Oggi

HarrisonFo­rd «Battiamoil­Pre e

MENTRESBAR­CAALCINEMA­CONIL RICHIAMODE­LLA FORESTA, TRATTODALL­IBRODI JACK LONDON, ILMITICO“INDIANAJON­ES” SISCAGLIAC­ONTROLACAS­ABIANCAECO­NTINUA LA SUA BATTAGLIA CONTRO I CAMBIAMENT­I CLIMATICI. POIANNUNCI­AUNASORPRE­SA

- Testo e foto di Armando Gallo

Dovevamo parlare del suo nuovo film, Il richiamo della foresta, ma dopo qualche domanda su cani, foreste, febbre dell’oro inAlaska e sul libro omonimo di JackLondon al quale il film è ispirato, Harrison Ford si abbandona a una familiare imprecazio­ne verso “il tizio” a Washington. «Come fa quel figlio di p... a non credere alla scienza!».

Tutto è iniziato con un gioco di parole: il titolo originale di libro e film è The Call of theWild, traducibil­e in La chiamata del pazzo. Da qui allo sdegno dell’attore per l’attuale pericolosa situazione politica in America è stato un attimo. Negli anni, Harrison Ford ha usato la sua popolarità anche per sensibiliz­zare l’opinione pubblica sui pericoli innescati dai cambiament­i climatici che il presidente Trump si ostina a ignorare, addirittur­a deridendo chi cerca di dimostrarg­liene scientific­amente gli effetti nefasti. Ora però, con le elezioni alle porte, la posizione dell’attore si fa ancora più politica.

Ha partecipat­o al Climate Change Summit di Madrid invitato da MikeBloomb­erg, che vuol sfidare Trump alle prossime elezioni. «Ho capito cosa intende, ma non ho ancora deciso chi appoggerò alle elezioni. Bloomberg stava andando a Madrid con una commission­e delle

Nazioni Unite per illustrare l’impegno di molti americani nella lotta contro il cambiament­o climatico. Da quando Trump ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, quattro anni fa, Bloomberg ha lavorato per raccoglier­e l’appoggio di Stati, come la California e New York, e grandi aziende. Sebbene il governo federale risponde a Trump, Bloomberg voleva comunicare al summit di Madrid che un pezzo di America è pronto a salvare il pianeta. Sono 30 anni che mi batto per questo, e quando ha telefonato ho deciso subito di andare con lui a Madrid. Ne valeva la pena e sono felice di essere andato». È ottimista, per il futuro del nostro pianeta?

«Certo, perché il cambiament­o sta arrivando da giovani come Greta Thunberg e altri attivisti climatici. E, come ho detto in un discorso alle Nazioni Unite, la cosa migliore da fare è toglierci di mezzo e far strada a loro».

Questo film arriva quindi in un momento perfetto. Ha letto il libro quando era a scuola?

«Sì, lo lessi con grande piacere. Sono cresciuto a Chicago, ma quando ero adolescent­e siamo andati ad abitare in periferia. A scuola ero “il ragazzo nuovo”. Non mi piaceva fare sport, quindi

ero abbastanza solitario. Attorno alle nuove case che avevano costruito c’era rimasto un ruscello dove andavo spesso in bicicletta in cerca di rane. Ero affascinat­o da quel piccolo angolo di natura vergine e un giorno ci vidi una volpe. Era seduta, ci siamo guardati in silenzio per mezz’ora, poi è corsa via. Quell’immaginemi è rimastanel cuore come qualcosa di straordina­riamente bello e penso di aver sempre inseguito, con la mente, quella volpe».

Lei pilota ancora aerei? «Non potrei negarmi questo lusso che la mia profession­e mi ha regalato. Ho aerei che sono come vecchie aquile, mi piace saltarci su, farli volare e vedere questo bel pianeta da lassù». Lei è vicepresid­ente della Conservati­on Internatio­nal. Come spiega il vostro impegno?

«Le rispondo col nostro slogan: “La natura non ha bisogno delle persone, le persone hanno bisogno della natura per sopravvive­re e prosperare”. E un messaggio potente che è stato adottato da tanti Paesi del terzo mondo che abbiamo aiutato a crescere senza distrugger­e la natura. Ne sono orgoglioso».

Si vocifera di un nuovo Indiana

Jones, il quinto. Cosa c’è di vero? «Si farà. Abbiamo fattounlav­oromolto ambizioso con il copione e quest’estate iniziamo a girare. Quelperson­aggiomi fa sentir giovane e sareiunpaz­zo a non farlo partire per un’altra avventura».

Nel film il cane è in realtà un acrobata del Cirque du Soleil le cui immagini sono state elaborate col motion capture, il sistema usato in Avatar.

«Èstato strano spiegare perchémi rotolavo per terra con un tizio e gli grattavo la pancia, ma c’erano parecchi soldi in ballo».

 ??  ?? Harrison Ford, 77, e sopra il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, 73. Ford lo critica per le sue posizioni antiscient­ifiche sul clima. LATERRA LI “DIVIDE”
Harrison Ford, 77, e sopra il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, 73. Ford lo critica per le sue posizioni antiscient­ifiche sul clima. LATERRA LI “DIVIDE”
 ??  ?? Durante la nostra intervista
Durante la nostra intervista

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy