EDITORIALE
FORSE STIAMO ANDANDO OLTRE LA NECESSARIA PRUDENZA. E IL PREZZO SARÀ ALTISSIMO
Abbiamo avuto l’Aids. Abbiamo avuto la Sars, l’aviaria, la peste suina, Ebola, la Mers, la mucca pazza. Ogni volta con il loro seguito di paure, di allarmi, di emergenze. Ma ogni volta con il retropensiero che quelle malattie, in fondo, riguardassero “gli altri”. Le lontane popolazioni colpite, in Africa o in Asia. Oppure le cosiddette categorie a rischio, come gli omosessuali nel caso dell’Aids. Questa volta è diverso. La distanza è azzerata e a rischio di contagio siamo tutti noi. E la psicosi si è impossessata delle nostre vite.
Basta un colpo di tosse di una persona per metterci in guardia e farci allontanare di qualchemetro. Perfino quando a tossire siamo noi scatta qualcosa, un senso di vergogna, il timore di essere considerati potenziali untori. Compulsiamo freneticamente giornali e siti di news, a volte senza saperdistinguere il falsodal vero. Ci interroghiamo su dove siamo stati negli ultimi giorni (negli ultimi 14 giorni, il nuovo disc rimi ne fra disgrazia e salvezza ). Ci scopriamo catapultati in un film catastrofista hollywoodiano, in cui l’ incetta al supermercato è solo il prodromo di un futuro da incubo popolato di zombie. I bar chiusi alle 6 di sera, scuole e uffici sprangati, le partite e ogni evento annullati, i programmi tv senza il pubblico, i posti di blocco... Gli italiani in viaggio respinti alle frontiere come appestati. Gli altri blindati in casa ad aspettare che passi ‘a nuttata.
Macomeabbiamo fatto, inunamen, a ridurcicosì? Ormai è perfettamente inutile ripetere che la paura ha avuto il sopravvento sulla ragione. Un esempio? Maria RitaGis mondo dirige il reparto di Microbiologia, virologia e diagnostica bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano: una vera esperta, in prima linea sul fronte del Coronavirus. Ebbene, cosa ha detto la Gismondo? Che «si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Lo dico sulla base dei miei controlli fatti sulle pagine ufficiali dell’Oms e dell’Istituto superiore di Sanità». Ci sono stati dei morti, però. «Si tratta di persone anziane e giàmalate. Pazienti gravemente defedati, cioè immunodepressi. Purtroppo, data la loro situazione, queste persone sarebbero morte anche per una normale influenza». Anche la famosa virologa Ilaria Capua ha definito il Coronavirus come una «sindrome simil-influenzale». E il presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, Vincenzo D’ Anna, ha ribadito :« Questa epidemia non è più grave di una influenza». Mentre scrivo, e mentre leggete, stanno morendo molte più persone di influenza che di Coronavirus («217 contro 1», notava qualche giorno fa la stessa Gismondo). Eppure...
Eppure, di fronte al terrore collettivo, gli inviti al buon senso non trovano spazio. Nel mio piccolo, lo sto scrivendo da settimane: è doveroso occuparsene, prevenire, contenere, ma il panico che si è diffuso appare ingiustificato sia dai numeriche dalla gravità della patologia, che ha tassi di mortalità inesistenti o bassissimi per tutte le fasce di età che vanno da zero a oltre 60 anni, mentre il rischio sale per le personemolto anziane con gravi patologie preesistenti. Alcuni lettori concordano, altri mi bacchettano benevolmente sulle dita, comeMatteo e Gabriele. Ilmantra è: «Lei sta sottovalutando il pericolo». Che vi devo dire? Può darsi, del doman non v’è certezza. Il Coronavirus è nuovo e sconosciuto. Ma se stiamo alle notizie, alle testimonianze autorevoli e ai dati in nostro possesso, in questo momento c’è tanto allarmismo e poca razionalità.
Intendiamoci, non sto dicendo che le misure draconiane messe in campo dal governo e dalle Regioni siano sbagliate, tutt’altro. Certo, a volte possono essere controproducenti, se è vero che il blocco dei voli dalla Cina (unici ad adottarlo) ha favorito l’ingresso incontrollato da aeroporti di transito. Ma un intervento deciso delle autorità era necessario, se non altro per rispondere al panico dilagante. Ora si tratta di riprendere le fila della normalità. Perché quando faremo la conta dei danni scopriremo che quelli“collaterali ”( soprattutto all’economia, cioè a tutti ma proprio tutti noi) saranno stati molto più gravi di quelli in ambito sanitario.