Intrighi internazionali
Come il principe saudita scoprì i segreti di Mr. Amazon
Agli amanti delle serie tv, sembrerà la trama di una puntata di Black Mirror, la serie che ipotizza danni e scenari legati all’uso spasmodico che facciamo della tecnologia. Ma anche chi non l’avesse vista (consiglio: recuperatela) può apprezzare questa intricatissima spy story a base di finanza internazionale, geopolitica, crimini e… corna, su cui l’Onu ha condotto un’indagine approfondita.
Protagonisti principali: il fondatore di Amazon Jeff Bezos (l’uomo più ricco del mondo secondo Forbes, coi suoi 117 miliardi di dollari di patrimonio, editore del Washington Post); il controverso principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman; il giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi, collaboratore del Washington Post, ucciso nel consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018 (secondo la Cia, su mandato proprio di Bin Salman). La trama si snoda attorno a una cena, un messaggio, un omicidio, un divorzio.
UNA TRAPPOLANELVIDEO
Partiamo dalla cena, quella del 4 aprile 2018, durante la quale Jeff Bezos e Bin Salman si scambiano i numeri di cellulare. Non era la prima volta che si vedevano, né che parlavano di affari. Stando all’analisi forense in seguito
condotta sul suo iPhoneX, meno di un mese dopo Bezos riceve viaWhatsapp un innocuo messaggio da Bin Salman (un video promozionale sulle telecomunicazioni in Arabia Saudita), che in realtà contiene un codice auto-istallante, la cui tecnologia è riconducibile a una società di informatica israeliana che spesso lavora per i sauditi. Da quel momento, permesi, il virus “esfiltrerà” (cioè dirotterà altrove) il contenuto del cellulare di Bezos. Per dare un’idea, da quel giorno il volume dei “dati in uscita” dal cellulare diMisterAmazon aumenta del 29 mila per cento. Tra le cose che il suo cellulare conteneva, c’erano le foto e i messaggi che - nonostante fosse sposato da 25 anni con MacKenzie Tuttle - si scambiava con l’amante Lauren Sanchez. Parte di quella corrispondenza è stata poi pubblicata dal National Enquirer nel gennaio 2019. Poco prima, forse per salvare la faccia e bruciare lo scoop, Bezos annunciò il divorzio dalla mo
glie (con un accordo da 36 miliardi di dollari) e sosterrà di essere stato oggetto di un tentativo di ricatto da parte del tabloid, che lo avrebbeminacciato di pubblicare materiale compromettente se ilWashington Post non avesse smesso di occuparsi dei rapporti tra il controverso editore del National Enquirer e Bin Salman. La relazione con Lauren, comunque, diventa ufficiale. Ma, soprattutto, viene scoperto l’hackeraggio e inizia l’indagine sul telefono.
SILENZIARE I DISSIDENTI
Ridurre la storia dell’hackeraggio del cellulare di Bezos a un affare da tabloid è però ovviamente sbagliato. Tra l’invio del virus e la sua scoperta, infatti, succedono cose assai più gravi del tentativo di ricatto “rosa” al patron di Amazon. Primo: negli stessi giorni in cuBin Salman invia il video infetto a Bezos, vengono infettati i telefoni di altri dissidenti sauditi legati al collaboratore del Washington Post Jamal Khashoggi, cui Bin Salman l’ha da tempo giurata e che sul Post continua a scrivere articoli di denuncia contro il regime saudita. Secondo: il 2 ottobre 2018Kashoggi entranel consolato saudita di Istanbul per ritirare i documenti per sposare la fidanzata turcaHatice Cengiz, e lì vieneucciso e fatto sparire. Il Post diBezos comincia un’inchiesta sui mandanti dell’assassinio e lancia accuse all’Arabia Saudita (come del resto fanno prima la Cia, poi l’Onu). A quel punto Bin Salman invia a Bezos un altro messaggio, la foto di una ragazzamolto simile a LaurenSanchez (con cui Bezos a quel tempo aveva ancora una relazione clandestina) e una didascalia bizzarra: «Litigare con una donna è come leggere il contratto di licenza di un software. Alla fine ignori tutto e clicchi suAccetta». Ha tuttoper sembrare l’allusione a un ricatto, forse lo stesso che Bezos denuncerà dopo la pubblicazione delle sue foto con la Sanchez sull’Enquirer. Ma la storia è solo agli inizi, tanti gli aspetti ancora da chiarire. Anche perché i sauditi hanno, ovviamente, negato tutto.