Grandeschermo Vannodimoda i film tratti dai capolavori letterari
Peccato che i film li tradiscano ALCUNI PUNTANO SULLA SCENOGRAFIA, ALTRI SUGLI EFFETTI SPECIALI O SULRITMOTRAVOLGENTE. INSALACI SARÀ DA DIVERTIRSI. MACHI AMAGLI ORIGINALI DI CARTA POTREBBE RIMANERE DELUSO. VI SPIEGHIAMO PERCHÉ
Ma è meglio il film o il libro? Quest’anno rischiamo di chiedercelo spesso, visto che sono più di 30 i film del 2020 tratti da grandi classici o ultime novità delle librerie. Alcuni, come Piccole Don
ne, hanno debuttato a gennaio. Ma i più, a cominciare da Il richiamo
della foresta ora in sala (arriveranno anche Gli indifferenti tratto daMoravia, una riduzione di Il giardino
segreto di Burnett, The Turning ispirato a Il giro di vite di Harry James e tanti altri…), sono in arrivo, pronti a dare battaglia per emergere tra le quasi 600 ( sic!) pellicole in programmazione nei cinema italiani ogni anno. E qualche chance di farsi notare la hanno, grazie soprattutto alla fama del precedente letterario.
A volte, i film ricambiano il favore. Quando fanno successo, capita che i romanzi dai quali derivano godano di una nuova primavera in libreria: lo verificò un’inchiesta della rivista Forbes in America qualche anno fa. Oppure offrono la possibilità a un libro di farsi conoscere: è appena uscito il film
Il diritto di opporsi e Fazi ne ha approfittato per lanciare il romanzo originale, finora inedito da noi. In questa nuova infornata di cinema libresco ce n’è per tutti i gusti: horror, avventura, amore. Ci sono anche titoli degli autori storicamente più “saccheggiati” dal grande schermo, come JaneAusten o Agatha Christie. I film reggeranno il confronto con la carta?
Sarà dura. I registi spesso e volentieri hanno tagliato proprio il “cuore” delle opere originali, per dare spazio a elementi secondari ai quali tenevano di più, o che oggi (in teoria) “acchiappano”. Ad esempio, il Piccole donne della regista Greta Gerwig, appena uscito, è incentrato soprattutto su una delle piccole donne del titolo, Jo, e sul suo desiderio di vivere fuori dagli schemi imposti all’epoca al genere femminile; nel film c’è poco o nulla di quel senso di coralità, dell’aiutarsi e accompagnarsi nella vita tra uomini e donne, che è invece l’anima di questo immortale classico. Un tradimento che ha galvanizzato chi è in cerca di eroine femministe; ma duro da digerire per gli innamorati del romanzo che LouisaMayAlcott pubblicò nel 1868.
QUANTE ESAGERAZIONI
Invece, il regista Chris Sanders ha “dopato” il suo Il richiamo della
foresta, ora in sala, con gli effetti speciali del live action. Il cane Buck lancia occhiate di sguincio o ironiche, praticamente ride e piange, cimanca solo che parli: un’animazione atta a catturare i più piccoli, che hanno fatto la bocca al Re Leone e ai live action Disney. Peccato che Jack London non abbia mai cercato di “umanizzare” i suoi protagonisti a quattro zampe. Al contrario, nei suoi romanzi di inizio ’900 cercava di dare “voce” a quella forza e a quel coraggio che sono tutti dei cani, alla loro «fibra adamantina» e alla loro capacità di imparare e cambiare, che tanto l’avevano affascinato quando cercava l’oro tra leminiere e le nevi del Klondike e aveva affidato la propria sopravvivenza ai cani da slitta. E ingolosisce senz’altro quel tripudio di boccoli e cuffiette ricamate, uomini in calzoni a sbuffo, carrozze e servizi da tè in porcellana, e ancora il ritmo scoppiettante che la fotografa e regista Autumn deWilde ha voluto per il suo
Emma (uscirà a marzo), tratto dall’omonimo capolavoro firmato da Jane Austen a inizio ’ 800. Ma, altro che fedeltà. Già il fatto che scenografia e costumi attirino tanto l’attenzione falsa gli equilibri del romanzo: a Jane Austen non importava un bel nulla dei fronzoli delle sale o delle tolette. Se i suoi romanzi piacciono ancora tanto, è per lo sguardo ironico, divertito, quasi satirico, e al tempo stesso pieno di umanità, che ha sui suoi personaggi e sullamentalità imperante. Raramente il cinema riesce a renderlo.
Allo stessomodo, nel suo ciclo di rivisitazioni dei gialli di Agatha Christie (a novembre uscirà Assassinio sul
Nilo), il regista Kenneth Branagh punta molto sugli spettacolari baffi del segugio Hercule Poirot e si è inventato certe sue incredibili capacità atletiche (nel primo film della serie, Assassinio sull’Orient Express, saltava giù dalle impalcature e mollava cazzottoni nemmeno fosse Capitan America), facendo scivolare in secondo piano proprio l’elemento che rende inarrivabile il mitico investigatore con la testa a uovo: il lavorìo delle sue «piccole cellule grigie».
Il David Copperfield di Armando Iannucci, nelle nostre sale da maggio, è già uscito all’estero dov’è stato definito travolgente, scoppiettante, esilarante. Travolgente, ci crediamo: per ridurre 1.000 pagine di storia in due ore, il regista ha studiato un avvicendarsi di scene da far girare la testa. Ma il romanzo che debuttò nel 1849 non è passato alla storia per il ritmo
o le gran risate che ci ha regalato; sa tenere insieme i mille rivoli della vita, gli alti e i bassi, la giovinezza e l’allegria, la spensieratezza, la critica sociale, il grido contro l’ingiustizia.
LA MAGIA DEL CINEMA
Certo, non stiamo dimenticando la magia del cinema, né il suo potenziale artistico. Talvolta accade che, pur tagliando o inventando, un film riesca a cogliere la vera ricchezza di un’opera letteraria, facendola vivere in modo inedito e potente, addirittura più della pagina scritta. Almeno, secondo noi: lo scriviamo nel box qui a lato. Poi, fateci sapere se siete d’accordo.