Oggi

Il Giorno della Mem ori aGunterDem­nig colloca pietre d’ inciampo di Val eri aPalum bo

DA 25 ANNI SI INGINOCCHI­A DAVANTI AI PORTONI DA CUI USCIRONO LE VITTIME DELLA BARBARIE NAZISTA E COLLOCA PLACCHE METALLICHE CONI LORONOMI. COSÌ LOSCULTORE TEDESCOGUN­TER DEMNIGF AI CONTI ANCHE COL PADRE ...

- di Valeria Palumbo

Arriva guidando da solo, Gunter Demnig, 72, mentre da alcuni minuti gli automobili­sti di passaggio si chiedono del perché il sindaco di Cernusco sul Naviglio, Ermanno Zacchetti, 49, se ne stia impettito, con la fascia tricolore e il braccio che inizia a essere dolente per il peso della pietra, davanti al numero 23 di via Cavour, circondato da un gruppetto di muratori con cazzuole e secchi, fotografi e parenti commossi. Di pietre come quella che ha inmano il sindaco, Demnig ne ha piazzate 75 mila, dalla Norvegia alla Grecia, in ricordo delle vittime del nazismo. E continua imperterri­to: soltanto a Milano, il giorno prima, ne ha inserite 28 davanti alle case da cui sono usciti i deportati, per poi ripartire, sempre solo e con la sua piccola borsa di attrezzi, per Appiano Gentile, Monza, Cinisello Balsamo, Cernusco, appunto. Il giorno successivo ce n’erano da collocare sei a Ghedi. Poi, Cevo, Chioggia, Pordenone, Udine, Fogliano-Redipuglia, Ronchi dei Legionari, Doberdò del Lago, Trieste. Infine, l’aereo per Palermo: «Sarà la prima volta: dovrò stare attento al cibo! Quant’è buono qui in Italia», commenta. Intanto è uscito dall’auto: tra inglese e tedesco facciamo le presentazi­oni, lui indossa il suo immancabil­e cappello da cowboy, si mette la ginocchier­a, si china sul buco già preparato e si mette al lavoro, chiedendo di spegnere i flash. Tutto è stato preparato: lo scultore, che gira come una trottola l’Europa (270 giorni di lavoro all’anno, circa 60mila chilometri, dei quali adesso ne sta facendo circa 4 mila in Italia), manda prima alle associazio­ni, ai Comuni, ai parenti e a chiunque collabori all’impresa sia le pietre sia un calendario teutonico. Nonostante il traffico italiano riesce a rispettarl­o, tanto che chiede subito scusa dei minuti di ritardo.

A Cernusco, anche in vista della Giornata della Memoria del 27 gen

naio, le vittime da ricordare sono, per ora, due: Roberto Camerani e Virginio Oriani. Facevano parte dello stesso gruppo di ragazzi, quasi adolescent­i: avevano deciso di entrare nella Resistenza. Sarebbero stati in sette. Ma, il 18 dicembre 1943, la Gestapo bussò alla porta soltanto di sei di loro: uno aveva tradito. Per 5 mila lire.

COME UN INDENNIZZO

Dopo la guerra l’avrebbero condannato, ma l’amnistia avrebbe cancellato tutto. E se la tenacia dei parenti, l’impegno dello stesso Camerani, che tornato vivo, per anni, accompagnò gli studenti a Mauthausen, la scelta della giunta comunale e, adesso, le pietre di inciampo di Demnig, non ne tenessero vivo il ricordo, forse nessuno oggi saprebbe che Virginio, deportato a Mauthausen nel 1944, morì il 22 aprile 1945 nel sottocampo di

Ebensee, a soli 17 anni. Ne parliamo con Demnig mentre attraversi­amo il centro di Cernusco a piedi. Ma sua moglie Katja, 43, pedagoga e storica, che fa parte del suo staff di nove persone, perché non l’accompagna? Gunter sorride: «I gatti, colpa dei gatti: ne abbiamo otto in casa e cinque che fanno avanti e dietro, non si possono lasciare soli». Sembra austero lo scultore berlinese, che sta “indennizza­ndo” così i milioni di vittime del nazismo («Un essere umano è dimenticat­o quando se ne dimentica il nome») e ha scelto le pietre anche per rimediare all’ostinato silenzio, davanti alle sue domande, del padre, ex soldato della legione Condor, quella che ha bombardato Guerni ca. Sembra austero, ma sorride volentieri. Avverte: «Niente lunghi discorsi!», ma poi chiacchier­a volentieri. E, alla fine, chiede soltanto: «Un bicchiere di vino bianco, di quello buono, italiano».

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