Oggi

Caso Yara Bossetti punta sulla revisione

«GIRA NOSTRANE VOCI E NON SAPPIAMO NEPPURE DOVESI TROVINO, MAANOI SERVONOPER RIPARTIRE CON LE NOSTRE INDAGINI DIFENSIVE», SPIEGA L’AVVOCATO CLAUDIO S AL VAGNI .« IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE NON HA CHIUSOLA VICENDA»

- di G. Sulas

D «ove sono finiti i reperti che riguardano l’oomicidio di Yara? Girano vooci sulla loro possibile distruzion­e, chec sono strane e inquietant­i anche perrché con Bossetti non è finita. Noi coominciam­o le nostre indagini difensive che ci porteranno alla richiesta di revisione del processo. Adesso abbiamoa le mani libere», annuncia ClaudioC Salvagni, il difensore storiico di Massimo Bossetti. E spiega: «Non c’è più un presidente che ci bloc-b ca: “Stiamo giudicando Masssimo Bossetti. Tutto il resto non ci interessa”. In tre processi hannno respinto le nostre richieste. NonN ci è stato concesso nulla. MaM per ripartire abbiamo bisognno di tutto ciò che è stato scoper-rto durante le indagini e l’in-chiesta sulla morte di quella povera ragazza».

SI SEGUE UNA PISTA MOLTO PRECISA

Quindi dove sono finiti? C hi li custodisce? Sono stati distr rutti? Potrebbe accadere visto che lal Cassazione ha chiuso la vicenda a giudiziari­a sull’omicidio di Yara. L’avvocato Salvagni, che con n i suoi

collaborat­ori ha ripreso le indagini difensive in una direzione molto precisa, è categorico: «Spero non abbiano fatto la fine di quelli di Olindo e Rosa a Como, o dei vetrini con le tracce genetiche sul corpo di Lidia Macchi a Varese o degli indumenti intimi di Simonetta Cesaroni dimenticat­i per 20 anni in uno stipetto dell’Istituto di medicina legale a Roma. «Se hanno deciso di distrugger­e i reperti sul caso Yara dovranno dircelo. Non possono farlo a nostra insaputa. Sono oggetti che devono essere custoditi accuratame­nte per garantirne l’identità e impedire eventuali manomissio­ni. Anche perché il progresso nei laboratori scientific­i è continuo. Quello che non può essere analizzato e scoperto oggi lo diventerà sicurament­e fra un anno o due. La soluzione, dopo quasi 20 anni, del giallo della contessa uccisa all’Olgiata è una conferma. «Per le nostre indagini abbiamo assolutame­nte bisogno di quei reperti. Dagli indumenti alle scarpe al materiale genetico alle intercetta­zioni a tutto ciò che Yara aveva nelle tasche o addosso. Tutti reperti che ci sono stati negati. Non è stato possibile riesaminar­li. Non ce li hanno neppure fatti vedere. Dove sono? Chi li ha in custodia? Li hanno già distrutti? Li vogliono distrugger­e?».

«UNA PARTE DOVREBBE ESSERE A PARMA...»

Avvocato, lei non può non sapere dove siano... «E invece non lo so. Non ce lo hanno mai detto. Credo che una parte sia custodita a Parma nella sede del Ris. Altri reperti, in particolar­e il materiale genetico, sono invece al San Raffaele di Milano e all’Istituto di Medicina legale dell’Università di Pavia visto che erano stati consegnati al professor Giorgio Casari, il quale ha detto di averli ancora, e al dottor Carlo Previderè. «Altro materiale forse lo custodisce Emiliano Giardina all’università di Tor VergataRom­a. E poi naturalmen­te altri reperti possono essere negli uffici della Procura di Bergamo con i corpi di reato. Dovrà saltar fuori tutto il giorno in cui chiederemo la revisione del processo. E quel giorno, statene certi, arriverà».

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di Giangavino Sulas
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