SILVIO GARATTINI
OGGI SPESSO SI PRESCRIVONO PIÙ MEDICINALI DEL NECESSARIO, MENTRE GLI STUDI DIMOSTRANOIL PERICOLODEGLI “ABBINAMENTI”
Ilmalato degli ultimi decenni, anche a causa di polipatologie, è “ricoperto” di farmaci. Succede che i pazienti prendano 12-15 farmaci al giorno con grandi complicazioni per la gestione della cura. Questo è il frutto della spinta del mercato, spesso dell’erronea impressione che molti farmaci facciano meglio di pochi e quanto più costano tanto migliore sarà il risultato. Succede così che si prescrivano più rimedi quando ne basterebbero meno.
Un recente studio clinico controllato si è posto questo problema considerando i pazienti reduci da un intervento per liberare le coronarie da coaguli. Normalmente questi soggetti, in sintonia con le linee guida, vengono trattati per almeno un anno con una combinazione di due farmaci, aspirina ec lo pidogrel.L osco po: ridurre la capacitàla capacità delle piastrine di aggregarsi tra loro diminuendo così il rischio di formazione di altri coaguli.
Gli autori giapponesi responsabilidi questo studio hanno diviso a caso 3.045 pazienti in due gruppi. Un gruppo ha ricevuto il trattamento classico: aspirina e clopidogrel per un anno; l’altro ha preso idue farmaci per un mese e poi solo clopidogrel per gli altri 11. Alla fine dell’anno, mettendo insieme una serie di incidenti (mortalità, infarto, trombosi, emorragie), si sono evidenziati 35 eventi (2,35%) nel gruppo trattato per unmese e 55 eventi (3,70%) in
quello trattato per un anno. Una differenza favorevole al trattamento più breve con un solo farmaco in ve
cedi due. Nel dettaglio, le differenze più importanti riguardavano soprattutto l’ictus ischemico cerebrale, più raro nei pazienti trattati con un solo farmaco, e il sanguinamento, maggiore nel gruppo trattato con due farmaci. Il miglior beneficio del trattamento con un solo farmaco ha coinvolto anche i diabetici e quelli con alto rischio di trombosi. Questo studio pone una se
rie di problemi. Quante sono le situazioni in cui discutere se usare pochi farmaci (anziché tanti) e trattamenti brevi al posto di quelli
llunghi? Sono tante, ma cchi lestudierà? Noncerto l’industria farmaceutica,fa in evidente conflitto di interessi. Si dovrebbero attivarericerche indipendenti; ma chi le finanzierà? Non certo ilministero della Salute ol’ A ifa che, a causa della parsimonia del ministero dell’Economia e delle Finanze, mettono a disposizione cifre ridicole rispetto a quanto spende l’industria. Eppure, questo tipo di ricerca più
che una spesa è un investimento, che permette alla lunga di migliorarelate rapi a del paziente e spesso si traduce in una riduzione della spesa farmaceutica. Chi ci può aiutare?