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Sante reliquie

VESTITI, CAPELLI, UNGHIE, OSSA, SANGUE: NEI SECOLI, TECHEEARMA­DI DELLECHIES­E SI SONO RIEMPITI DIRESTI E OGGETTI APPARTENUT­I O ATTRIBUITI A FIGURE MISTICHE, DIVENTANDO OGGETTO DI ADORAZIONE. TRA FEDE E CREDENZA, REALTÀ E FANTASIA

- di Marco Merola

Viaggio nella devozione

Personaggi famosi e condottier­i, santi, sciamani, uomini e donne riconosciu­ti come autori di miracoli dopo la morte, hanno tutti qualcosa in comune. Sono “oggetto” di venerazion­e o, meglio, lo sono le loro spoglie mortali, le reliquie.

Vestiti, capelli, unghie, ossa, sangue, del santo non si butta via nulla, sarebbe blasfemo farlo. Così, teche, reliquiari e armadi delle chiese (talvolta di case private) si sono riempite nel corso dei secoli di centinaia di resti e oggetti appartenut­i o attributi a qualche figura prodigiosa.

La fede si mischia con la credenza, la realtà con la fantasia. E allora, come ebbe a dire un anonimo libero pen

satore, se si incollasse­ro tra loro tutti i frammenti di legno della Croce di Gesù che ci sono oggi in giro per il mondo se ne potrebbero ricomporre decine.

LE FIAMME DI POLICARPO

Ciò non toglie che culti sinceri e degni delmassimo rispetto sono nati attorno a reliquie certificat­e dal Vaticano. Infatti, da sempre, sono proprio i cristiani i campioni nel conservare oggetti sacri. Tutto iniziò nel II secolo, quando si consumò la vicenda umana di Policarpo, vescovo di Smirne, nell’odierna Turchia.

Ilmartire fu condotto inuno stadiodove il proconsole Stazio Quadrato gli chiese pubblicame­nte di abiurare. Al suo rifiuto, fece appiccare il fuoco al rogo su cui Policarpo era stato issato ma, narrano le cronache, le fiamme gli danzarono intorno senza toccarne il corpo. Tanto che fu poi necessario ucciderlo con un pugnale.

Vicenda incredibil­mente evocativa. Un martirio con annesso sortilegio, per i pagani; una morte da eroe caro al Signore, per i devoti. Dopo 200 anni circa Policarpo diventò un’autentica star venerata da pellegrini di tutto il mondo. Ma la storia delle reliquie è piena di colpi di scena e dubbi che contrastan­o con egual forza la fede dei credenti. Colpa anche dei Crociati che dalle battaglie in Terra Santa riportaron­o oggettisti­ca varia, un po’ vera e un po’ farlocca, facendone poi mercimonio in Europa.

Caso a parte, ancora ampiamente dibattuto, quello della Sacra Sindone, il telo che si dice abbia avvolto il corpo diGesù tra lamorte e laResurrez­ione. Un oggetto che, secondo il Codex iuris canonici del 1917, è da considerar­si reliquia «non insigne» (le uniche relique insigni sono il corpo, la testa, un braccio, un avambracci­o, il cuore, la lingua, una mano, una gamba, la parte del corpo nella quale si è subito il martirio).

Anni di test in laboratori­o con tecnologie via via più accurate non hanno

fugato il campo da sospetti. L’esame del Carbonio 14 fatto su alcuni brandelli di lino lascia tuttora molti dubbi perché potrebbe essere stato falsato dagli effetti dell’incendio cui il telo fu esposto a Chambery nel 1532. Forse la Sindone è opera di un abile falsario, ha detto qualcuno. Ma è pur vero che nessuno è mai riuscito a riprodurne una copia fedele. Né con il laser né con altre tecniche. Bisogna crederci e basta. Così come a Napoli lo scioglimen­to del sanguediSa­nGennaro è un evento che richiama nel Duomo della città folle di fedeli genuini (anche di turisti affamati di selfie, a dire il vero) per bentre volte all’anno: il sabato precedente la prima domenica dimaggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre.

LA SCIENZA INDAGA

Non c’è bisogno di sottolinea­re quale sia il rapporto tra i napoletani e il loro amatissimo santo. Ci fu unamezza sollevazio­ne popolare quando la scienza provò a dimostrare che il sangue si scioglie al solo agitare un po’ l’ampolla che lo contiene, in ragione della presunta presenza di una sostanza che crea una patina gelatinosa su di esso. Ancora una volta accademia e religione fanno a cazzotti ma sono invece molto più vicine di quanto sembri, dovendo, entrambe, limitarsi a credere senza poter toccare conmano. AMilano, Genova, in Veneto, in Umbria, nelle Marche, in Sicilia, ovunque nelle penisola è un fiorire di procession­i, rituali e gesti devozional­i che hanno al centro delle reliquie. E purtroppo anche il mercato è florido.

Nonostante ne sia vietata la vendita, ha fatto scalpore qualche tempo fa il caso di un negozietto di Roma che proponeva sottobanco pezzi di tunica di san Francesco e altre meraviglie.

Ormai di poeti e navigatori se ne vedono pochi, i commercian­ti di Santi invece continuano a fare affari d’oro.

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