ESTHER DUFLO: IL SUO NOBEL FA BEN SPERARE
Cara Michelle, sono stata davvero felice di vedere che quest’anno una donna, per di più appena 46enne, ha vinto il Nobel per l’Economia. Esther Duflo rappresenta una speranza per tutte le ragazze che come me sperano di farsi spazio in un mondo dove le posizioni di vertice sono ancora occupate principalmente da uomini.
Cara Ida,
Ida, Genova come potrai vedere leggendo qui a fianco la rubrica di Giulia Bongiorno, qualcosa sta cambiando, in particolare in Italia, per quanto riguarda la percentuale di donne ai vertici delle aziende. In parte grazie alle cosiddette «quote rosa», in parte grazie a un piccolo ma sensibile cambiamento nella mentalità.
Mi chiedo spesso su chemondo si affacceranno le mie figlie più piccole: mi auguro che nessuno più si meraviglierà di una donna chirurgo o amministratore delegato
di una multinazionale, e che loro troveranno preistorici i dibattiti su quote rosa e “mestieri da uomini”, come per Aurora fu la televisione in bianco e nero! Tornando alla Duflo, è figlia di una madremedico, che ha spessopartecipato a progetti medici umanitari, e di un padre professore dimatematica:
è dunque facile immaginare che l’atmosferarespirata incasael’esempio dei genitori abbiano avuto un peso non lieve
nello spingerla a interessarsi di lotta alla povertà globale. Nel suo libro Economia della povertà, indica inoltre come un momento decisivo nella sua vita la lettura – ad appena sei anni – di un fumettosuMadre Teresa di Calcutta, che la portò a chiedersi cosa potesse fare lei per contribuire a risolvere il dramma dell’India (non sembradi sentire il «nessunoètroppo piccolo per cambiare il mondo» di Greta Thunberg?). Senza dubbio gli individui non sono il risultato “meccanico” dell’ambiente in cui vivono, ma la storia di Esther Duflo mi sembra dimostrarechegli esempi egli stimoli chericeviamo nell’infanzia e nella prima giovinezza sono spesso decisivi. Un buonmotivo in più per trovare il modo di parlare ai nostri figli – anche quando sono molto piccoli – di parità, rispetto dell’ambiente, solidarietà. Mi piace inoltre ricordare che, tra le idee rivoluzionarie formulate sull’approccioal temadegli aiuti umanitariedellosviluppo, EstherDufloha parlato spesso di women empowerment, convinta com’è sempre stata (anche in anticipo sui tempi) che
aiutare le donne ad avviare un’attività sia unmotore di sviluppo economico e rinascita sociale.
E nell’interrogarsi su come combattere la povertà globale è giunta alla conclusione che quello che fa la differenza sono le piccole azioni concrete, anziché le grandi teorie: un approccio che mi affascina e che può essere applicato con successo a molti ambiti della nostra vita.
È GIUNTA ALLA CONCLUSIONE CHE SONO LE PICCOLE AZIONI CONCRETE A FARE LA DIFFERENZA