A Riace due bronzi emolti furti
Bronzi di Riace C’è un giallo dietroalla scopertadelle celebri statue
IBronzi di Riace erano tre, forse cinque. Di sicuro erano “vestiti” di tutto punto, con elmi, scudi e lance che furono ripescati dai contrabbandieri d’arte antica e venduti illegalmente nel fiorente mercato nero, alimentato da rappresentanti dei ricchi musei americani. E per un pelo, le due maestose statue dei guerrieri di bronzo, che incarnano lameravigliosa bellezza dell’antica civiltà magnogreca, furono recuperate dalloStato italiano (inquella che fupresentata come la piùimportante scoperta archeologica del secolo) e non finirono all’estero anche loro. Queste rivelazioni sono il piatto forte della puntata delle Iene, il programma di inchieste di Italia 1, andata in onda il 17 dicembre scorso. Addirittura c’è la videointervista a un misterioso, anonimo personaggio, intercettato sul lungomare di Reggio Calabria, che ammette di essere il contrabbandiere che, nell’estate del 1972, si impossessò di uno degli elmi dei Bronzi di Riace che poi piazzò al professor Jiri Frel, curatore del Museo Paul Getty di Malibu, California, in cambio di alcunemiglia
FORSE INTUTTO LE STATUE ERANO CINQUE. DI SICURO ERANO VESTITE DI TUTTO PUNTO, CONSCUDI E LANCE
ia di dollari, concludendo la trattativa al ristorante La parolaccia di Roma. Come mai il personaggio confessa di aver violato la legge? Perché dopo 47 anni il reato è prescritto. Infatti la storia è stata prima raccontata ai Carabinieri che ne hanno preso atto senza poter fare nulla.
C’ENTRA GEORGE BUSH?
La notizia è clamorosa, ma non è nuova. Come spiegano infatti le Iene, il primo a rivelarla fuil settimanale Oggi in un’inchiesta pubblicata nel settembre del 1981, a firma di Pino Aprile. Già allora si denunciava il trafugamento di molti “pezzi”, che giacevano in fondo al mare, accanto alle statue dei guerrieri e il ruolo del misterioso contrabbandiere che aveva incontrato a Roma unpezzo grosso del calibro di Jiri Frel. Quest’ultimo, con incredibile faccia di bronzo, aveva smentito non solo di aver mai acquistato reperti archeologici sul mercato nero, ma persino di aver mai intrattenuto contatti con “tombaroli” italiani. Due lettere su carta intestata di musei americani, pubblicate da Oggi, sembravano invece suggerire contatti tra le istituzioni d’oltreoceano e alcuni intermediari. Inutile dire che, pochi anni dopo, vicende come quella della famosa “Venere di Morgantina”, passata alla storia come il più grande furto di beni archeologici di tutti i tempi, pagata dal Getty Museum ben 18milioni di dollari a contrabbandieri siciliani e poi restituita all’Italia, dimostravano la spregiudicatezza dei musei americani.
Ma tornando all’elmo dei Bronzi: come avrebbe fatto il professor Frel a portarlo in America? «Consegnandolo ai militari americani di baseaNapoli», dice il presunto contrabbandiere intervistato dalle Iene, «che, col beneplacito del loro governo, portavano in patria beni archeologici di provenienza illecita». C’è chi dice che il terzo Bronzo ripescato a Riace sarebbe stato acquistato nientemeno che da George Bush senior, il defunto presidente degli Stati Uniti, allora ambasciatore americano all’Onu.
Nel gennaio del 1972, alcune violente mareggiate martellano la costa jonica della Calabria, rimescolando il fondo marino. Nel febbraio, alcuni pescatori preparano le trappole per i branchi di acciughe gettando le reti a circa 200 metri dalla riva. Una delle reti rimane impigliata in qualcosa di pesante: strano perché in quel tratto di mare c’è solo sabbia e zero scogli. Due pescatori si tuffano e, a otto metri di profondità, scorgono un grosso scudo di bronzo. Nel tentativo di recuperarlo, uno dei due si sente male e viene ricoverato all’ospedale di Siderno dove racconta a unmedico suo amico i fatti. Il medico conosce un archeologo di Como, che passa le vacanze estive in Calabria, e gli spiffera la notizia. Nell’aprile del 1972, il comasco scende inCalabria e organizza il recupero dello scudo, pesante ben 65 chili, servendosi di barcaioli e sub locali che vengono tacitati con 6 milioni di lire. Nelle settimane successive, il professore di Como e un suo socio, tornano in Calabria per organizzare un’accurata ricerca in quel tratto di mare di Riace: emergono dal fondo marino un altro scudo, le lance e gli elmi. I calabresi, però, non ci stanno a mettersi in tasca le briciole e si impossessano dei reperti, cacciando inmalomodo gli archeologi del nord. La signora Anna Diano, di Siderno, che passeggiava sulla spiaggia di Riace in quell’inizio di estate del 1972, raccontò ai giornali di aver visto due sub trascinare a riva un elmo e una lancia. Di sicuro, un gruppo di persone tentò di recuperare dal fondo delmare anche le 2, 3 o forsepiù statue, ognuna delle quali, piena com’è di concrezioni marine, pesa circa400 chili. «Ma i pescatori calabresi», dice il contrabbandiere alle Iene, «avevano attrezzature migliori di quelle dei Carabinieri». Il resto è storia nota. A ferragosto del 1972, il turista romano Stefano Mario ttini, con pinne, boccaglio e maschera, si immerge a 230 metri dalla riva e scopre ufficialmente i due Bronzi di Ria ce. In base alla legge, riceverà dallo Stato unari compensa di 125 milioni di lire, pari a circa 62mila euro.