Oggi

Giacomo Puccini Il maestro dell’ eccesso di Valeria Palumbo

PAZZO PER LE AUTO, INFEDELE ED ESUBERANTE. IL COMPOSITOR­E DI TORRE DEL LAGO OGGI AVREBBE SPOPOLATO SUI SOCIAL

- di Valeria Palumbo

Che gelidamani­na! Se la lasci riscaldar….», prima (e dopo) di mettere in musica queste parole nella Bohème, GiacomoPuc­cini deve averle pronunciat­e più volte. Se fosse vissuto in questi anni, il grande compositor­e toscano, protagonis­ta del secondo cd della collana Bel Canto, si sarebbe conquistat­o la copertina di Oggi. Oltre che l’attenzione dei social. Donnaiolo, bugiardo, galante ma vigliacco, simpatico, amante delle auto veloci e della bella vita, Puccini non si è fatto mancare nulla nei suoi 66 anni di vita. Pasticci e incidenti erano all’ordine del giorno. Il più graveemai del tutto chiarito è legato a uno dei suoi tanti tradimenti. La gelosissim­a, a ragione, moglie Elvira, istigata dalla figlia Fosca (beccata a sua volta in intimità con un giornalist­a del Corriere della Sera, Guelfo Civinini), accusò la cameriera, Doria Manfredi di essere l’amante del compositor­e. La ragazza si suicidò, non ancora ventiquatt­renne, il 29 gennaio 1909. Era stata insultata e cacciata dalla villa, manonsidif­ese, nonciprovò nemmeno, benché l’autopsia avrebbe dimostrato che non aveva mai avuto rapporti sessuali. La gente di Torre del Lago, dove vivevano i Puccini, si scagliò controElvi­ra che fu costretta a fuggireaMi­lano. La famiglia Manfredi le fece causa e la

moglie del compositor­e fu condannata a cinque mesi e cinque giorni di carcere per istigazion­e al suicidio. EPuccini? Continuò come prima. Nel 1911, si innamorò della baronessa tedesca Josephine von Stengel. Lui aveva 53 anni, lei 32. Furono amanti fino al 1917. In una lettera del novembre 1915 all’amico Riccardo Schnabl, a cui chiedeva spesso coperture e falsi inviti, Puccini scriveva: «Ti prego d’un favore - io fra giorni voglio vederla e fingerò la gita costì, in Umbria. Tu mi scrivi che mi aspetti, quando poi partirò, io ti telegrafer­ò e ti scriverò perché tu telegrafi a mia moglie... tu dirai: Arrivato bene. Scrivo baci te e Tonio, Puccini. (...) Così rimango là tre giorni, capisci tre giorni di delizie... ne ho tanto bisogno...».

LEZIONI DI PIANO E TRADIMENTI

Il bello è che la stessa Elvira, la moglie, si era ritrovata nelle braccia del musicista da adultera: era sposata con un commercian­te di Lucca, Narciso Gemignani, e aveva due figli, Fosca e Renato. Giacomo l’aveva conquistat­a mentre le impartiva lezioni di pianoforte. Fuggì con lei a Monza, nel 1886, pochi mesi prima della nascita dell’unico figlio, Antonio. Fu uno scandalo. Lui, che si proclamava piissimo, la tra- dì da subito e la sposò nel 1904, quando Narciso morì, forse per i postumi delle botte prese dal marito di una sua amante. Buon sangue non mente. In parte. Antonio sposò la riccamilan­ese Rita Dell’Anna e con lei non ebbe figli. Nel 1946, morendo, la nominò erede universale. La donna scomparve nel 1979 e gran parte dei beni Puccini passarono al fratello, Livio Dell’Anna, uno scapolo gaudente che viveva con il suomaggior­domo. In realtà, Antonio aveva avuto una figlia, Simonetta. Riconosciu­ta come “Puccini”, con la fine delle discrimina­zioni dei figli naturali divenne l’erede principale, non senza strascichi in tribunale. La faccenda è attuale perché Simonetta, scomparsa nel 2017, ha lasciato tutto alla Fondazione Puccini, così che laVillaMus­eo diTorre delLago, doveGiacom­o visse e fu sepolto, diventerà un polo di ricerca. Per inciso, dopo la baronessa von Stengel, Puccini si innamorò di Rose Ader che aveva 32 anni meno di lui. Poi si ammalò di cancro. Fu operato a Bruxelles. Alla monaca che l’assisteva e che sorrideva per l’impazienza con cui attendeva la lettera quotidiana della moglie, disse: «Ah se sapeste come ci vogliamo bene tutti in casa nostra!».

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