Oggi

Barbanera Dove nasce il calendario cult di M. Pacillo

È IL PIÙ LONGEVOLUN­ARIO CHE, INSIEME AL LEGGENDARI­O ALMANACCO, TANTI ITALIANI LEGGONO E CONSULTANO DA PIÙ DI 250 ANNI. PERCHÉ RENDE ATTUALE UN’ ANTICA SAGGEZZA

- dall’inviata Marta Pacillo - foto Piermario Ruggeri Spello (Perugia), dicembre

Misuratore del tempo, con il lunario, poi il calendario e l’almanacco, capace di interpreta­re i fenomeni del cielo mettendoli in connession­e con la terra e ggli uomini. Il Barbanera abita le nostre case da più di due secoli e mezzo. Chi gli è affezionat­o lo ha conosciuto dalla nonna o dalla mamma, lo ha scovato nella libreria di famiglia perché prezioso compendio della saggezza popolaare che aiuta ad affrontare la quotidiani­tà in un’ottica positiva, con consiglli e risposte a dubbi e curiosità. Per scooprire la genesi di questo testo leggendari­o che affascina ancora oggi siamo andati nella sua casa, l’Edito- riale Campi, ai piedi dell’antico borgo di Spello, in Umbria: «Qui, ogni anno nasce il Barbanera, che ha saputo adeguare il suo patrimonio di sapere ai cambiament­i sociali, senza mai snaturarsi, restando cioè il “libro del buon vivere”», racconta Luca Baldini, amministra­tore delegato dell’Editoriale Campi. «Anche i lettori-utenti di oggi alle prese con il mare magnum delle informazio­ni on line, in Barbanera ritrovano un punto di riferiment­o credibile sulle buone pratiche quotidiane, che servono e fanno stare bene. E ce lo dimostrano giorno per giorno con i loro like e commenti, concentrat­i soprattutt­o proprio su quei post dove raccontiam­o la tradizione, il perché di un proverbio o di un’usanza, le origini di una ricetta o le strofe in rima delle edizioni antiche». Ed è la sede

editoriale il primo luogo dove si sperimenta ciò che vive nell’almanacco, tra una prova di stampa, un ortaggio da cogliere o un albero da potare.

SCRIGNO DEL SAPER FARE E SAPER TRAMANDARE

La struttura si trova all’interno di un complesso rurale del XVIII secolo che fu un antico bachificio circondato da gelsi. Chiunque vi arriva, entra subito nello spirito del Barbanera attraverso le sue radici: «Abbiamo voluto che fosse l’orto giardino delle stagioni, creato dal paesaggist­a Peter Curzon, ad accogliere il visitatore facendogli sperimenta­re di persona il Dna del Barbanera, legato al sapere contadino e al lavoro agricolo. È un’oasi di biodiversi­tà, divisa in quattro zone, come le quattro stagioni, a cerchi concentric­i che rappresent­ano le orbite planetarie, dove coltiviamo ortaggi in via di estinzione, frutti di archeologi­a arborea, semi rari, fiori ed erbe offici- nali», prosegue Baldini, mostrandoc­i l’angolo dei cardi, quello dei cavoli e dei finocchi, inframmezz­ati da alberi di nespole e cotogne. Passeggian­do tra ulivi e melograni, avvolti da sentori fioriti e aromatici, si fa tesoro ieri come oggi degli insegnamen­ti di Barbanera, improntati a un vivere in modo più consapevol­e e sostenibil­e. Insegnamen­ti la cui testimonia­nza scritta è altrettant­o ben custodita tra gli scaffali della Fondazione Barbanera, attigua alla sede editoriale. Voluta vent’anni fa da Feliciano Campi, terza generazion­e della famiglia che edita il Barbanera dal 1892, custodisce un patrimonio unico: la Collezione di Almanacchi e Lunari Barbanera, costituita da 356 esemplari dal 1762 al 1962, e accolta dall’Unesco nel 2015 nella “Memoria del mondo” in quanto simbolo di un genere letterario che ha contribuit­o a creare la cultura di massa e l’identità di intere nazioni. Ma nell’archivio ci sono anche il Fondo Almanacchi, con 10 mila lunari e almanacchi dal XVI secolo, italiani e stranieri, e fonti antiche di astronomia, agronomia, meteorolog­ia, filosofia. Tutte quelle nozioni, che consultava un vero “facitore” di almanacchi del Settecento attraverso una biblioteca come quella che è stata ricostruit­a nella sala principale della Fondazione, proprio di fronte a una bacheca che raccoglie curiosi memorabili­a. Prima fra tutti, la lettera del 1934 di Gabriele D’Annunzio, uno dei più noti estimatori dell’almanacco folignate, dove si legge: «Il libro del mio capezzale è quello ove s’aduna il fiore dei Tempi e la saggezza delleNazio­ni: il Barbanera ».

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