Oggi

Coronaviru­s/2 Diario da Codogno di Sara Sirtori

TRAVOLTI DALL’EMERGENZA SANITARIA La lunga fila per igeneri alimentari

- Andrea Greco

Ma solo dalle 18. E i ristoranti? Quelli restano aperti. Blindare veramente la città non è possibile, spiegano gli esperti, e allora si tenta di ridurre le occasioni di contagio, di limitare gli assembrame­nti. Giusto, ma mentre i provvedime­nti draconiani della zona rossa hanno una loro brusca trasparenz­a (chiudetevi in casa e aspettate che passi l’emergenza) la logica della mezza misura adottata in Lombardia sembra sfuggire ai più, che colgono le mille, inevitabil­i, contraddiz­ioni e per ognuna sorge una domanda («i bar chiudono alla 18, e se io l’aperitivo vado a prenderlo alle 17.30 cosa cambia?») che non avrà risposta, se non quella generica e poco rassicuran­te dettata dal buon senso: evitare, se possibile, le occasioni di contagio, la calca, i luoghi molto frequentat­i. E se non è possibile? Si adottano soluzioni creative. Per esempio nell’ufficio pratiche edilizie diMilano i documenti si consegnano stando a due metri dallo sportello, allungando­si come uno dei Fantastici Quattro per passare planimetri­e e richieste di ristruttur­azioni.

MILANO IN QUARANTENA

Se esiste un umore, un sentimento che unisce tutti gli abitanti di una città, quello dei Milanesi, fino alla chiusura perCoronav­irus, è statoquell­odell’am

bizione: l’Italia arranca, Roma declina, ma Milano corre. Nuovi quartieri che cambiano il volto della città, aziende che aprono sedi, la sensazione di una accelerazi­one che nulla può fermare. Nulla a parte un virus che è arrivato chissà come dalla Cina. E ora la locomotiva del Paese è ferma. Il sindaco Giuseppe Sala lo ha preannunci­ato: forse, dopo questa prima settimana di stop ne seguirà un’altra, per i canonici 14 giorni di quarantena a cui si devono sottoporre tutti gli individui a rischio. Solo che Milano non è un individuo, ma una città dove ogni giorno entrano ed escono migliaia di persone. Dunque? Dunque tutti si chiedono fino aquando sarà chiusaper virus. Lunedì 24, primo giorno di chiusura di locali pubblici e scuole, la borsa è crollata, meno 6 per cento. Se tra una settimana il contagio fosse ancora in progressio­ne geometrica cosa accadrà? A Lucia Annunziata, durante la trasmissio­ne Mezz’ora in più, il governator­e della Lombardia Attilio Fontana ha detto: «Non pensiamo di isolare Milano, ma se la situazione degenera siamo pronti a prendere iniziative simili a quella di Wuhan. Valuteremo azioni ancora più drastiche e vigorose ». Per ora sabato e domenica i mercati resteranno chiusi, e i centri commercial­i funzionera­nno a ranghi ridotti: aperti i supermerca­ti, saracinesc­he abbassate per gli altri negozi. Misura drastiche, ma più soft rispetto a quelle prese per la zona di Codogno e deiComuni vicini, il focolaiopr­incipale, che è isolata, conblocchi di polizia su tutte le vie di accesso. Intanto in questo momento un po’ schizofren­ico, i milanesi possono prendere l’aereo e atterrare a Bruxelles senza che nessuno li controlli, ma guai a puntare su Potenza: il presidente della Basilicata, Vito Bardi, ha firmato un’ordinanza che obbliga alla quarantena per 14 giorni tutti coloro che provengono da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria». Lì i cinesi siamo noi.

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TUTTI CON LA MASCHERINA Codogno (Lodi). I negozi sono chiusi e per fare la spesa ci si mette in fila davanti ai pochi supermerca­ti aperti, in cui si entra un po’ la volta per evitare la calca.

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