Oggi

Il caso Yara L’avvocato Taormina va in aiuto di Bossetti

IL LEGALE CON UN’ISTANZA ALLA PROCURA GENARALE DI BRESCIA CHIEDE DI SAPERE SE ESISTE ALTROMATER­IALE GENETICOPE­R RIPETERE LAPROVACHE INCHIODAIL­MURATORE

- di Giangavino Sulas

Prima o poi la decisione andava presa. E l’ha fatto un avvocato che non ha mai avuto paura. Carlo Taormina vuole costringer­e le Procure di Bergamo e Brescia a scoprire le carte suMassimo Bossetti. E con un’istanza alla Procura generale di Brescia chiede di sapere chi fra Giorgio Casari (il docente di genetica del San Raffaele che sotto giuramento ha deposto al processo) e i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia che hanno condannato Bossetti, ha detto la verità sul Dna di Ignoto 1 scoperto sugli indumenti di Yara. Taormina, in pratica, sta preparando la strada alla richiesta di revisione del processo.

Il legale vuole accertare una volta per tutte se esiste ancora materiale genetico per poter fare una superperiz­ia oppure se il Dna di Ignoto 1 è stato consumato tutto nelle indagini. Il 24 ottobre scorso ha trasmesso un’istanza alla Procura di Brescia «attraverso la quale chiedo che si possa procedere ad accertamen­ti per verificare l’esistenza del materiale genetico all’ospedale San Raffaele, materiale che il professor Giorgio Casari, il 20 novembre 2015 davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, disse essere ancora disponibil­e.diibil L’iL’istanzat è stata t presentata per stabilire se in esso sia identifica­bile o meno il Dna di Massimo Bossetti», scrive Taormina. «Da un’interpreta­zione dalla quale dovesse scaturire la conclusion­e della esistenza del materiale ematico de quo, l’atto di indagine esperibile da codesta Procura si identifich­erebbe nel relativo prelievo e nell’espletamen­to di una consulenza tecnica ex articolo 360 del Codice di Procedura Penale, ovvero di incidente probatorio. Alla Procura generale ho inviato una sollecitaz­ione a raccoglier­e elementi probatori in possesso del professor Casari, sentito come testimone al processo. La Procura generale ha il potere di fare richiesta di revisione laddove ci fosse questo materiale. Ho fatto questa istanza da privato cittadino». E ha preso questa decisione perché nella sentenza d’Appello del 17 luglio 2017 i giudici, a pag. 238 hanno scritto: «Occorre evidenziar­e che detto studio del Dna mitocondri­ale abbia comportato l’utilizzo nella loro interezza dei campioni relativi alle tracce migliori per qualità e quantità attribuite a Ignoto 1... Non esistono pertanto campioni o frazioni di campione in restituzio­ne… Quello che è certo, in ogni caso, è che non vi sono più campioni di materiale genetico inmisura idonea a consentire nuove amplificaz­ioni e tipizzazio­ni». Ma il 20 novembre 2015 il professor Giorgio Casari, consulente della Procura, deponendo sotto giuramento e rispondend­o alle domande del Pm Letizia Ruggeri aveva detto ( pagina 111 del verbale di udienza): «Avendo preso in carico tutti i Dna che abbiamo ancora al San Raffaele, quindi ovviamente questi sono a disposizio­ne, li abbiamo ancora tutti, non abbiamo finito nessuna aliquota. Quindi... c’è ancora materiale per ulteriori indagini».

Qual è la verità. C’è o non c’è questo materiale genetico? La risposta potrebbe segnare la fine di ogni speranza per Bossetti o aprire la strada a una superperiz­ia e a un nuovo processo.

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 ??  ?? Il genetista che dice: «C’è ancora Dna» Sopra, il professor Giorgio Casari: il genetista del San Raffaele ha rivelato che c’è altro materiale genetico.
Il genetista che dice: «C’è ancora Dna» Sopra, il professor Giorgio Casari: il genetista del San Raffaele ha rivelato che c’è altro materiale genetico.
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Per il magistrato il caso è chiuso Sopra, il Pm Letizia Ruggeri: ha sempre detto che è inutile un’altra perizia. A destra, Carlo Taormina, 78.
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