«Io, abbonato storico Rai all’Ariston, presodimira sulweb»
Lui è uno degli abbonati Rai più «antichi d’Italia»: Roberto Poluzzi, 86 anni, paga il canone dal 1954, l’anno in cui la televisione è arrivata in Italia ma erano ancora pochi a possedere un apparecchio in casa. E così il bolognese Roberto, la moglie Franca, la figlia Chiara e il genero Michele sono stati invitati ad assistere alla seconda serata del Festival in prima fila al teatro Ariston.
Quando Amadeus, si è complimentato in diretta con il signor Poluzzi per la sua fedeltà alla Rai, lui ha risposto candidamente: «Si è pagato una volta, si è continuato a pagare».
Questo è quello che abbiamo visto anche noi.
Ma poi cos’è successo? Ce lo racconta Chiara, la figlia di Roberto, che era con lui in teatro. «Nei giorni successivi, mio padre è stato attaccato e sbeffeggiato da alcuni hater, che hanno scritto sulla pagina Facebook del Festival, e su quella di riviste specializzate», ci dice. «Secondo questi odiatori, la Rai avrebbe lasciato spazio a un
“rimbambito”. Secondo altri, la nostra è una famiglia di raccomandati, del resto se mio padre già nel ‘54 aveva la tv, non poteva che essere un privilegiato». Non è così. Ed è proprio Roberto Poluzzi a raccontarci la sua vera
storia, una vicenda di sacrifici e riscatto comune a tanti italiani del
Dopoguerra. «Sono orfano di papà», racconta. «Mia mamma era povera, non poteva mantenermi e sono cresciuto dalle suore. A 14 anni ho iniziato a lavorare in una cartoleria di Bologna, per sostenere me e la mamma». Roberto inizia a fare le consegne, poi viene promosso commesso, poi direttore, infine acquista la cartoleria, poi ne compra un’altra.
«Ho comprato il televisore nel 1954 a rate, con il mio stipendio, per fare contenta la mamma. E invitavo tutto il quartiere a casa nostra per guardare i programmi».
Per Roberto vedere il Festival dalla prima fila è stata una gioia. «A me avevano detto che Amadeus lo avrebbe coinvolto in diretta», rivela Chiara. «Ma a papà non l’ho anticipato, si sarebbe emozionato troppo».