CristianoMilitello Il comico di Striscia trionfa pure in libreria
«GATT USO( SCHERZANDO) E MATE RAZZI( UN PO’ MENO ...) SE L’ ERANO PRESA PERI M MIEI SFOTTÒ», DICEILREDEGLI STRISCIONI DASTADIO. EQUICIPRESENTA IL SUOLIBRO,, LA FAMIGLIA (« I MIEI BIMBI NON CREDONO CHE IL MIOSI A UN LAVORO ») E UNA PASSIONE E BIONDA
Fermi tutti, pago io! E che si sappia…». L’ entrata inscena è folgorante. È il secondo atto a rivelarsi macchinoso: per raggiungerci al tavoli nodi un bar milanese, Cristiano Militello deve guadare tutto un fiume di selfie, abbracci, pacche sulla spalla. Comprensibile. E meritato. È da 14 anni tondi che Militello taglia l’Italia a strisce, pardon a striscioni da stadio: prende quelli più esilaranti, li fa “parlare” e aggiunge un po’ di calcio all’emocromo di Striscia la Notizia, l’unicoTg lottizzato dall’ironia (volontaria), un miracolo di qualità e ascolti che dura da 30 anni (vedi box a pagina 89). Ora il comico pisano riatterra in libreria con Cartelli d’Italia - (Presa in) Giro d’Italia in 1.000 cartelli (Baldini+Castoldi), irresistibile collage di striscioni, appunto, ma anche cartelli stradali, targhette spassose, murales sgrammaticati, insegne che paiono barzellette.
Nei ringraziamenti, cita Antonio Ricci, «che per me è sempre stato più Antonio che Ricci». Antonio è la parte buona di Ricci? «No, è che a Striscia lo chiamano tutti per cognome, e lui è a tutti gli effetti il mio capo. Ma da piccole aperture - consigli, incoraggiamenti, quarti d’ora spesi a raccontarsi aneddoti - ho capito che c’è un piacere reciproco nello stare assieme».
Mai avuto problemi allo stadio? «Ne ho girati 300, ormai so disinnescare i pericoli. Sepassodavanti a una curva, per esempio, abbasso o spengo la telecamera. In un migliaio di servizi, ho preso solo uno sganassone».
Quando? «Era la terza volta che uscivo, non avevo ancora preso bene le misure. A un certo punto mi s’avvicina un energumenoemi fa: “Cosa stai riprendendo?”. E io, con finta nonchalance: “Tranquillo, sono di Striscia”. Lì, bum, m’è arriva- to lo sberlone. Forse pensavap che fossi un poliziotto in borghese, e che lo volessi prende ere in giro».
Ha mai rischiato did prenderle da un calciatore e? «Una volta incrociai Gattuso alla presentazione di unu libro. Gli portai un florilegio did striscioni interisti che lo riguard davano e lui, con la sobrietà che lo o contraddistingue, minacciò: “E se ti dessi un cazzotto in testa? ?”. Ma Rino scherzava. Materazzi i, invece…».
Invece? «Aprii l’intervista dicendo o: “Sono qui col noto collezionista di tibie Marco Materazzi”. E gli passai un osso di plastica. Lui non rise emi disse: “Te lo spacco nella testa!”. Me lo o ripresi, l’osso, e il servizio virò su un na conversazione più potabile».
Dietro a questo libro, e ai servizi per Striscia, c’è parec cchio sudore: il vaglio e la cerni ita devono essere faticosi. «Ci dedico parecchie ore , tutti i giorni: le segnalazioni sono ta ntissime. La scrematura la faccio da solo,s al computer di casa, in uno stud diolo». Che sarà off- limits pe er il resto
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della famiglia. «Macché. I miei due bimbi, Anna e Filippo, non vivono quel che faccio come un lavoro. Filippo, che ha otto anni, mi interrompe spesso per guardare dei video. Io gli dico: “Non ora, papà sta lavorando”. E lui : “Non è vero, tufai le cose da ridere!”. Ieri, poi, ho scoperto quanto valgo permio figlio»
Quanto? «Pochissimo. È da qualche giorno che mi chiedeva delle foto autografate da dare ai compagni. Io, tutto orgoglioso, gli dico: “Diobò, sono gettonatissimo nella tua classe”. E lui: “In realtà le scambio con una figurinaAdrenaline”. Manco un pacchetto, valgo…».
Dovesse scrivere uno striscione per la sua compagna, cosa s’inventerebbe? «Le dedicherei una poesiola che ho messo nel libro: “Ieri ti amavomeno di domani, domani ti amerò più di ieri, è oggi che ti schifo”».
E se dovesse scriver su un muro una frase per il governo? «Mi devo ri-citare, allargando però il discorso alla società: “Con Google pensate di sapere tutto, ma poi non capite un c…”. Io resisto, combatto una battaglia romantica contro questo eccesso di tecnologia che ci pialla il cervello: ho un Nokia antidiluviano».
Della sua vita privata non si sa nulla. «Sto da dieci anni con la mia donna, siamo due divorziati che han deciso di riaccompagnarsi».
Cosa fa, la sua compagna? «Vende libri per bambini per una casa editrice inglese. Però il suo vero lavoro è tifare per l’Udinese. Seguiva la sua squadra ovunque, anche in Europa. Unamattinami fa: “Stasera vado a Torino a vedere i ragazzi contro la Juve”. E la serame la inquadrarono in curva: da sola, nella nebbia e nel freddo».
Il primo ingaggio glielo procurò Gigi Proietti. «A 15 anni. Feci un provino a Pisa, mi presero, ma a una condizione: “Ti vogliamo rasato a zero e col codino”. Io per Proiettimi sarei fatto la permanente ai peli delle ascelle. Debuttai con la Tosca, facevo il chierichetto: il primo contributo Enpals l’ho versato 35 anni fa, tra poco sarò pensionabile».
E se non avesse fatto il comico? «Per alcunimesi ho pensato di fare il commissario di Polizia: mi garbava l’idea di indagare, scoprire, archiviare».
E invece arrivò subito il successo con Vernice fresca: c’erano Carlo Conti, Pieraccioni, Panariello… «Riempivamo i palazzetti, c’erano persino le agende e le tute griffate Vernice fresca. E ce ne capitavano di belle».
Tipo? «Una sera un tiziomi chiese l’autografo, lo “incassò” e poimi disse: “Visto che è un suo amico, mi fa anche l’autografo di Pieraccioni?”. E lei? «Glielo feci e rilanciai: “Vuole anche quello di Panariello?”. Lo volle».
E sì che in tv aveva cominciato come ballerino. «Di ultima fila, perché non ero Nureyev: debuttai in Principe Azzurro con Raffaella Carrà. E danzai pure nella riedizione di LasciaeRaddoppia con Buzzanca e Bruno Gambarotta».
Poi recitò nellaminiserie su Papa Giovanni XXIII. «Fino all’ultimo fui in ballo per il secondo ruolo più importante, quello di monsignor Capovilla: 35 pose. Poi, per questioni fisiche, mi degradarono a pretino. Due sole pose, ma aprivo la fiction: nei primi due minuti, c’è Militello a nastro».
Chiudiamo in bellezza: la velina più sexy? «Io ho una sola passione, che mi è costata parecchie liti con la mia compagna: Thais Wiggers».