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Il chirurgoBr­egaM assone Condannato perla morte di quattro pazienti, è già fuori dal carcere di Fiamma Tinelli

CONDANNATO PERLA MORTE DI QUATTRO PAZIENTI, È STATO VISTO IN GIRO PER MILANO CON MOGLIE E FIGLIA. L’ OCCASIONE? UN PERMESSO PER UN EVENTO CULTURALE. DOVE «L’ ARSE N IO LUPI N DELLA CHIRURGIA» H ALETTO DEI VERSI SULLA SOLITUDINE( SCRITTI DA LUI)

- di Fiamma Tinelli

La solitudine aiuta nei momenti bui/una piccola luce si schiude in un tumultuoso cielo/e un alito di speranza incute coraggio ». Lunedì 3 dicembre, biblioteca Sormani di Milano. Pier Paolo Brega Massone, l’ex chirurgo della clinica Santa Rita in carcere per omicidio e lesioni, legge al pubblico gli ultimi versi della sua poesia sotto lo sguardo commosso della moglie Barbara e della figlia Eleonora. Nella splendida sala del Grechetto, un caloroso applauso avvolge il medico che operava inutilment­e vecchietti in fin di vita. Mezz’ora dopo, BregaMas- sone è in strada, con moglie e figlia. Sorridente, disteso, è accompagna­to dai volontari del penitenzia­rio, che lo riporteran­no in carcere per la notte. Anche quest’anno, il Calendario Poetico organizzat­o dal laboratori­o di lettura e scrittura del carcere di Opera è stato un successo. È un’iniziativa lodevole, che offre un barlume di luce a persone che scontano pene durissime. Ma per qualcuno, vedere l’uomo che si vantava di «pescare polmoni dappertutt­o» mentre declama i suoi versi è decisament­e troppo.

SI VANTAVA COI COLLEGHI

Dieci anni fa, lo scandalo della clinica Santa Rita lasciò l’Italia senza fiato. I magistrati, che nel 2008 misero Brega Massone sotto inchiesta insieme ad altri 16 medici, lo descrisser­o come un cinico procacciat­ore d’affari che operava senza criterio, per solo tornaconto economico. «Ho agito per il bene dei miei pazienti», si è sempre difeso il medico, che coi colleghi si vantava di essere l’«Arsenio Lupin della chirurgia». Per i familiari di Giuseppina Vailati, Maria Luisa Scocchetti, Antonio Schiavo e Gustavo Dalto, i quattro pazienti deceduti dopo un intervento che secondo le periziemed­iche non avrebbemai dovuto

essere effettuato, è difficile da credere. Così come è difficile crederlo per gli 80 pazienti vittime di operazioni assurde, o per la 18enne a cui devastò un seno per asportare un fibroadeno­ma benigno che si poteva togliere in day hospital. Perfino i magistrati, che pure hanno ridotto la condanna di Brega Massone dall’ergastolo a 15 anni (vedi box nelle pagine precedenti), hannomesso a verbale di non aver notato in lui «alcun segno di pentimento», né di aver udito da parte sua una parola di pena per le vittime.

LE LETTERE ALLA FIGLIA

In carcere da dieci anni, l’ex chirurgo non ha avuto vita facile dietro le sbarre. Un medico che gioca con la vita degli altri non piace a nessuno, nemmeno ai galeotti. Dalla sua parte, sempre, c’è lamoglie Barbara, che si è battuta come un leone per difen- derlo. «Lo hanno trattato peggio di Totò Riina, ma mio marito non c’entra nulla con la persona che è stata descritta in aula e sui giornali», insiste la signora, che va a trovarlo due volte a settimana e non salta una visita. Chi era presente all’evento della biblioteca Sormani, l’altra sera, assicura che anche la figlia Eleonora, che ha visto uscire di casa il padre quando era ancora bambina, gli è attaccatis­sima: dalla sua cella Brega Massone le scrive una lettera al giorno, dopo la lettura della poesia è stata lei la prima a correre ad abbracciar­lo. Descritto dalle prime relazioni carcerarie come un detenuto chiuso e ostile, dopo la sentenza di duemesi fa che ha annullato la condanna all’ergastolo per BregaMasso­ne è cambiato tutto. «Il carcere lo ha trasformat­o», assicura il suo avvocato Luigi Fornari, «ora collabora con gli psicologi ed è via via più consapevol­e». Permessi come quello che lo ha portato alla manifestaz­ione di poesia sono previsti dalla legge, spiega il suo legale, ma ci vorranno anni prima che l’ex chirurgo - che oggi lavora con l’inseriment­o dati - possa essere scarcerato. Mentre cammina stretto alla figlia per le vie del centro di Milano, l’ex primario pare un uomo che vuole voltare pagina. Che riescano a farlo anche le sue vittime, è tutto da vedere.

«MIO MARITO È STATO TRATTATO PEGGIO DI TOTÒ RIINA»

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