GIORGIO DELL’ARTI
AL G20 L’ITALIA È STATA SOTTO OSSERVAZIONE. COSA SUCCEDE TRA MANOVRA E PENSIONI?
Non si deve elucubrare troppo sulla foto delG20 dove Theresa May, Macron, Trump e Shinzo Abe stanno al centro e il nostro Conte è relegato all’ultimo posto. Perché no? L’Italia conta poco,
Conte ancora meno. Doppio errore. I grandi fondi americani - e non solo loro - hanno avvertito Bruxelles che con l’Italia non si scherza, e che il Paese è troppo grande per essere messo in crisi. Quanto a Conte, le sue azioni sono in risalita. I grillini puntano su di lui per il dopo Di Maio (che non potrà essere candidato per la terza volta quando andremo a votare) e la trattativa sulla manovra con Bruxelles è stata tolta a Tria e affidata proprio a Conte, il solo a
quanto pare che sa mediare sul serio tra le smanie grilloleghiste e i musi lunghi dei padroni europei. A che punto siamo con la
Manovra? Il tira e molla con la Commissione europea è sfiancante. Il punto fisso sono i proclami dei due vicepremier, secondo i quali nulla si tocca, il 2,4% di deficit è un tabù, idem il reddito di cittadinanza e la revisione della Fornero.
È vero? Non troppo vero. Se l’Europa non può permettersi una crisi dell’Italia, neanche l’Italia può permettersi di farsi mettere sotto dai mercati e lo spread a quota 300 è forse poca cosa se sta lì per qualche giorno, ma se non si muove o cresce toglie valore al
patrimonio delle banche che si rifaranno sui clienti, aumentando i tassi di prestiti, mutui e finanziamenti alle imprese. E reddito di cittadinanza e pensioni? L’ultima sulle pensioni è che si taglierebbe una quota oscillante tra l’8 e il 20 per cento a quelle uguali o superiori ai 4.500 euro netti al mese (90 mila euro lordi l’anno). Il reddito di cittadinanza sembra più in alto mare: se non si rendono efficienti i centri per l’impiego, non è governabile. Si parla di distribuire 500 euro e non più 780 e non prima dimarzo o forse aprile e a una platea più ristretta. L’Europa vuole tagli per 12 miliardi. Le tessere, nonostante i proclami di Di Maio e della Castelli, non sono in stampa. Per affidarle alle
Poste ci vuole una gara europea e il Parlamento deve varare una legge. Sulle pensioni ho sentito dire che non si tratta più di quota 100, ma di
quota 104. I numeri si riferiscono alla somma tra età anagrafica e anni di contributi. Alberto Brambilla, l’uomo che Salvini vuole a capo dell’Inps, ne ha parlato col Corriere della Sera sostenendo che, per risparmiare, si potrebbero mandare in pensione le quote 100 a scaglioni. Il primo sarebbe costituito da quelli che al 31 dicembre 2018 avranno «62 anni e 38 di contributi da due anni», cioè che avevano, già due anni fa, 62 anni e 38 di contributi e che adesso hanno perciò 64 anni e 40 di contributi. 40+64 fa 104, ed ecco come esce fuori la strana quota 104.