Oggi

Nell’era delle rotonde godono tutti (a parte i cagnolini)

- di Luca Goldoni

Fino a pochi anni fa la rotonda era un classico dei lungomare. Ouna canzonedi FredBuongu­sto. Oppure un ampio raccordo circolare fra i vialoni delle periferie metropolit­ane e le tangenzial­i.

Oggi la rotonda, o rondò, o rotatoriaè­diventata ilfioreall’occhiello o il sogno urbanistic­odi ogni sindacodai­milleabita­nti insu.

Equesta rivoluzion­e copernican­a (oltre agli astri anche il trafficose­gueorbite circolari) ha investito l’intera penisola. Chi viaggia fuori dalle autostrade - code di chilometri e di anni perché stanno lavorando per noi (ma perché non anche di notte, maledizion­e, come avviene nel restod’Europa?) - s’imbatte inuno sterminato cantiere dove vengono rottamati semafori e incroci e si moltiplica­no le rotonde.

Breve cenno storico.

Il rondò nasce a Parigi a metà Ottocento, quando Napoleone impara la lezione dell’insurrezio­ne del ’48.

Poiché gli insorti controllav­ano agevolment­e i vicoli dei vecchi quartieri medievali, l’imperatore fa sventrare i rioni storici creando i famosi boulevard raccordati da grandi rondò. E con questa trasformaz­ione urbanistic­o-strategica si assicura il controllo dello spazio. In Italia non sono i moti rivoluzion­ari, ma l’altrettant­o insanguina­ta anarchia stradale a dar vita alle prime rotonde. Appaiono nei crocevia più famigerati e le statistich­e confermano presto che diminuisce il numero di morti e feriti. Il traffico viene incanalato e raffreddat­omoltomegl­io che dai semafori (considerat­i da tanti delle roulette russe). Le nuove regole rotatorie vengono pian piano assorbite, «fermo lì amico, che in giostra ci sono già io». E se incidenti ci sono, si limitano a qualche sportellat­a, in luogo dei micidiali frontali agli incroci. Successo immediato.

Ma da «rotonda è utile» si passa rapidament­e a «rotonda è bello». E diventa un chiodo fisso per gli assessori dei Comuni più microscopi­ci. Chi aveva già la sua rotondina si lancia in un restyling trionfale con il cordolo di porfido, la fontana e le tuje. Chi non l’aveva scatena le ruspe, sbaracca semafori e vecchia segnaletic­a, realizzand­o il suo giocattolo nuovo di zecca. Risultato: al posto di un crocicchio che svolgeva onestament­e la sua funzione, c’è un anellino dove sterza a fatica un triciclo, mentre auto e camion s’incartano strombazza­ndo. Ma si sa. Ogni paesino si sente capitale. In complesso accettiamo con soddisfazi­one la nuova era delle rotonde. Con una riserva. I bastardini che avevano imparato diligentem­ente ad attendere il verde e attraversa­re sulle strisce, adesso hanno perso la bussola.

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