Rispondono:
GiorgioDell’Arti; Carolina Capria; Francesco Bisozzi; Bruno Vespa; Maria Rita Parsi
Va bene, ma a me interessavano gli appuntamenti politici.
Andiamo da un estremo all’altro: il voto fissato per domenica 26 gennaio in Emilia Romagna e in Calabria, poi l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti martedì 3 novembre.
Accidenti. Emilia Romagna e Calabria sono così importanti?
È importante soprattutto l’Emilia Romagna: se il Pd dovesse perdere la Regione, farebbe cadere il governo. Sarebbe la prova che l’alleanza con i Cinquestelle è elettoralmente dannosa. Forse, in questo caso, andremmo a votare. O forse si darebbe spago all’ultima idea di Matteo Salvini e - sotto sotto - anche di Matteo Renzi: un governo di unità nazionale per affrontare i problemi più urgenti, specialmente una nuova legge elettorale (sarebbe la 12 ª, da quando c’è la Repubblica).
E negli Stati Uniti?
Donald Trump, in definitiva, è ancora il favorito. Dipende tutto dall’economia: se Wall Street tira, sarà difficile batterlo anche per Michael Bloomberg, nonostante Bloomberg sia dieci volte più ricco di lui.
E l’impeachment?
Già, l’impeachment del Presidente degli Stati Uniti. Dopo l’ok della Camera dei rappresentanti alla messa in stato di accusa con 230 voti a favore e 197 contro, la responsabilità passerà ai senatori. Al Senato, dove si svolgerà il processo, i repubblicani (ovvero il partito di Trump) hanno però la maggioranza. Un presidente può essere condannato solo con una maggioranza di 2/3 dei senatori, ovvero almeno 67 voti su 100. Direi che è difficile, anche se è parecchio detestato pure in casa sua. È certo però che Trump, dato che la cosa riguarda le manovre di Joe Biden in Ucraina, trasformerà il processo in uno show contro quello che ancora adesso è il suo avversario principale.