La post@ dei lettori
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MERAVIGLIOSO
Caro direttore, i preparativi per le feste rendono i ritmi quotidiani ancora più frenetici, direi inumani, eppure nel bel mezzo di una giornata tipica del periodo mi è successa una cosa che le vorrei raccontare. Dunque, ieri, tra un’occhiata diffidente agli ingredienti del panettone, la lista abbozzata della spesa appiccicata sul frigo, l’elenco probabilmente lacunoso di amici-parenti- conoscenti cui fare gli auguri; in bilico emotivo tra una notizia agghiacciante e un’aspettativa angosciosa, somministrate dai tg; tra una lavatrice e l’appuntamento dal parrucchiere... Ebbene, in mezzo a tutto questo bailamme, sorprendentemente, ho sentito una voce (non si allarmi per la mia salute mentale): quella di Domenico Modugno, che mi ha cantato poche parole di una sua vecchia canzone,
Meraviglioso: «Guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare…». Una specie di tweet, sintesi sublime di un messaggio universale. Ci hanno inventato il mare, direttore! Il sole, le catene innevate e tutto il resto. E noi Homo Sapiens Sapiens, volendo, potremmo anche distruggere la Terra in un clic! Abbiamo sempre più fretta, ci frega l’impazienza più che l’avidità e siamo intervenuti a gamba tesa nei ritmi naturali come se noi non ne facessimo parte. Arriviamo a sostenere che “questo” progresso non si possa fermare. Allora treni sempre più veloci, grattacieli sempre più alti, e tutti sempre più virtualmente connessi. Scusi, ma noi Sapiens ci mettiamo comunque un tot a digerire e assimilare, non siamo dei tablet, e poimica possiamo dire al grano di sbrigarsi a crescere e maturare. Spero. E se ci regalassimo del tempo per riconsiderare i «doni che ci hanno fatto»? Sarebbe un regalo davvero ecologico, plastic free, green, come si dice.
Agnese Badani
Cara Agnese, la sua lettera mi ha colpito anche perché stamattina, venendo in redazione in macchina, alla radio ho sentito proprio Meraviglioso, nella versione di qualche anno fa dei Negramaro. « Tu dici non ho niente, ti sembra niente il sole? La vita, l’amore, il bene di una donna che ama solo te, la luce di un mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino... ». Un testo veramente “meraviglioso”, scritto nel 1968 da Riccardo Pazzaglia, l’indimenticato compare di Renzo Arbore a Quelli della notte.
SARDINE O MONTONI?
Caro direttore, queste Sardine mi ricordano «Les moutons de Panur
ge» di Rabelais, con la differenza che non finiranno in mare ma si faranno votare dal gregge per andare a rinfoltire in Parlamento le file di peones ignoranti e inetti che vivono sulle spalle dei contribuenti che ogni giorno si alzano all’alba per andare a lavorare.
Enrico
Caro Enrico, nel Gargantua e Pantagruel di Rabelais effettivamente i montoni di Panurge (o Panurgo), e cioè il gregge che si getta in mare per seguire il primo montone finito fuori bordo, stanno a indicare, secondo la Treccani «la pecoresca mentalità delle folle». Mi lasci dire però che altrettanto si potrebbe dire di altre adunate più o meno oceaniche che abbiamo visto in questi ultimi anni.
GOVERNO E DIGNITÀ
Caro direttore, in Germania due ministri si sono dimessi per aver utilizzato, nelle loro tesi di laurea, brani tratti da lavori di altri. In Italia Giuseppe Conte resta al suo posto dopo la diffusione della notizia circa l’evidente conflitto di interessi relativo al suo concorso a professore universitario, vista la comunanza di interessi economici tra il commissario d’esame, prof. Alpa, e il candidato Conte, e dopo l’altra notizia circa il suo decreto che, guarda caso, ha salvato dal fisco le aziende della famiglia della sua fidanzata. La dignità non è più considerata un requisito importante per governare?
Gennaro Ceruso
Caro Gennaro, sa cosa diceva il grande Marcello Marchesi? «Non bisogna mai perdere la dignità. Per non perderla, basta non averla».
COMUNISMO E CECITÀ
Caro direttore, l’approssimarsi della celebrazione dei cento anni dalla nascita del Pci mi induce a qualche considerazione. Molti dirigenti di tale partito si recavano spesso in Russia e nei Paesi satelliti, e si trattava di persone di altissimo livello intellettuale e culturale oltre che politico. Nessuno meglio di loro era in grado di rendersi conto della bieca dittatura liberticida e della squallida miseria che il comunismo “regalava” ai suoi sudditi. Eppure la loro finalità era quella di condurre l’Italia sotto lo stesso giogo e nella stessa miseria. Potrebbe dedicare ai lettori di Oggi una sua spiegazione sul perché?
Michele
Caro Michele, potrei forse tirare in ballo motivazioni geopolitiche, o la seduzione del potere, oppure ancora il fanatismo ideologico. Ma direi che una risposta potrebbe essere: non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.