POTREBBERO BENEFICIARNE
Esperienza investigativa e qualificati studi di psicologia applicata evidenziano poi una perversa “identità mafiosa”. I mafiosi sono convinti di appartenere a una “razza superiore”, quella in cui rientrano soltanto i veri uomini ( non a caso autodefinitisi “d’onore”). Nel mondo esterno non ci sono uomini, ma individui da assoggettare. Non persone, ma oggetti che si possono eliminare (se dànno fastidio) con totale distacco emotivo. Dunque, vero è che l’art. 27 della Costituzione parla di «pena che deve tendere alla rieducazionedel condannato», per cui in lineadiprincipio l’ergastolo tollera la concessione di benefici.
Ma è del pari vero che ciò ha senso - altrimenti è pura astrazione - solo quando si tratta di condannati che danno segni concreti di volersi redimere. E i mafiosi ergastolani non pentiti, a causa della loro specifica “identità”, sono ontologicamente incompatibili con ogni prospettiva di recupero. Di più: concedendo loro “permessi premio”, si aprono (è facile da prevedere) spazi dei quali essi profitterebbero per rientrare inqual chemodonel giro delle attività criminali. Ragionare in questi termini non significa essere manettari o forcaioli, né indulgere a logiche ven
dicative. Significa riconoscere realisticamente che non possiamo permetterci il lusso di aprire falle nell’antimafia. L’ obiezione che non ci sarà nessun“automatismo” è fondata, perché la concessione delp ermes sospetterà caso per caso a un giudice. Ma attenzione: posto che informazioni e pareri vari sono per lo più atti burocratici o di facciata, l’unico segno esteriore di autentico ravvedimento è la collaborazione con lo Stato, senza di che al giudice si chiede di azzardare una scommessa surreale. E se dice di no, il mafioso automaticamente lo vedrà come un“nemico ”. Esponendolo a rischi che è irresponsabile trascurare.