GIORGIO DELL’ARTI
S i fa sempre più forte l’idea che l’unico in grado di battere Trump sia Michael Bloomberg. Chi è?
Uno degli uomini più ricchi del mondo, già sindaco di New York. Sessanta miliardi di patrimonio, un tempo democratico, poi repubblicano, poi indipendente, adesso di nuovo democratico. Il ragionamento secondo cui sarebbe l’avversario più pericoloso per Trump è semplice: nessuno dei democratici in corsa in questo momento per conquistarsi la candidatura sembra all’altezza della situazione.
Non è in auge questo giovane gay? Pete Buttigieg. Tutto può succedere, ma al momento non gli viene concessa la minima possibilità. Il più votato tra i democratici è il socialista Sanders. Trump fa il tifo per lui, sicuro di mangiarselo in un boccone. Con Bloomberg invece...
Ma perché non ho mai visto il suo nome tra i candidati? C’è stato lo Iowa, c’è stato il NewHampshire...
Bloomberg ha deciso di giocarsi tutto il 3 marzo, quando saranno chiamati a votare contemporaneamente 15 Stati. È il famoso Super Tuesday (Super Martedì), si eleggeranno un terzo dei delegati. Bloomberg ha deciso di saltare le consultazioni dei piccoli Stati e di presentarsi direttamente lì. Ha già investito 400milioni di dollari in pubblicità ed è disposto ad arrivare fino a un miliardo. Bernie Sanders dice che si vuole “comprare” la Casa Bianca. Non ha tutti i torti.
Trump sta facendo qualcosa per contrastarlo?
Lo insulta. Lo ha chiamato Mini Mike, fingendo che sia poco più che un nano. Bloomberg gli risponde per le rime, mettendo in dubbio la solidità del suo patrimonio, cosa che a Trump seccamoltissimo. Gli è stato chiesto: è giusto che duemiliardari si contendano la Casa Bianca? Bloomberg ha risposto: «Chi sarebbe il secondo?». Poi, rivolgendosi a Trump: «Conosciamo le stesse persone a NewYork. Ridono alle tue spalle e ti chiamano “il pagliaccio che abbaia”. Sanno che hai ereditato una fortunama che l’hai sperperata in affari stupidi dando prova di incompetenza. Ho una storia e le risorse per batterti. E lo farò». Se otterrà la candidatura democratica, ne vedremo delle belle.