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Patrizia De Blanck Raccontta i retroscena della Dolce Vitta tra balli, cocaina e delitti di Giovanni Ciacci

« MI CHIAMAVANO“LA CONTESSA DRACULA”, PERCHÉUSCI­VOALLE 17 E TORNAVO ALL’ALBA», RACCONTA LA PROTAGONIS­TA. CHE QUI GIUDICA ANCHE I SUOI AMANTI

- Di Giovanni Ciacci

La contessa Patrizia De Blanck era giovanissi­ma quando si ritrovò coinvolta nel caso Bebawi, definito dalla stampa «l’omicidio della Dolce Vita»: a essere ucciso fu il suo fidanzato di allora, mentre la contessina era a un ballo della nobiltà romana. Ripercorri­amo con lei quegli anni così turbolenti, magici, tra amori, notti in via Veneto e jet set internazio­nale.

Raccontami il caso Bebawi.

«Era il 1964, ero fidanzata con Farouk Chourbagi, industrial­e egiziano del ramo tessile e gran viveur. Lui fu trovato morto unamattina dalla segretaria nel suo ufficio laterale a viaVeneto, ucciso con quattro colpi di pistola e con il viso sfigurato con l’acido. Quell’acido era destinato a me. A ucciderlo fu una sua amante egiziana ( Claire Bebawi, ndr) con la complicità del marito. Farouk l’aveva lasciata per me. Uno scandalo che finì su tutte le prime pagine dei giornali. Io la sera dell’uccisione ero a unballo, lui doveva raggiunger­mi. Non arrivò mai. Giorni e giorni di processo, che si concluse in primo grado con l’assoluzion­e per mancanza di prove. Quando, anni dopo, la coppia fu condannata, era già fuggita all’estero: non hanno fatto mai un giorno di carcere per quel feroce omicidio. Farouk era molto geloso e mi voleva sposare, ma

non potevo farlo perché ero in attesa dell’annullamen­to della Sacra Rota del matrimonio con il mio primo marito. Non homai sospettato cheFarouk avesseun’amante, ero troppo giovane e forse troppo presa dalla mia voglia di vivere. Lei lo ha ucciso proprio perché luimi voleva sposare, ne sono convinta ancora oggi».

Una vicenda degna di Storie ma

di Franca Leosini. ledette

«E non solo ho vissuto questo omicidio, ma mi sono trovata coinvolta anche nell’omicidio dei marchesi Casati Stampa, tramite il padre di mia figlia Giada, che era stato il primomarit­o di lei, ma questa è un’altra epoca e un’altra storia».

Patrizia, si ricorda il famoso spogliarel­lo di Trastevere che diede il via alla Dolce Vita?

«Ma quello spogliarel­lo fu una cavolata visto con gli occhi di oggi! Io non ero presente, c’era il padre di Giada: lui fu uno di quelli che si tolse la giacca e la mise sul pavimento di marmo per far proseguire lo spogliarel­lo».

Cos’è stata per lei la Dolce Vita? «Io l’ho vissuta non solo a Roma, ma ancheaMont­ecarlo, inCostaAzz­urra, in Inghilterr­a. Per il popolo è finita a metàAnni 60, ma per noi nobili è andata avanti per altri dieci anni».

Frequentav­a via Veneto ?

«Sì, all’epoca avevo una love story con Alberto Sordi. Facevo Il Musichiere in tv conMarioRi­va, maperpoco, perché quandomio padre venne a scoprirlod­a Cuba, mi fece smettere subitoemi fece sposare con il conte inglese Anthony LeighMilne­r, che poi trovai a letto con il suomiglior­e amico. Frequentav­o via Veneto, stavamo tutti lì».

Anche i locali notturni in zona? «Certo, me li facevo tutti. Si chiamavano “i sepolcri”, perché minimo ne dovevi fare sette per notte, come le chiese il giovedì Santo. Cena alla ta

verna Flavia, poi iniziavi al Club 84 e proseguivi tutta la notte ballando in tutti i locali, perché, diciamo la verità, c’era tanto alcol e scorrevano fiumi di cocaina. Nei locali di nascosto, ma nei palazzi e nelle case ho visto vassoi ricolmi di polvere bianca, dalla quale io mi tenevo bene alla larga».

Passiamo agli abiti: tu li facevi fare dai grandi sarti dell’epoca? «Certo, non uscivi di casa se non avevi uno Schuberth, un Fontana o un Biki. L’abito era solo su misura, da grandi sarti, mica avevo la sartina o la portinaia che mi cuciva la stoffa comprata alla bancarella. E non sai che conti arrivavano a finemese amio padre, cifre da capogiro! Poi c’erano le attrici che se li facevano prestare, ma noi ragazze nobilimai e poimai potevamome­ttere un vestito già indossato».

Prima di arrivare ai tuoi amori, raccontami quelli di tuamamma. «Miamadre si eccitava solo conilpoter­e. Ha avuto solo uomini potentissi­mi. Ricordo bene quando la trovai nella serra delle rose in Costa Azzurramen­tre si baciava con Winston Churchill. Ha avuto anche Tazio Nuvolari».

Hai detto che hai vissuto a pieno quel periodo perché eri amica di tutti. Chi erano quei tutti ?

«I nomi più importanti dell’epoca. Frequentav­ano casa nostra da Onassis alla Callas, Grace Kelly e il principe Ranieri e poi tutti gli attori italiani e americani che davano quel tocco di esotico alla DolceVita».

A proposito di attori, voglio sapere della tua storia con Sordi. «Con Sordi è durata tutta la vita, non è mai finita, ci siamo sentiti sempre. Ci siamo conosciuti a villaDe Laurentiis inCosta Azzurra, ma la nostra storia è nataaLondr­a. Sotto le lenzuolano­nera un grande amatore, ma era un uomo divertente. E poi io ero un’infedele seriale. Ho sempre avuto due o tre storie, un uomo solo è una noia mortale».

E con Warren Beatty come nacque la passione?

«Ero a Londra con Alberto Sordi e Shirley MacLaine faceva una festa. Ci siamo andati e lì ho conosciuto suo fratelloWa­rren. Inizio una love story con lui e Alberto con la sorella Shirley. La nostra prima notte la ricordo ancora: disse che avevo il più bel corpo che avesse mai visto. Era un grande amatore, molto focoso, anche troppo, a me dopo un po’ viene a noia e a lui non bastava mai... Dotatissim­o, non solo come attore».

Franco Califano fu un altro... «Quanto erabello, era bello e dannato, un uomo molto generoso. Mi ha sedot

to suonando la chitarra su una barca sul lago di Bracciano. Io che ero stata sedotta, e non abbandonat­a, da Yves Montand sullo yacht Christina diOnassis, sono caduta come una pera per Califano su una barca a remi. Ho avuto anche una relazione col figlio di Onassis, povero, che brutta fine ( morì in un incidente aereo a soli 24 anni, ndr). Non sono statamolto fortunata con gli amanti, neanche con Raul Gardini».

Che c’entra Raul Gardini?

«Aveva comprato Ca’ Dario a Venezia per farmi una sorpresa. Era dellamia famiglia, ma io gli dissi che era un palazzo maledetto: una mia antenata aveva lanciato unamalediz­ione contro tutti quelli che lo avrebbero abitato. Che uomo straordina­rio e che bellezza eraRaul... Perme non si è suicidato, lo hanno costretto. L’ho sempre pensato».

Sei stata amata anche da Mohamed Al-Fayed?

«Quel tirchiacci­o, mi ha regalato una collana di bigiotteri­a! Ma ti pare che uno che possiede Harrods, con tutti quei milioni di sterline, mi regala per il mio compleanno una collana con i cuori di bigiotteri­a? Gliel’ho tirata dietro e non ci siamo mai più visti».

Hai avuto anche reali come corteggiat­ori?

«Sì, Alfonso di Borbone, erede al trono di Spagna e un altro, ma non posso dirtelo: sono amica di suamoglie».

Torniamo alla Dolce Vita, com’era una tua giornata tipo?

«Io ero chiamata la contessa Dracula. Dormivo fino alle 14. Le scuole le avevo superate perché ho fatto due anni in uno. Uscivo di casa verso le 17, stavo tutta la notte ingiro e tornavo all’alba».

Chi era allora la regina di via Veneto?

«Io naturalmen­te, le altre neanche le vedevo. Io ero la regina e il principe Carlo Giovanelli era il re. C’erano gli attori, ma quelli erano una cosa a parte: non frequentav­ano i grandi balli nei palazzi nobiliari romani. Io eropresent­e quando Paola Ruffo di Calabria conobbe il principe Alberto del Belgio a palazzo Pallavicin­i. E la notte in cui successe il famoso omicidio della Dolce Vita ero proprio a un ballo insieme al marchese di Villaverde in un gran palazzo romano. Sono l’ultima testimone di un’epoca e di un mondo che non esistepiù. Quelli chene facevanopa­rte erano tutti più grandi di me e purtroppo non possono più raccontarl­o».

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 ??  ?? CON LA PROTAGONIS­TA Sopra, la contessa Patrizia De Blanck, 75, con l’autore di questa e delle altre interviste sulla Dolce Vita, Giovanni Ciacci, 48.
CON LA PROTAGONIS­TA Sopra, la contessa Patrizia De Blanck, 75, con l’autore di questa e delle altre interviste sulla Dolce Vita, Giovanni Ciacci, 48.
 ??  ?? UNAVITADA SOGNO A sinistra, Patrizia De Blanck, giovanissi­ma ed elegantiss­ima in abito bianco dello stilista Emilio Schuberth, all’Opera con la madre, la contessa Lloyd Dario. Qui a destra, seducente in bikini sul Pat, il suo motoscafo Riva Aquarama.
UNAVITADA SOGNO A sinistra, Patrizia De Blanck, giovanissi­ma ed elegantiss­ima in abito bianco dello stilista Emilio Schuberth, all’Opera con la madre, la contessa Lloyd Dario. Qui a destra, seducente in bikini sul Pat, il suo motoscafo Riva Aquarama.
 ??  ?? Scatenata alle feste più assurde Patrizia De Blanck (a destrdestr­a) e altri invitati (in turbante) a un ballo in casa Paolozzi nel 1958.
Scatenata alle feste più assurde Patrizia De Blanck (a destrdestr­a) e altri invitati (in turbante) a un ballo in casa Paolozzi nel 1958.
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 ??  ?? 1) Patrizia De Blanck bambina con il padre Guillermo, ambasciato­re di Cuba a Roma, la madre e il fratello Dario.
1) Patrizia De Blanck bambina con il padre Guillermo, ambasciato­re di Cuba a Roma, la madre e il fratello Dario.
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 ??  ?? 4) Il 1° dicembre 1960, De Blanck giovane sposa del baronetto Anthony Leigh Milner, che tre mesi dopo troverà a letto con un amico.
4) Il 1° dicembre 1960, De Blanck giovane sposa del baronetto Anthony Leigh Milner, che tre mesi dopo troverà a letto con un amico.
 ??  ?? 5) Patrizia De Blanck in minigonna e stivali di camoscio con Giuseppe Drommi, console di Panama, sposato in seconde nozze nel 1971.
5) Patrizia De Blanck in minigonna e stivali di camoscio con Giuseppe Drommi, console di Panama, sposato in seconde nozze nel 1971.

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