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Sport estremi

A mille metri nel vuoto senza corde

- di Alice Corti

Pensate a una montagna con una parete di roccia che sfiora i mille metri. Ora immaginate di scalare, dalla base alla cima, quel gigante di pietra. A mani nude, senza corde e senza altri aiuti. Sembra impossibil­e, vero? Eppure un uomo ce l’ha fatta inmeno di quattro ore. Mettendo a rischio la propria vita a ogni movimento. Alex Honnold è il climber americano che il 3 giugno 2017 ha realizzato questa spettacola­re impresa sul monte El Capitan, nello Yosemite Park in California, davanti alle telecamere del National Geographic. La sua storia mozzafiato, dal titolo Free Solo (così viene definita un’arrampicat­a in solitaria, senza cordené aiuti), sarà nei cinema dal 19 febbraio ed è candidato comemiglio­r documentar­io agli Oscar che saranno assegnati il 24 febbraio.

«HO PENSATO A EL CAP PER ANNI, E OGNI ANNO MI DICEVO: “FA VERAMENTE PAURA”»

UN CASO DI STUDIO

AlexHonnol­d, questo temerarioU­omo Ragno che ha osato spingersid­ovenessuno mai aveva tentato, è un 33enne che ha dedicato gli ultimi anni a prepararsi a scalare El Cap senza corde. Di solito, i profession­isti affrontano le salite assicurand­osi a corde e anelli fissati nella roccia per non precipita- re. Alex, no. A tutti i costi desiderava espugnarlo senza aiuti esterni. «Ho pensato a El Cap per anni, e ogni anno mi dicevo: “fa veramente paura”», racconta. «Ma sapevo che non sarei mai stato contento finché non l’avessi preso in consideraz­ione». Fisico snello e veloce, occhi neri e profondi, il sorriso come quello di un bambino, Alex è abituato a vivere inmaniera spartana: spesso dorme nel furgone che parcheggia vicino alle rocce per alzarsi presto e studiare i percorsi in ogni minimo dettaglio. È stata questa la routine che gli ha assicurato il successo: ha scalato El Cap una cinquantin­a di volte, ma sempre con le corde. «Per sette anni nonmi sono fattomale, poi di colpo ho iniziato a farmimale», spiega. Eppure, il desiderio di espugnare El Capitan non dimininuiv­a. «Quando sai che ogni errore può portarti alla morte, serve molta disciplina mentale», ha raccontato durante una conferenza Ted. Infatti diversi free soloist sono deceduti durante le loro scalate folli. Per due anni, Alex ha memorizzat­o i passaggi più difficili e ha raggiunto una preparazio­ne fisica e mentale eccellente. Oltre a essere una salita di quasi mille metri, la via Freerider presenta un grado di difficoltà elevatissi­mo: in alcuni punti, gli appigli nella roccia sono larghi solo quanto il diametro di una matita, e perlopiù disposti in obliquo o in verticale. Il fattore umano, poi, svolge un ruolo cruciale. Alex sapeva che, se avesse avuto paura, non ce l’avrebbe mai fatta. Per questo ha ipotizzato ogni scenario e trovato soluzioni “a terra”, prima di iniziare la salita. Nel documentar­io si percepisce la tensione: «È difficile comprender­e perché voglia farlo. Ma se non lo facesse, lo rimpianger­ebbe», raccontava la fidanzata Sanni, che lo aspettava con gli occhi sgranati. «E se scivolasse davanti a noi?», si sono chiesti più volte Elizabeth Chai Vasarhelyi, documentar­ista, e Jimmy Chin, fotografo, regista, alpinista e

amico di Alex. Per diverso tempo i due si sono posti questa domanda prima di iniziare le riprese di quello che poi sarebbe diventato Free Solo. Ma Honnold era perfettame­nte preparato. La sua freddezza è stata perfino studiata da un team di neuroscien­ziati.

COME UN AUTOMA

«Ho ripetuto più volte i passaggi, li ho memorizzat­i, ho lavorato visualizza­ndo il percorso e cercando di immaginare i movimenti e le sensazioni», ha spiegato. Nel giugno del 2017, Alex ha capito che quello era il momento giusto. Aveva calcolato ogni rischio. Ha fatto la solita colazione con muesli e frutta. Ha agito come se avesse inserito il pilota automatico ed è arrivato in cima in tre ore e 56 minuti: «Quel giorno non è stato spaventoso, ma tranquillo e naturale come una passeggiat­a nel parco». Con sé aveva solo un sacchetto di magnesite per assorbire il sudore delle mani e un paio di scarpette da arrampicat­a. Nessuna corda, nessuna imbragatur­a. Attorno, filmaker arrampicat­ori avrebbero ripreso la sua salita conmolta discrezion­e. Il resto è la cronaca di una grande conquista.

 ??  ?? DALLA BASE ALLA CIMA IN MENO DI 4 ORE Yosemite Park (Stati Uniti). Sopra, Alex Honnold sorride dopo aver raggiunto la cima di El Capitan (soprannomi­nato El Cap) senza corde. A lato, l’imponenza della montagna. Honnold è stato ripreso dalle telecamere del NationalGe­ographic per il documentar­io Free Solo.
DALLA BASE ALLA CIMA IN MENO DI 4 ORE Yosemite Park (Stati Uniti). Sopra, Alex Honnold sorride dopo aver raggiunto la cima di El Capitan (soprannomi­nato El Cap) senza corde. A lato, l’imponenza della montagna. Honnold è stato ripreso dalle telecamere del NationalGe­ographic per il documentar­io Free Solo.
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