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CristianoM­ilitello Il comico di Striscia trionfa pure in libreria

«GATT USO( SCHERZANDO) E MATE RAZZI( UN PO’ MENO ...) SE L’ ERANO PRESA PERI M MIEI SFOTTÒ», DICEILREDE­GLI STRISCIONI DASTADIO. EQUICIPRES­ENTA IL SUOLIBRO,, LA FAMIGLIA (« I MIEI BIMBI NON CREDONO CHE IL MIOSI A UN LAVORO ») E UNA PASSIONE E BIONDA

- di Alessandro Penna

Fermi tutti, pago io! E che si sappia…». L’ entrata inscena è folgorante. È il secondo atto a rivelarsi macchinoso: per raggiunger­ci al tavoli nodi un bar milanese, Cristiano Militello deve guadare tutto un fiume di selfie, abbracci, pacche sulla spalla. Comprensib­ile. E meritato. È da 14 anni tondi che Militello taglia l’Italia a strisce, pardon a striscioni da stadio: prende quelli più esilaranti, li fa “parlare” e aggiunge un po’ di calcio all’emocromo di Striscia la Notizia, l’unicoTg lottizzato dall’ironia (volontaria), un miracolo di qualità e ascolti che dura da 30 anni (vedi box a pagina 89). Ora il comico pisano riatterra in libreria con Cartelli d’Italia - (Presa in) Giro d’Italia in 1.000 cartelli (Baldini+Castoldi), irresistib­ile collage di striscioni, appunto, ma anche cartelli stradali, targhette spassose, murales sgrammatic­ati, insegne che paiono barzellett­e.

Nei ringraziam­enti, cita Antonio Ricci, «che per me è sempre stato più Antonio che Ricci». Antonio è la parte buona di Ricci? «No, è che a Striscia lo chiamano tutti per cognome, e lui è a tutti gli effetti il mio capo. Ma da piccole aperture - consigli, incoraggia­menti, quarti d’ora spesi a raccontars­i aneddoti - ho capito che c’è un piacere reciproco nello stare assieme».

Mai avuto problemi allo stadio? «Ne ho girati 300, ormai so disinnesca­re i pericoli. Sepassodav­anti a una curva, per esempio, abbasso o spengo la telecamera. In un migliaio di servizi, ho preso solo uno sganassone».

Quando? «Era la terza volta che uscivo, non avevo ancora preso bene le misure. A un certo punto mi s’avvicina un energumeno­emi fa: “Cosa stai riprendend­o?”. E io, con finta nonchalanc­e: “Tranquillo, sono di Striscia”. Lì, bum, m’è arriva- to lo sberlone. Forse pensavap che fossi un poliziotto in borghese, e che lo volessi prende ere in giro».

Ha mai rischiato did prenderle da un calciatore e? «Una volta incrociai Gattuso alla presentazi­one di unu libro. Gli portai un florilegio did striscioni interisti che lo riguard davano e lui, con la sobrietà che lo o contraddis­tingue, minacciò: “E se ti dessi un cazzotto in testa? ?”. Ma Rino scherzava. Materazzi i, invece…».

Invece? «Aprii l’intervista dicendo o: “Sono qui col noto collezioni­sta di tibie Marco Materazzi”. E gli passai un osso di plastica. Lui non rise emi disse: “Te lo spacco nella testa!”. Me lo o ripresi, l’osso, e il servizio virò su un na conversazi­one più potabile».

Dietro a questo libro, e ai servizi per Striscia, c’è parec cchio sudore: il vaglio e la cerni ita devono essere faticosi. «Ci dedico parecchie ore , tutti i giorni: le segnalazio­ni sono ta ntissime. La scrematura la faccio da solo,s al computer di casa, in uno stud diolo». Che sarà off- limits pe er il resto

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della famiglia. «Macché. I miei due bimbi, Anna e Filippo, non vivono quel che faccio come un lavoro. Filippo, che ha otto anni, mi interrompe spesso per guardare dei video. Io gli dico: “Non ora, papà sta lavorando”. E lui : “Non è vero, tufai le cose da ridere!”. Ieri, poi, ho scoperto quanto valgo permio figlio»

Quanto? «Pochissimo. È da qualche giorno che mi chiedeva delle foto autografat­e da dare ai compagni. Io, tutto orgoglioso, gli dico: “Diobò, sono gettonatis­simo nella tua classe”. E lui: “In realtà le scambio con una figurinaAd­renaline”. Manco un pacchetto, valgo…».

Dovesse scrivere uno striscione per la sua compagna, cosa s’inventereb­be? «Le dedicherei una poesiola che ho messo nel libro: “Ieri ti amavomeno di domani, domani ti amerò più di ieri, è oggi che ti schifo”».

E se dovesse scriver su un muro una frase per il governo? «Mi devo ri-citare, allargando però il discorso alla società: “Con Google pensate di sapere tutto, ma poi non capite un c…”. Io resisto, combatto una battaglia romantica contro questo eccesso di tecnologia che ci pialla il cervello: ho un Nokia antidiluvi­ano».

Della sua vita privata non si sa nulla. «Sto da dieci anni con la mia donna, siamo due divorziati che han deciso di riaccompag­narsi».

Cosa fa, la sua compagna? «Vende libri per bambini per una casa editrice inglese. Però il suo vero lavoro è tifare per l’Udinese. Seguiva la sua squadra ovunque, anche in Europa. Unamattina­mi fa: “Stasera vado a Torino a vedere i ragazzi contro la Juve”. E la serame la inquadraro­no in curva: da sola, nella nebbia e nel freddo».

Il primo ingaggio glielo procurò Gigi Proietti. «A 15 anni. Feci un provino a Pisa, mi presero, ma a una condizione: “Ti vogliamo rasato a zero e col codino”. Io per Proiettimi sarei fatto la permanente ai peli delle ascelle. Debuttai con la Tosca, facevo il chierichet­to: il primo contributo Enpals l’ho versato 35 anni fa, tra poco sarò pensionabi­le».

E se non avesse fatto il comico? «Per alcunimesi ho pensato di fare il commissari­o di Polizia: mi garbava l’idea di indagare, scoprire, archiviare».

E invece arrivò subito il successo con Vernice fresca: c’erano Carlo Conti, Pieraccion­i, Panariello… «Riempivamo i palazzetti, c’erano persino le agende e le tute griffate Vernice fresca. E ce ne capitavano di belle».

Tipo? «Una sera un tiziomi chiese l’autografo, lo “incassò” e poimi disse: “Visto che è un suo amico, mi fa anche l’autografo di Pieraccion­i?”. E lei? «Glielo feci e rilanciai: “Vuole anche quello di Panariello?”. Lo volle».

E sì che in tv aveva cominciato come ballerino. «Di ultima fila, perché non ero Nureyev: debuttai in Principe Azzurro con Raffaella Carrà. E danzai pure nella riedizione di LasciaeRad­doppia con Buzzanca e Bruno Gambarotta».

Poi recitò nellaminis­erie su Papa Giovanni XXIII. «Fino all’ultimo fui in ballo per il secondo ruolo più importante, quello di monsignor Capovilla: 35 pose. Poi, per questioni fisiche, mi degradaron­o a pretino. Due sole pose, ma aprivo la fiction: nei primi due minuti, c’è Militello a nastro».

Chiudiamo in bellezza: la velina più sexy? «Io ho una sola passione, che mi è costata parecchie liti con la mia compagna: Thais Wiggers».

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