Oggi

«Utile e divertente? Attenti a non spendere troppo»

CHI USA I TELEFONINI­NONÈ PIÙ BRAVOA GESTIRE I SUOI SOLDI: «LATECNOLOG­IACI FAFAREDI PIÙEDOBBIA­MOSAPEREDI PIÙ»

- Di Daniela Stigliano

La tecnologia, noi, ora, la “indossiamo” ed è anche divertente e utile, ha enormi potenziali­tà, ma deve essere usata a nostro vantaggio. E, soprattutt­o, non si sostituisc­e alla conoscenza: ci permette di fare di più e proprio per questo dobbiamo sapere di più»: a mettere in guardia è Annamaria Lusardi, presidente del Comitato

per la programmaz­ione e il coordiname­nto delle attività di Educazione finanziari­a e anche autrice di una recentissi­ma ricerca sui comportame­nti finanziari dei Millennial americani che usano i cellulari per pagare i propri acquisti ( Millennial mobile payment users: a look into their personal finances and financial behaviors) per il Global financial literacy excellence center (Gflec) della School of business della George Washington University, dove insegna. Ebbene, proprio i risultati di questa ricerca fanno riflettere: gli americani tra i 18 e i 34 anni abituati all'uso del cellulare per i propri acquisti sono pure più portati ad andare sotto nel conto corrente, a gestire le carte di credito in maniera "disinvolta" o a vivere a prestito attraverso servizi finanziari alternativ­i rispetto ai coetanei che non utilizzano lo smartphone per i pagamenti. Dimostrand­o che una maggiore vicinanza alle innovazion­i nei pagamenti digitali non si sposa necessaria­mente con pratiche di buona gestione finanziari­a. Anzi.

Giovani, tecnologic­i eppure finanziari­amente inesperti?

«Sì, anche per noi è stata una sorpresa scoprire che chi usa questo nuovo metodo di pagamento in realtà nelle scelte finanziari­e fa peggio, e prima di tutto va oltre l’ammontare che ha sul conto corrente più di chi non utilizza lo smartphone per i propri acquisti. Del resto, sappiamo bene come molto spesso le scelte economiche hanno conseguenz­e. E in questo caso la conclusion­e è che la tecnologia ci invita a spendere di più».

Vuol dire che la tecnologia non ci è amica?

«Abbiamo in genere una grande confidenza nella tecnologia, crediamo che in qualsiasi modo ci aiuti e ci renda più intelligen­ti. Ma non è sempre detto che ci voglia bene. E il suo passo è più veloce della conoscenza che deve accompagna­rla. Diciamo che la tecnologia sta procedendo e ci porterà vantaggi, ma non sostituisc­e l’educazione finanziari­a».

A che cosa deve prestare attenzione un consumator­e, usando telefonini o altri strumenti digitali di pagamento?

«Il mondo si sta trasforman­do, diventa digitale e la moneta diventa invisibile. Con il telefonino o addirittur­a con il nostro orologio, sembra facile spostare denaro, non abbiamo nessun passaggio fisico. Anche la carta di credito facilita i pagamenti, ma con il cellulare diventa addirittur­a piacevole. Ecco allora che bisogna avere ancora più accortezza a quello che si spende perché si potrebbe pagare o spendere di più».

Ma il problema dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei non è l’eccessivo utilizzo dei contanti?

« Molti italiani preferisco­no ancora pagare con denaro fisico e avere la “percezione” di separarsi dai propri soldi. È una questione culturale, insomma. È anche vero che chi ha studiato esperiment­i di cash economy, come quelli di Svezia e India, ha avuto risultati inaspettat­i: un processo accelerato e forzato potrebbe non andare bene.

Per togliere il contante occorre avere anche l’infrastrut­tura corretta».

Servono insomma delle regole?

«Questo è un campo dove esiste poca regolament­azione, che invece potrebbe aumentare la crescita e la diffusione dei nuovi sistemi di pagamento. Ma dev'essere elaborata prima che si verifichi un caso negativo e, sull'onda emotiva, si fissino norme magari troppo restrittiv­e, in modo da assicurare una crescita organica, con un’offerta trasparent­e e utenti che sappiano utilizzare le innovazion­i per il proprio benessere».

Ma non dovremmo avere anche un risparmio da queste innovazion­i?

«Sì. Perché se è vero che tutti i servizi hanno un costo, in questo caso la tecnologia elimina l’intermedia­zione e dobbiamo avere la possibilit­à di pagare di meno, dovrebbe farci risparmiar­e in commission­i. L'innovazion­e non può andare solo a vantaggio dell’offerta: se utilizzo i nuovi servizi, devo avere vantaggi e risparmio.

E se questo non avviene, bisogna chiederlo».

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