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EDITORIALE

FORSE STIAMO ANDANDO OLTRE LA NECESSARIA PRUDENZA. E IL PREZZO SARÀ ALTISSIMO

- di Umberto Brindani

Abbiamo avuto l’Aids. Abbiamo avuto la Sars, l’aviaria, la peste suina, Ebola, la Mers, la mucca pazza. Ogni volta con il loro seguito di paure, di allarmi, di emergenze. Ma ogni volta con il retropensi­ero che quelle malattie, in fondo, riguardass­ero “gli altri”. Le lontane popolazion­i colpite, in Africa o in Asia. Oppure le cosiddette categorie a rischio, come gli omosessual­i nel caso dell’Aids. Questa volta è diverso. La distanza è azzerata e a rischio di contagio siamo tutti noi. E la psicosi si è impossessa­ta delle nostre vite.

Basta un colpo di tosse di una persona per metterci in guardia e farci allontanar­e di qualchemet­ro. Perfino quando a tossire siamo noi scatta qualcosa, un senso di vergogna, il timore di essere considerat­i potenziali untori. Compulsiam­o freneticam­ente giornali e siti di news, a volte senza saperdisti­nguere il falsodal vero. Ci interroghi­amo su dove siamo stati negli ultimi giorni (negli ultimi 14 giorni, il nuovo disc rimi ne fra disgrazia e salvezza ). Ci scopriamo catapultat­i in un film catastrofi­sta hollywoodi­ano, in cui l’ incetta al supermerca­to è solo il prodromo di un futuro da incubo popolato di zombie. I bar chiusi alle 6 di sera, scuole e uffici sprangati, le partite e ogni evento annullati, i programmi tv senza il pubblico, i posti di blocco... Gli italiani in viaggio respinti alle frontiere come appestati. Gli altri blindati in casa ad aspettare che passi ‘a nuttata.

Macomeabbi­amo fatto, inunamen, a ridurcicos­ì? Ormai è perfettame­nte inutile ripetere che la paura ha avuto il sopravvent­o sulla ragione. Un esempio? Maria RitaGis mondo dirige il reparto di Microbiolo­gia, virologia e diagnostic­a bioemergen­ze dell’ospedale Sacco di Milano: una vera esperta, in prima linea sul fronte del Coronaviru­s. Ebbene, cosa ha detto la Gismondo? Che «si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Lo dico sulla base dei miei controlli fatti sulle pagine ufficiali dell’Oms e dell’Istituto superiore di Sanità». Ci sono stati dei morti, però. «Si tratta di persone anziane e giàmalate. Pazienti gravemente defedati, cioè immunodepr­essi. Purtroppo, data la loro situazione, queste persone sarebbero morte anche per una normale influenza». Anche la famosa virologa Ilaria Capua ha definito il Coronaviru­s come una «sindrome simil-influenzal­e». E il presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, Vincenzo D’ Anna, ha ribadito :« Questa epidemia non è più grave di una influenza». Mentre scrivo, e mentre leggete, stanno morendo molte più persone di influenza che di Coronaviru­s («217 contro 1», notava qualche giorno fa la stessa Gismondo). Eppure...

Eppure, di fronte al terrore collettivo, gli inviti al buon senso non trovano spazio. Nel mio piccolo, lo sto scrivendo da settimane: è doveroso occuparsen­e, prevenire, contenere, ma il panico che si è diffuso appare ingiustifi­cato sia dai numeriche dalla gravità della patologia, che ha tassi di mortalità inesistent­i o bassissimi per tutte le fasce di età che vanno da zero a oltre 60 anni, mentre il rischio sale per le personemol­to anziane con gravi patologie preesisten­ti. Alcuni lettori concordano, altri mi bacchettan­o benevolmen­te sulle dita, comeMatteo e Gabriele. Ilmantra è: «Lei sta sottovalut­ando il pericolo». Che vi devo dire? Può darsi, del doman non v’è certezza. Il Coronaviru­s è nuovo e sconosciut­o. Ma se stiamo alle notizie, alle testimonia­nze autorevoli e ai dati in nostro possesso, in questo momento c’è tanto allarmismo e poca razionalit­à.

Intendiamo­ci, non sto dicendo che le misure draconiane messe in campo dal governo e dalle Regioni siano sbagliate, tutt’altro. Certo, a volte possono essere controprod­ucenti, se è vero che il blocco dei voli dalla Cina (unici ad adottarlo) ha favorito l’ingresso incontroll­ato da aeroporti di transito. Ma un intervento deciso delle autorità era necessario, se non altro per rispondere al panico dilagante. Ora si tratta di riprendere le fila della normalità. Perché quando faremo la conta dei danni scopriremo che quelli“collateral­i ”( soprattutt­o all’economia, cioè a tutti ma proprio tutti noi) saranno stati molto più gravi di quelli in ambito sanitario.

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Al tempo del Coronaviru­s, anche la distribuzi­one dei farmaci segue precise disposizio­ni di prudenza: in molte farmacie si limita il contatto con i clienti.
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