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Terence Hill «La mia infanzia in Germania» diM. Shaghaghi

«FINO A 6 ANNI HO ABITATO VICINO A DR ES DA. È STATO IL PERIODO PIÙ FELICE DELLA MIAVITA, NONOSTANTE LAGUERRA», DICE. ERIVELA: «NEL 1947 IMIEI GENITORI E IOSIAMO VENUTI IN ITALIA, IN UMBRIA, A PIEDI, PORTANDO IN MANO TUTTO QUELLO CHE AVEVAMO»

- Di Mariam Schaghaghi/Story/R.v.B

Terence Hill è ormai vicino agli 80 anni ed è stato in Germania per presentare il suo ultimo film. Lo incontriam­o all’Hotel Adlon di Berlino. Indossa jeans, stivali neri da cowboy, è puntualiss­imo e parlabene tedesco con un accento americano. Preferisce essere chiamato Signor Hill o Signor Girotti? «Naturalmen­te Hill! Mami può chiamare sempliceme­nte Terence. Quasi nessuno conosce ilmio vero nome. Solo i miei fratelli mi chiamano Mario». Lei ha origini tedesche... «Sì, il tedesco è la mia madrelingu­a. Fino ai 6 anni ho parlato solamente tedesco. Miamadre veniva dalla Sassonia. Io sono cresciuto a Lommatzsch vicino a Dresda, dove mia madre ha studiato arte. Quando nel 1947 ci siamo trasferiti in Italia, ho studiato italiano a scuola. Purtroppo mia madre è morta giovane e per questo il mio tedesco è un po’ arrugginit­o. Trent’anni fa mi sono trasferito in America e parlo inglese. La logica conseguenz­a è che non parlo bene nessuna lingua». Sono passati più di 70 anni da quando ha lasciato Lommatzsch. Ha nostalgia? «Oh, sì. C’è ancora la casa dei miei nonni. Ci sono stato varie volte». Quali ricordi ha della sua infanzia in Sassonia? «Moltissimi. I ricordi dell’infanzia hanno per sempre un posto nellamemor­ia. Quel periodo mi ha segnato molto. Era fantastico giocare nelle

MENTRE CADEVANO LE BOMBE MAMMA E IO CI RIFUGIAVAM­O IN CANTINA»

piccole viuzze. Non sono più stato così felice come allora con i miei amici». Nonostante ci fosse la guerra. Lei ha vissuto i bombardame­nti del febbraio 1945 quando Dresda venne distrutta dalle bombe americane e inglesi? «Sì, ma non ne parlo volentieri. Con mia madre ci siamo nascosti in cantina. Da lì potevamo vedere che il cielo sopra Dresda era totalmente rosso. Mio padre lavorava come chimico in una fabbrica a Dresda e da una settimana non ne avevamo notizie. Aveva- mo paura. Finché un giorno un fratello di mia madre prese la bicicletta per cercarlo. Lo trovò in un bosco dove si era nascosto e, passato il pericolo, lo portò a casa. Mi ricordo tanti uomini di allora e forse un giorno scriverò la storia della mia vita». Ha 79 anni, deve sbrigarsi. «Ho ricevuto varie proposte al riguardo. Ma non voglio raccontare la mia vita in due-tre ore su un registrato­re con un ghostwrite­r che scrive il libro. Voglio scrivere io e voglio investirci un paio di anni. Non mi interessan­o i soldi: voglio scrivere un libro profondo, onesto, senza tralasciar­e nulla». Perché è andato in Italia? «Mio padre era italiano e, quando ha ricevuto un’offerta di lavoro, ci siamo trasferiti in Umbria. Abbiamo fatto tutta questa distanza a piedi, portando tutto quanto possedevam­o inmano». Com’erano i suoi genitori? «Mio padre era un uomo molto tranquillo che non parlava quasi mai, leggeva sempre. Mia madre tedesca era invece la più vivace in famiglia. Da lei

ho ereditato il mio lato allegro. Il suo grande desiderio era che io diventassi attore. Non avevamo soldi ma lei ha fatto sempre di tutto per farmi piacere, per esempio chiese in prestito dei soldi da un’amica per farmi avere lezioni di equitazion­e. Forse si è immaginata che un giorno avrei girato dei film western con Bud Spencer ( ride, ndr). Peccato che non li abbia potuti vedere». Come fu il primissimo incontro con Bud Spencer? «Era il set del film Dio perdona...io no!. Ero il sostituto di un altro attore che, durante un litigio con la moglie, si era rotto il piede. Mi chiamarono: «Vieni il più presto possibile». Presi l’aereo per Madrid e da lì guidai tutta la notte per Almeria. All’epoca non c’era ancora l’autostrada. Arrivato nel parcheggio del set, la costumista mi portò pantaloni, una camicia, una colt e Carlo Pedersoli: “Questo è il tuo partner nel film”. Anche in privato eravate molto amici. Non avete mai litigato? «No, davvero mai. Avevamo molto rispetto l’uno dell’altro. Lui era uno sportivo, come me. Ci capivamo subito». Qualcosa è mai andato storto durante le tante scazzottat­e? «Spesso. Una volta un collega doveva buttare una panchina contro di me, io dovevo abbassarmi e la panchina si doveva rompere contro il muro. Purtroppo mi sono abbassato troppo tardi. Mi sono svegliato in ospedale con cinque punti di sutura, avevo perso molto sangue. Sono cose che succedono. Soltanto Bud non si è mai ferito. La ragione stava nel fatto che lui era estremamen­te miope. Per girare, doveva levare gli occhiali. E nessuno aveva il coraggio di avvicinars­i troppo, sapendo che aveva una forza enorme e ci vedeva poco». Come è cambiato il mondo del cinema negli ultimi 50 anni? «Una volta s’investiva molto più tempo in un film. Oggi tutto deve andare veloce. Durante le produzioni tv c’è perfino più stress, si devono girare almeno otto pagine di sceneggiat­ura al giorno, nel cinema ne bastano due». Lei è sposato dal 1967. Come ha conosciuto la signora Lori? «A Roma. Ma già una settimana dopo è partita con me per l’Almeria come dialect coach, per aiutarmi con la lingua americana. Quando due mesi dopo le riprese finirono, ci sposammo». Dopo solo due mesi? «C’era qualcuno che diceva che non poteva durare dopo così poco tempo. Ma noi abbiamo rischiato e adesso siamo sposati da ben 51 anni». Sua moglie è americana, di origini bavaresi. A casa parlate tedesco? «Di solito parliamo inglese perché abitiamo negli Stati Uniti. Ma oggi le ho mandato un sms in tedesco e lei mi ha risposto in tedesco». Dove e come vive oggi? «Viviamo in una piccola fattoria a Stockbridg­e, nel Massachuse­tts. La mattina preparo la colazione, poi pulisco, riparo, c’è sempre da fare». Come si mantiene così giovane? «Sono i geni di mio padre, sembrava più giovane della sua età. Fino ai 60 anni però ho fatto molta ginnastica». Ha un desiderio per il suo 80esimo compleanno nelmarzo 2019? «Vorrei tanto fare un viaggio in Islanda per correre sul giaccio e le distese di neve. Me lo immagino fantastico».

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Gli aerei Alleati rasero al suolo la città
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LA MOGLIE LORI È IL SUO AMORE DA 51 ANNI
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LUI E BUD SPENCER UN DUO INDIMENTIC­ABILE

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