggezza popolare che sentenzia “squadra che vince non si cambia”. Intervenire in anticipo ha il vantaggio di muoversi quando le risorse ci sono - il business va bene nel caso delle imprese o gli investimenti sono in guadagno nel caso del risparmiatore - oltre a prevenire l’inversione di trend che prima o poi arriva. Adottare questa strategia richiede però una buona dose dicoraggio e intraprendenza. Se non le si possiede, bisogna almeno stare ad ascoltare il campanello di allarme che suona quando il nostro portafoglio finisce in rosso.